Salute

Cibo e attività fisica: toccasana per il cuore

In un workshop promosso da Alt e Fondazione Italiana per il cuore focus internazionale dell'European Heart Network

di Redazione

Le malattie cardiovascolari sono evitabili almeno in un terzo dei casi, se si adotta fin dalla più tenera età, uno stile di vita corretto. La strategia? Un lavoro di squadra di governi, associazioni e mondo dell’impresa a sostegno di una vita più sana.
Ed è proprio a governi, associazioni e imprese che è stato lanciato un appello in occasione del workshop “Dieta, attività fisica e prevenzione delle malattie cardiovascolari in Europa”, promosso da Alt – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari e da Fondazione Italiana per il Cuore nell’ambito del progetto EuroHeart II, finanziato dalla Commissione Europea e guidato da Ehn – Europen Heart Network; per incentivare i Paesi dell’UE a realizzare progetti concreti di educazione a uno stile di vita capace di prevenire le malattie cardiovascolari.

Nello spazio messo a disposizione dalla Regione nel Palazzo Lombardia, si sono riuniti i rappresentanti delle fondazioni dedicate alla prevenzione cardiovascolare di Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Grecia che si sono confrontati con scienziati, economisti, esperti di comunicazione, rappresentanti dei consumatori, dell’industria alimentare, del Provveditorato agli Studi e del ministero dell’istruzione con l’obiettivo comune di proporre progetti concreti mirati a incentivare nella popolazione scelte di stile di vita corrette e dei quali si possano misurare i risultati.

L’obiettivo è molto ambizioso ed è coerente con la Dichiarazione di San Valentino, sottoscritta a Bruxelles il 14 febbraio del 2000 da tutti i responsabili della salute del mondo:  “Ogni bambino nato nell’anno 2000 ha il diritto di vivere almeno fino a 65 anni senza incorrere in malattie cardiovascolari evitabili”

Prevenire le malattie cardiovascolari è possibile – ribadiscono gli organizzatori dell’incontro -: almeno una persona su tre potrebbe non essere colpita. I fattori di rischio che aumentano la probabilità di andare incontro a infarto, ictus, embolia, trombosi arteriose o venose sono ben noti: pressione alta, obesità, ipercolesterolemia, diabete, alimentazione povera di frutta e verdura e ricca di grassi saturi, fumo e sedentarietà.

Studi epidemiologici recenti hanno confermato che la riduzione di questi fattori di rischio è correlata con un aumento dell’aspettativa di vita di circa 5 anni. Un impatto enorme, se si considera che in Europa 43 uomini su 100 e 54 donne su 100 perdono la vita per colpa di infarto, ictus ed embolia fatali o gravemente invalidanti. Prendere coscienza della possibilità di evitare le malattie cardiovascolari e intraprendere azioni concrete per modificare i fattori di rischio e lo stile di vita potrebbe aiutare anche a ridurre i costi sociali di queste malattie: nel 2008 110 miliardi di euro in cure mediche e 82 miliardi di euro in perdita di produttività è stato il costo di queste malattie per l’Europa. 

A chi decide sulla sanità è sempre più richiesto di «passare dal concetto di costo per la sanità a quello d’investimento per la salute »,  dice il professor Francesco Saverio Mennini del Ceis Sanità Facoltà di Economia, dell’Università “Tor Vergata” di Roma e della Kingston Business School, Kingston University, London, UK. Tuttavia Mennini non nasconde che siano molte le barriere che impediscono questo passaggio, «per arrivare a una protezione globale della salute è necessario superare diseguaglianze sociali, di organizzazione economica, e di genere, per esempio. È difficile fare comprendere come la prevenzione delle malattie cardiovascolari deve iniziare dall’infanzia quando il ritorno dell’investimento si apprezza nella quarta-quinta decade di vita. Eppure la crescita di diabete e obesità già nell’età giovane dovrebbe allarmare chi gestisce la sanità».

