Famiglia

Quel ddl legittima l’incesto

Le associazioni familiari e il Cnca preoccupati dal ddl sulla filiazione, di cui è relatrice Alessandra Mussolini, in discussione alla Camera

di Benedetta Verrini

La fretta potrebbe essere nemica dei bambini. Almeno, questo sta accadendo riguardo al disegno di legge sulla filiazione, da poco licenziato dal Senato e ora in discussione alla Camera (la commissione Giustizia inizia oggi la discussione).

L’intento della legge sarebbe quello di porre fine a un’odiosa discriminazione, equiparando i figli nati fuori dal matrimonio a quelli legittimi. Eppure, nelle pieghe di un testo che i parlamentari vorrebbero veder approvato a tutti i costi entro la fine della legislatura, è stato aperto il varco ad alcune pericolose derive.

La prima su tutte, denunciata con preoccupazione dal Forum Famiglie, Cnca e Anfaa, è il riconoscimento dei figli incestuosi. Modificando il codice civile, la norma stabilisce che, previa autorizzazione del giudice, è possibile autorizzare il riconoscimento di un bambino nato, ad esempio, da padre e figlia o da fratello e sorella. La disposizione, rilevano le associazioni, rischia di far sì che un bambino, quasi sempre generato in condizioni di prevaricazione e manipolazione familiare, sia anche sottoposto alla patria potestà del genitore abusante.

«Non comprendo la preoccupazione», dichiara la relatrice del disegno di legge, Alessandra Mussolini. «Dove vogliamo mettere questi bambini? È una modifica introdotta dal Senato. Si tratta di casi estremamente rari, comunque sottoposti alla discrezionalità del giudice che valuta l’interesse del minore e la necessità di evitare qualsiasi pregiudizio.  In ogni caso non riesco a condividere la preoccupazione delle associazioni».

«Già sulla base di queste due condizioni direi che possiamo escludere qualsiasi caso d’incesto dalla categoria del riconoscimento dei figli naturali: non esistono incesti “buoni” ed è evidente che il riconoscimento non è mai nell’interesse del minore e che non può che arrecargli pregiudizio», commenta Frida Tonizzo, della presidenza Anfaa.

Ma c’è anche un altro orrore giuridico nel testo in discussione a Montecitorio: il disegno di legge intacca la procedura preposta alla dichiarazione di adottabilità di un minore. La nozione di abbandono del minore, finora basato sulla “mancata assistenza morale e materiale” da parte dei genitori, verrebbe ora definito attraverso una diversa indagine, volta a verificare la “provata irrecuperabilità delle capacità genitoriali in un tempo ragionevole”.

In altre parole, i giudici dovrebbero non solo appurare che il minore non ha ricevuto il necessario sostegno morale e materiale, ma anche valutare se tale omissione è legata alla “provata irrecuperabilità in un tempo ragionevole” delle capacità genitoriali. Un accertamento molto difficile e sicuramente poco oggettivo, tale da provocare un allungamento infinito della procedura, lasciando i bambini in situazioni intollerabili.

Nonostante la ferma richiesta di un serio ripensamento rispetto a questi articoli, anche attraverso una serie di audizioni di esperti, i parlamentari sembrano orientati alla rapida approvazione del disegno di legge: «nuove modifiche comporterebbero un ritorno al Senato, col rischio che la fine della legislatura interrompa l’iter di una buona legge», sottolinea la Mussolini. «Trattandosi inoltre di una delega, alcuni correttivi possono essere introdotti successivamente».  

Decisamente contrarie all’approvazione del testo così com’è, le associazioni familiari e il Cnca chiedono di essere ascoltati e di poter salvaguardare davvero, fino in fondo, il superiore interesse dei minori.

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