Formazione
Quelle, belle, tracce inattese
Protagonisti degli esami di quest’anno Arendt, Jonas, Montale e Aristotele
di Marco Dotti
Leggendo le (belle) tracce uscite per la maturità di quest’anno, unite alla versione di Aristotele, mi dicevo: a volte le cose ci sorprendono. E il pensiero, quel po’ di pensiero che ci rimane, cacciato dalla porta, trova prima o dopo il modo per rientrare dalla finestra. Così, mentre il dibattito “pubblico” su carta e tv – veri e propri luoghi di desertificazione del mondo – scade giorno dopo giorno nell’ovvio, nell’ottuso, persino nel triviale, si incontrano di tanto in tanto oasi capaci di provocare anche in chi non ha esami da sostenere una piccola riflessione e una presa di coscienza.
Bastano i nomi chiamati in causa dalle tracce dei temi della maturità: Arendt, Jonas, Montale, ieri. Aristotele, oggi. Bastano questi nomi, per ricordaci cosa ci siamo persi, correndo dietro a dibattiti vuoti e urlati. Il grande Jean Cocteau, parlando di Charles Aznavour, diceva che per timidezza e vergogna, la poesia ha fuggito la forma-poesia, e si è rifugiata nella canzone. Intendeva dire che le cose devi andartele a cercare, là dove non te lo aspetti. Ma a volte sono loro a venirti incontro. Perché, allora, non prendiamo l’occasione – tutti – per disintossicarci un po’ da questa peste della comunicazione “punto zero”, e non apriamo un buon libro, magari di Hans Jonas, magari della Arendt?
Sarà, ma questi temi, sono un piccolo, ma tangibile segno di speranza. Qualcosa può accadere. Qualcosa si può sempre fare. Non esistono solo l’ovvio dell’informazione e la disperazione della finanza. Esiste l’insperato, così come esiste l’inatteso. «Il fatto che l’uomo sia capace d’azione – scriveva d’altronde proprio Hannah Arendt – significa che da lui ci si può attendere l’inatteso, che è in grado di compiere ciò che è infinitamente improbabile». Nel male, certo. Ma soprattutto nel bene.
Le tracce in versione integrale in allegato
L’articolo è tratto dal blog Communitas
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