Economia

Rossi: la Rsi è amica del buisness

Il nuovo presidente del Csr Manager Network chiarisce gli obbiettivi del suo mandato a Vita.it

di Lorenzo Alvaro

Fulvio Rossi è il neo presidente del Csr Manager Network, l’associazione dei professionisti della responsabilità sociale promosso da Altis (Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica di Milano) e ISVI (Istituto per i valori d’impresa). Nel suo lavoro sarà affiancato da un Comitato di Gestione rinnovato e quasi interamente al femminile in cui sono entrati a far parte tra gli altri Susanna Galli di Novamont, Marina Migliorato di Enel e Angela Tanno di  ABI. Quali gli obbiettivi del nuovo corso? Li racconta  a Vita.it proprio Rossi

 

Quali criticità, se ci sono, pensa di dover affrontare durantre il suo mandato di presidenza?
Le criticità sono quelle che accompagnano ormai da tempo la professione. Cioè una difficoltà che continua ad esistere nel far conoscere i conenuti di questo lavoro e radicarne la rpesenza all’intenro delle imprese rendendola una componente normale della vita aziendale. Mentre ancora oggi si tratta di un’attività non del tutto affermata. Il tema è quello di far crescere la consapevolezza.

Quali invece gli obbiettivi?
In particolare come obbiettivi di questo mandato intendo proseguire sulla strada che è la stessa degli scorsi anni. Due i filoni importanti. Uno è l’aggiornamento professionale, fondamentale visto lo scenario che si evolve costantemente e le tematiche che cambiano di continuo. Continuare ad essere attenti alle esigenze degli stakeholders deve essere una priorità. La seconda è una questione di proposizione esterna. Bisgona perseguire la chiarezza ed eliminare tutte le confusioni che accompagnano la terminologia e che fanno sì che, ancora oggi, ci si possa riferire al tema della rsi avendo in  mente la filantropia o il green washing.

Per questo è importante il metodo di condivisione delle buone pratiche di cui il Csr Manager Network è esempio?
Si, ma solo per quello che riguarda l’aggionamento. C’è poi tutto il tema della presenza esterna. Su questo credo che si debba essere prensenti con proposte molto chiare come il progetto che abbiamo già avviato con l’Istat sulla misurazione e comparazione delle performance.

La misurabilità è importante?
È il punto cruciale. Finchè il csr manager  è cosiderato “quello che fa qualcosa di buono” sarà inutile e sacrificabile nel momento in cui mancheranno i soldi. E così non andiamo da nessuna parte. Se invece riusciamo a far comprendere all’impresa che la csr è amica del buisness allora avremo un grande cambiamento. Ma questo è possibile solo se dimostriamo che questo suo apporto è misurabile

A che punto siamo nella divulgazione e diffusione della rsi in Italia?
Non è facile. Vale una regola base: più ci si allontana dalla dimensione delle grandi aziende quotate più scende la percentuale di csr. Però c’è da dire che anche le Pmi hanno tante buone pratiche di responsabilità, basti pensare all’attenzione ai dipendenti, solo che non le chiamano csr. Se poi quando diciamo csr ci riferiamo ad una presenza strutturata di queste tematiche che comporta misurazione di indicatori, reportistica, adozione di standard internazionale o definizione di piani di sosteniblità allora il numero si restringe molto anche per le società quotate. C’è ancora molto da fare. Ma se ci guardiamo insietro non manca ’ottimismo, vista la tanta strada che è stata fatta.


Nella foto in copertina Fulvio Rossi


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