Salute

Un fronte trasversale per difendere la salute

Quindici grandi realtà impegnate nel welfare lanciano un appello al Governo per criticare le scelte fatte nella spending review: «sì alla riorganizzazione, no ai tagli»

di Redazione

Tra i primi firmatari ci sono Pietro Barbieri – presidente FISH,  don Luigi Ciotti – Presidente Gruppo Abele, Patrizio Gonnella – Presidente Antigone,  Michele Mangano – Presidente Auser, Don Giovanni Nervo – Presidente onorario Fondazione Zancan, già Fondatore e primo presidente Caritas Italiana, Franco Rotelli – Presidente Conferenza mondiale per la salute mentale “F. Basaglia”, Tiziano Vecchiato – Direttore Fondazione Zancan e Don Armando Zappolini – Presidente CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza).
Hanno firmato, insieme ad altri, un accorato appello in dieci punti “per il diritto alla salute”, per chiedere che gli sprechi siano sì colpiti, ma per spendere meglio, non per tagliare servizi. Si può aderire all'appello sul sito di Fish.

1.    La spesa pubblica per il welfare è un investimento per accrescere il benessere, la coesione sociale, l’occupazione, lo stesso PIL, indispensabile in tempo di crisi e necessario per la ripresa economica.
2.    Le risorse pubbliche provengono dalle imposte pagate dalla  collettività: devono essere usate con rigore per assicurare servizi di  qualità, così si difende l’universalismo. E chi evade ruba due volte:  quando non paga le tasse e quando usa i servizi pagati dagli altri.
3.    La spending review deve, e può, servire a garantire il diritto alla  salute e all’assistenza socio sanitaria, con un’opera continua di  riqualificazione della spesa pubblica, per rendere sempre più  appropriata l’offerta del welfare, avvicinandola ai bisogni dei  cittadini.
4.    Per questo occorre sostenere i servizi e le prestazioni che,  misurati i risultati, dimostrino effetti migliori (per la salute, le  cure, l’inclusione sociale).
5.    Le manovre finanziarie degli ultimi anni, e il decreto appena approvato dal Governo, non attuano una “buona” spending review: bensì impongono tagli lineari al finanziamento della sanità (e le precedenti manovre anche nuovi ticket), esponendo a gravi rischi il diritto costituzionale alla salute e all’assistenza e il modello universale del nostro Servizio Sanitario Nazionale (e  se la sanità è in crisi l’assistenza sociale rischia addirittura di  scomparire, anche a causa delle crescenti difficoltà dei comuni nel  garantirla).
6.    L’allarme sulla crescita della spesa sanitaria è infondato, come  segnala anche l’ultimo rapporto della Corte dei Conti. E, nei confronti  internazionali, l’Italia associa minore spesa a migliori servizi. Eppure  ci sono ancora margini per “migliorare”: recuperando efficienza ed  efficacia, contrastando sprechi e illegalità. Ma è assolutamente  indispensabile distinguere tra operazioni a “breve termine” e altre che  necessitano di tempi più lunghi per ottenere risultati duraturi; e  selezionare gli interventi, tenendo conto delle diverse condizioni e dei  diversi comportamenti tra le regioni. Altrimenti il tutto si riduce a  operazioni per fare cassa.
7.    L’esperienza di alcune regioni dimostra che il vero risanamento non  si ottiene con tagli indiscriminati, ma con una coraggiosa  riorganizzazione dei servizi socio sanitari: il ridimensionamento e la  riqualificazione della rete ospedaliera, il potenziamento dei servizi  distrettuali (assistenza domiciliare e cure primarie), regole serie per  gli accreditamenti dei privati, l’integrazione fra sociale e sanitario,  servizi e non voucher.
8.    Il momento è difficilissimo: vogliamo contribuire al risanamento e  alla ripresa per fare uscire l’Italia dalla grave crisi in cui si trova  ormai da troppo tempo. E se l’emergenza in cui ci troviamo impone scelte  difficili, queste non possono e non devono compromettere il modello  universale del nostro Servizio Sanitario Nazionale, impedire ancora  l’esistenza dei livelli essenziali per l’assistenza sociale (non  autosufficienza, minori, povertà) e colpire ancora una volta le  persone più deboli.
9.    La discussione parlamentare sul decreto appena approvato va accompagnata da una grande “mobilitazione” sociale e dalla partecipazione democratica: per fare scelte decisive per il nostro futuro.
10.    Per questo chiediamo al Governo (con un ruolo forte  del Ministero della Salute), alla Conferenza delle Regioni, all’ ANCI e  al Parlamento di aprire subito un confronto vero con le Associazioni e i  vari soggetti impegnati nel welfare socio-sanitario, e con il  Sindacato: abbiamo proposte da fare per scongiurare la logica dei tagli  lineari, e assumere precisi impegni per contribuire alla  riqualificazione del Servizio Socio Sanitario pubblico e universale, a  garanzia dei diritti di cittadinanza sanciti dalla nostra Costituzione.


 


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