Welfare

E ora arriva il ticket service un’idea per i più bisognosi

La Francia li ha già introdotti da tre anni. Sono buoni spesa per generi di prima necessità lanciati da un grande gruppo privato.

di Redazione

Introdotti nel 1998 in Francia da una legge per la lotta all?esclusione, i ?buoni spesa? sono in via di sperimentazione anche in Italia dal febbraio di quest?anno. In Francia si chiamano ?chèque d?accompagnement personnalisé?; in Italia, nei 13 comuni in cui si sta sperimentando questo innovativo strumento di intervento sociale, più semplicemente ?buoni spesa per cittadini bisognosi?. Da noi, come nel resto d?Europa, è il gruppo Accor services (famoso per i Ticket restaurant oltre che per la catena di hotel) ad aver introdotto l?idea di veri e propri ticket service, ticket di servizio. Ovvero, voucher di spesa utilizzabili dagli utenti individuati dai servizi sociali per l?acquisto di prodotti di prima necessità (alimentari, igienici, abbigliamento) presso tutti gli esercenti della rete ticket restaurant. In Italia, questa terza via tra privatizzazione dei servizi sociali e loro affidamento in regime di convenzione nella direzione della esternalizzazione dei servizi socio assistenziali, è in via di sperimentazione appunto in 13 comuni da Udine alla provincia di Bari passando da Viterbo. Il 19 settembre al Com. pa., salone della comunicazione pubblica di Bologna, verranno presentati e discussi i primi risultati. Tra gli aspetti più innovativi, sicuramente, l?ingresso di un partner privato nelle logiche di sussidiarietà orizzontale che sino ad ora hanno visto come attori esclusivi enti pubblici e realtà non profit. Nei Paesi europei dove il voucher sociale è già da tempo realtà (oltre la Francia, anche Belgio e Germania) è infatti significativa la connessione di reti tra pubblico, privato sociale e privato. Interessante anche il fatto che attraverso ticket service il bisognoso esca dal circuito dell?assistenza per accedere alla rete ?normale? di esercenti presso cui tutti ci serviamo. Insomma un plus di socialità e normalità che può, spesso, restituire dignità. Il buono scuola non piace ai ricchi Anche in California i buoni scuola infiammano gli animi. Tanto da provocare la convocazione di un referendum, svoltosi in concomitanza con le ultime elezioni presidenziali. Una rivolta dei ceti popolari, contrari a favorire le scuole ?dei ricchi?? Macché. A bocciare l?idea di devolvere 4000 dollari a ogni studente delle private sono stati i miliardari della Silicon Valley, che temevano il ?contagio? della middle class negli esclusivi istituti frequentati dai figli. Il sostenitore del referendum, Tim Draper (un venture capitalist) se l?è infatti dovuta vedere con i suoi stessi colleghi, tra cui il presidente di Cisco John Chambers e il fondatore di Intel Gordon Moore. Che hanno finanziato, con ben 27 milioni di dollari, una pubblicità che agitava lo spauracchio di una ?invasione? della gente comune nelle scuole d?élite, frequentate dal 10% degli studenti californiani.


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