«Da 25 anni Alt lotta per salvare almeno un terzo delle persone destinate a essere colpite da malattie cardio e cerebrovascolari da Trombosi: purtroppo è triste constatare che l’evoluzione del nostro stile di vita non ci sta aiutando», ha commentato Lidia Rota Vender, presidente di Alt. «Infarto, ictus embolia possono essere prevenute con scelte quotidiane semplici, che possono trasformare una prospettiva di vita breve e sgradevole in una lunga e di buona qualità, a qualunque età. Questo può avvenire grazie al lavoro delle associazioni, e dei medici, ma la svolta sarà determinata solo dalla collaborazione fra i governi che dovranno legiferare in modo da facilitare l’accesso dei cittadini a stili di vita intelligenti, le aziende produttrici di alimentari, che potranno, se vogliono, modificare la qualità dei prodotti, e le istituzioni, che saranno determinanti nel creare un’onda positiva di sensibilità e di scelte intelligenti».

Negli ultimi decenni sono stati fatti importanti passi avanti nella cura delle malattie cardiovascolari: si muore meno, è vero, ma ci si ammala di più. «Le malattie cardiovascolari (come infarto del miocardio e ictus) da anni sono la prima causa di morte non solo nei nostri paesi. Per molti anni la crescita del benessere nella nostra società è stata accompagnata da un crescente malessere di salute  che si è caratterizzato in aumento infrenabile di malattie come l’aterosclerosi e quindi delle malattie coronariche, aortiche e carotidee, e di quelle patologie come diabete e obesità che fortemente sono legate alle malattie di cuore e vasi» ha spiegato la professoressa Elena Tremoli, direttore dcientifico del Centro Cardiologico Monzino e presidente della Fondazione Italiana per il Cuore. Tremoli ha ricordato che: «Alimentazione corretta e attività fisica sono oggi fra i pochi strumenti che il medico e la società ha per frenare la crescita drammatica di diabete ed obesità, che riguarda non solo gli adulti e gli anziani, ma sempre più i giovani. Questo significa che già nell’infanzia si costruisce l’educazione all’alimentazione all’attività fisica. Questo è lo scenario in cui si pone il messaggio del Workshop. Un’alimentazione e un’attività fisica come quella indicata dal progetto e dal documento di Ehn, sono lo strumento per aiutare i paesi ad aumentare ogni impegno per arrivare a una comunicazione efficace che colpisca l’individuo fin dalle prime età. Se non si riesce a raggiungere tale obiettivo le molti e lodevoli iniziative di governi e istituzioni sono a volte non efficaci, perché si scontrano con l’indifferenza generale. Questa è la sfida dei prossimi anni, e questo il messaggio che tutti dobbiamo portare a casa dal Workshop».

Uno studio coordinato da ricercatori dell’Università di Oxford e sviluppato da venti esperti europei è stato pubblicato dall’European Heart Network: il documento dell’Ehn contiene non solo gli obiettivi a medio e a lungo termine per quanto riguarda il consumo di cibi in termini di qualità e quantità, ma anche per quanto riguarda il tipo e l’intensità dell’attività fisica necessaria, secondo studi epidemiologici severi, per raggiungere un livello di stile di vita sano. Nel documento anche indicazioni circa le azioni politiche da intraprendere per arrivare a una prevenzione responsabile delle malattie cardiovascolari almeno attraverso il corretto consumo di cibo e l’attività fisica.
Alle aziende si chiede di rivedere la formulazione dei prodotti per ridurre il contenuto di sale, grassi saturi e zuccheri, di ridimensionare le porzioni e di fornire informazioni corrette e comprensibili circa la qualità nutrizionale dei cibi riportate sulle etichette.

I Governi nazionali dal canto loro potrebbero emanare leggi che impongano l’eliminazione di acidi grassi insaturi dai prodotti industriali, incentivare con idonee politiche di prezzo i cibi sani, migliorare la qualità del cibo servito o venduto nei luoghi istituzionali e imporre misure che aiutino i cittadini europei a scegliere piatti sani anche quando mangiano fuori casa o nei luoghi di lavoro.

Ogni Paese Membro dell’Unione Europea dovrebbe poi tradurre questi suggerimenti in progetti applicabili, modulati secondo le caratteristiche della popolazione, per raggiungere obiettivi comuni a medio e lungo termine.


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