Economia

La crisi non frena la Csr: più di un miliardo investito

I dati del V Rapporto nazionale. Meno aziende impegnate, ma con più soldi

di Sara De Carli

Un miliardo e settantaquattro milioni di euro, ben 100 milioni in più rispetto al 2009. Tanto le imprese italiane con più di 100 dipendenti hanno investito in responsabilità sociale d’impresa nel 2011. È il dato record emerso dal V Rapporto sull’Impegno sociale delle aziende in Italia, che verrà presentato oggi a Roma presso il ministero dello Sviluppo Economico, realizzato da SWG su 823 aziende per l’Osservatorio Socialis, con il sostegno di Dompé, Novartis e Pfizer e la partecipazione di Lega del Filo d’Oro e CIPSI.

 

Più soldi, meno aziende – Rispetto al Rapporto precedente sono calate le aziende che finanziano iniziative di CSR: erano 7 su 10 nel 2009, sono solo 6,4 oggi. Ma la cifra media investita è aumentata, passando da 161mila euro a 210mila. E addirittura la previsione per il futuro delle aziende dice che il budget 2012 destinerà in media alla CSR 240mila euro (anche se ad oggi solo il 55% delle aziende ha già deciso di investire, contro il 64% della precedente rilevazione). La crisi economica quindi ha creato una forbice netta tra chi decide di investire in CSR e lo fa con sempre maggior convinzione e chi ci rinuncia. «In momenti economici difficili, in cui le risorse sono scarse, l’unica soluzione per una crescita sostenibile è rappresentata da una nuova sensibilità d’impresa, che ascolti i bisogni dei consumatori, che coinvolga sempre di più i dipendenti e che trovi un alleato nelle istituzioni. E questi dati dimostrano che le aziende hanno voglia di fare di più», ha commentato Roberto Orsi, presidente di Errepi Comunicazione e promotore dell’Osservatorio Socialis. A puntare sulla CSR sono soprattutto le imprese con fatturati molto consistenti, mentre dal punto di vista territoriale le più propense e attive sono le aziende nel Nord Ovest.

 

Più attenzione ai dipendenti – Il settore verso cui le aziende preferiscono orientarsi è la solidarietà (57% delle aziende investitrici), con una dimensione “esterna” della CSR. La modalità di intervento preferita è quella “passiva”, con oltre un terzo del campione che si limita a fare erogazioni economiche o di materiali. È in crescita però il numero di aziende che intendono la CSR come attenzione ai dipendenti: 4 aziende su 10 si sono dedicate infatti al miglioramento delle condizioni lavorative. A riprova di ciò il fatto che il welfare si attesta al secondo posto tra i requisiti di una buona azione di CSR, secondo le imprese: lo indica il 56% delle imprese. Al primo posto resta la rilevanza sociale e la ricaduta sul territorio (66%), al terzo la richiesta ai soggetti non profit di trasparenza nella gestione economica dell’attività (53%). Per il 67% delle imprese, inoltre, la CSR è uno strumento per rafforzare il rapporto con i dipendenti. Sorprendente quindi il fatto che c’è un 27% di imprese che fa CSR ma non lo comunica ai propri dipendenti.

 

Più riconoscimento professionale – Sono sempre più le aziende che decidono di avvalersi di un responsabile interno a cui delegare la realizzazione e la supervisione delle attività di responsabilità sociale e il trasferimento delle relative informazioni ai diversi portatori di interessi (48% contro il 42,9% del 2009). In questo segmento di imprese, circa la metà dei responsabili dispone di una struttura dedicata (52%), mentre nel resto dei casi il soggetto opera individualmente, spesso assommando questa funzione a un’altra principale. Il 54% del campione ritiene che una specializzazione in CSR abbia un valore professionale.

 

Nuove fondazioni – Il 37% delle imprese redige un bilancio sociale e il 28% il rapporto di sostenibilità: il 23% li redige entrambi, con una penetrazione che sembra stabile rispetto al 2009. Risulta invece in calo, rispetto alla precedente indagine, la propensione ad aprire una Fondazione o una onlus: nel 2011 una fondazione propria ha raccolto la propensione del 20% delle imprese (contro il 26,6% del 2009)  e la onlus del 14% (contro il 20,2% del 2009). Fondazioni e onlus dic asa piacciono di più al Sud Italia.

 

I freni alla CSR – Secondo le imprese, a frenare maggiori investimenti in CSR è la mancanza di ritorni immediati (37%), la mancanza di cultura manageriale (25%) e spunta anche la mancanza di incentivi di mercato (25%). La prossima iniziativa del gruppo di studio dell’Osservatorio Socialis sarà quindi la raccolta e l’elaborazione delle istanze delle imprese per dar vita ad una  “Carta della CSR” da condividere poi con le amministrazioni pubbliche nel corso di una Giornata nazionale.

 

I commenti – Leonardo Becchetti, della Facoltà di Economia Università di Roma Tor Vergata ha sottolineato come «le imprese non fanno CSR solo quando gli utili consentono loro di mettere da parte qualche risorsa. Il focus crescente delle iniziative di CSR su ambiente e welfare aziendale testimonia che i due principali fattori che possono rendere la CSR un fenomeno win-win creando un rapporto positivo tra essa e performance aziendale sono l’innovazione nel settore dell’efficienza energetica e la mobilitazione delle motivazioni intrinseche dei propri dipendenti come fattore di crescita della produttività». Per Guido Barbera, Presidente del coordinamento Solidarietà e Cooperazione CIPSI «l’impresa che guarda al futuro deve mostrarsi capace di investire su una responsabilità sociale basata su un nuovo concetto di sviluppo. Deve essere capace di creare forme di relazioni, scambi sociali e culturali forti e duraturi, in grado di contribuire a costruire ed alimentare la ‘società’, la ‘comunità». Rossano Bartoli, Segretario Generale della Lega del Filo d’Oro, ha invece sottolineato come la Lega del Filo d’Oro da 48 anni porti avanti il proprio impegno nell’assistenza, educazione e riabilitazione di adulti e bambini sordociechi e pluriminorati psicosensoriali grazie alla generosità di volontari e sostenitori, tra cui molto significativo è il supporto delle imprese. «Negli ultimi anni la nostra Associazione può contare infatti su numerose partnership con aziende che scelgono con fiducia di intraprendere  un importante percorso di crescita insieme».

 


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