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Noi, strozzati dall’Imu di Monti
L'allarme degli enti non profit: "Non siamo speculatori"
“L’Imu? Ci sta spezzando le gambe”: questo il commento piuttosto crudo che il dottor Alessandro Lombardo, direttore del Dipartimento tecnico del Pio Albergo Trivulzio di Milano, affida a vita.it. Come lui sono tanti i dirigenti di enti non profit che in questi giorni guardano sconsolati il conto del fiscalista, rendendosi conto che le spese alla voce “Imu” sono in molti casi doppie, se non triple, rispetto a quelle della vecchia Ici.
Una tassa made in Monti, che come ha scritto Riccardo Bonacina nel suo blog (che ha fatto in poco tempo il giro della rete), sta letteralmente uccidendo il non profit, in particolare quello che aveva investito negli anni scorsi nel settore immobiliare. Tutti ricchi, questi enti, tanto da potersi permettere speculazioni sul mattone? Macché: si tratta nella quasi totalità dei casi di immobili (appartamenti ma anche terreni, magazzini, o strutture a volte in cattive condizioni) donati sottoforma di lasciti da persone beneficate dall’ente stesso a titolo di ringraziamento, e le cui rendite sono interamente utilizzate per finanziare l’attività istituzionale. Altro che speculatori.
E’ il caso dell’Istituto dei ciechi di Milano, quello che attraverso il suo commissario Rodolfo Masto ha lanciato il sasso nello stagno, denunciando di dover pagare ben 400mila euro di Ici per circa 130 immobili di proprietà, su un bilancio totale di 11 milioni. E Masto oggi va più in là, lanciando un allarme generale per la città di Milano: “L’Imu sottrarrà dai 30 ai 40 milioni al non profit”, dice, e fa appello al sindaco Pisapia affinché “almeno ripensi le aliquote per le organizzazioni senza fine di lucro”.
L’allarme lanciato dal Trivulzio è ancora più significativo, essendo l’Istituto proprietario di oltre 1350 immobili (952 stabili in Milano, 211 fuori Milano, oltre a 196 appartamenti) di cui 140 non affittati perché inagibili o completamente da ristrutturare; ma anche su questi deve versare l’Imu: “Un impatto disastroso sul bilancio”, come conclude Lombardo. Di “tassazione raddoppiata” parla anche l’Ente nazionale sordi, la cui Imu ammonta quest’anno a 50mila euro contro i circa 25mila dell’Ici 2011. Non va meglio alla Lega del Filo d’Oro, proprietaria di un centinaio di appartamenti e terreni donati in gran parte dai genitori dei ragazzi sordociechi che assiste: “TUtto quello che ci viene sottratto con questa nuova tassa viene sottratto alla nostra attività istituzionale”, nota il segretario generale Rossano Bartoli. “Il governo avrebbe potuto pensarci, e invece non l’ha fatto. Ma d’altra parte ormai abbiamo capito che questo governo al non profit non pensa proprio”.
Lo stesso problema – più tasse, meno servizi – tocca anche organizzazioni come le Misericordie, che soprattutto in Toscana sono state oggetto nei secoli di numerosissime donazioni di immobili (“Assurdo che li trattino come seconde case”, tuona il coordinatore dell’area fiscale Mario Di Bella) e l’Airc, che da anni ha lanciato con successo la “campagna lasciti” affinché le donazioni di immobili (la cui rendita nel 2011 ha superato nel bilancio Airc i 22,8 milioni di euro) aiutino a finanziare la ricerca contro il cancro: “Se lo Stato ha riconosciuto giustamente una parziale esenzione per le dimore storiche, potrebbe fare lo stesso anche nel nostro caso”, suggerisce il direttore generale Niccolò Contucci. “In fondo noi con quelle case mica ci arricchiamo: fanno parte a tutti gli effetti delle risorse impegnate a combattere il cancro, esattamente come i fondi che raccogliamo dagli italiani”. A meno che il governo non stia pensando di tassare anche quelli.
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