Formazione

Giù l’ecomostro di Italia ’90, ma i rischi continuano

Legambiente Lombardia mette invita la giunta milanese a vigilare contro ulteriori colate di cemento nelle campagne

di Redazione

Una pagina felice della storia urbanistica di Milano. Così Legambiente Lombardia definisce la demolizione dell’ex Hotel Monlue, un ecomostro dei Mondiali di Italia ’90. L’associazione ambientalista però invita la giunta comunale di Giuliano Pisapia ad andare oltre e rivedere i progetti urbanistici e gli accordi degli ultimi decenni, per evitare che la campagna milanese, coltivata sin dal Medioevo, venga deturpata da ulteriori colate di cemento.

«All’attuale amministrazione milanese giustamente orgogliosa dei suoi primi risultati in campo urbanistico, chiediamo di non lasciare l’opera a metà – dice il presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine – aver dimezzato le previsioni volumetriche del Pgt è stata un’ottima cosa, così come essere riusciti ad abbattere l’ecomostro, ma adesso occorre una seria revisione dei tantissimi progetti urbanistici e degli accordi siglati negli ultimi decenni, perché Milano continua ad essere minacciata da colate di cemento, anche a Ponte Lambro, a due passi dall’ecomostro, dove le ruspe stanno già scaldando i motori per costruire decine di palazzi su 430mila metri quadrati di una campagna coltivata ininterrottamente dal Medioevo ad oggi».

«Non possiamo che gioire – prosegue Di Simine – e tributare un giusto riconoscimento all’amministrazione che è riuscita in quella che sembrava una missione impossibile: abbattere l’ecomostro di Italia ’90, una delle vergogne più panoramiche della città di Milano». Anche se, continua «si tratta di un evento di cui avremmo fatto volentieri a meno se solo, nell’Italia che si preparava ad ospitare un grande evento sportivo, si fossero evitate speculazioni immobiliari fuori controllo. Adesso quell’ansa del fiume Lambro, si spera, potrà essere restituita al fiume e alla campagna dei milanesi, attraverso un lavoro di ricostruzione del paesaggio periurbano».


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