Non profit

Michele Serra scende in campo per il servizio civile obbligatorio

Il giornalista, su Il Venerdì, rilancia l'idea del Manifesto di Vita e parla di “leva civile obbligatoria”

di Lorenzo Alvaro

Michele Serra su Il Venerdì di Repubblica nel suo spazio “Per posta” il 15 giugno scorso ha preso una posizione forte sul tema del servizio civile obbligatorio. Ad un lettore che gli chiedeva se «non sarebbe utile proporre ai giovani esperienze di almeno un mese per formarli come volontari?» il giornalista ha risposto senza mezzi termini. «sono talmente d’accordo», scrive Serra, «che radicalizzo la sua proposta: ci vorrebbe una vera e propria leva civile obbligatoria, e non di un mese o due, ma di sei mesi o un anno».
Una presa di posizione che si sposa con il Manifesto lanciato da Vita per un Servizio Civile Universale.
«Un servizio civile di popolo sarebbe», continua Serra, «una novità strutturale importante nella vita del nostro Paese e soprattutto dei suoi giovani».
Il giornalista però non si ferma qui è rilancia, «immagino di dire una cosa impopolare, ma credo che l’abolizione dell’obbligo di leva sia stato un errore storico per il Paese e specialmente per la sinistra italiana, che troppo spesso, per onorare i diritti individuali, ha perduto le tracce dei doveri sociali. Le degnissime ragioni degli obiettori e degli antimilitaristi avrebbero potuto avere ottimo sbocco in un servizio civile di massa».  
E sempre sulla leva obbligatoria aggiunge, «era forse l’ultimo argine a quell’individualismo comodo e pigro che stila l’agenda di ogni vita esclusivamente su scadenze autoriferite e obbiettivi personali. Siamo ammalati di “io”. Nessun obbligo verso gli altri, nulla che ti sollevi da una visione ombelicale della vita. Poi, certo, milioni di giovani spendono volontariamente parte del loro tempo per assistere gli altri o spalare nel fango. Ma milioni di altri giovani andrebbero – come dire – aiutati e orientati, e un servizio civile obbligatorio  (servire gli altri per Dovere e non solo perché ci sentiamo “buoni”) sarebbe una svolta storica».
In conclusione un’appello travestito da speranza: «Immagino (sperto) che qualcuno, in Parlamento, specie dopo le ultime catastrofi  che hanno sconvolto luoghi e persone, stia lavorando sulla fattibilità politica ed economica di un progetto del genere».


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