Cultura

Oasis si riunisce per la nona volta

La due giorni studierà la “transizione” araba per capire l’Occidente

di Redazione

Torna a riunirsi a Tunisi, lunedì 18 e martedì 19 giugno 2012, presso l’Hotel Africa di Avenue Bourghiba, il comitato internazionale della Fondazione Oasis sul tema «La religione in una società in transizione. Come la Tunisia interpella l’Occidente».

Durante il tradizionale incontro di giugno della sua rete internazionale, Oasis quest’anno studierà il “caso tunisino”, il dibattito sulla nuova Costituzione e i fermenti della sua dinamica società civile, per comprendere dal di dentro gli eventi e i fattori che stanno mutando il volto di alcuni Paesi dell’Africa del Nord e per capire in che misura e come questi fatti riguardino anche i vicini arabi, gli altri paesi  a maggioranza musulmana e tutto l’Occidente.

I lavori vedranno la partecipazione di esperti cristiani e musulmani provenienti da tutto il mondo e saranno guidati dal card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano.

L’incontro internazionale di Tunisi è il nono incontro del Comitato scientifico di Oasis, realtà fondata nel 2004 dal card. Angelo Scola, allora Patriarca di Venezia e oggi Arcivescovo di Milano, e segue quelli di Venezia (2011), Beirut (2010), Venezia (2009), Amman (2008), Venezia (2007), Il Cairo (2006), Venezia (2005 e 2004).

Proprio negli stessi giorni uscirà il nuovo numero della rivista internazionale.

Il tema di primo piano “Dove poggiano gli Stati. Diritto, Costituzioni, Sharî‘a”, sviluppato nella sezione Attualità, approfondisce il faticoso processo in corso nei Paesi arabi impegnati nella redazione di nuove Costituzioni, un lavoro che provoca anche l’Occidente, in particolare a proposito della ricerca di un equilibrio tra volontà della maggioranza e fondamentali antropologici irriducibili. Dopo le rivolte la questione sharî‘a è esplosa, tesa tra chi la pretende come codice normativo da osservare e chi l’invoca come riferimento valoriale. La storia recente tunisina, marocchina, egiziana come anche quella turca, lasciano emergere i nodi e le contraddizioni di popoli, radicati nella tradizione islamica, che ambiscono ad aprirsi orizzonti democratici contro opposizioni interne ed esterne. In questo senso può risultare conveniente un confronto con l’esperienza delle corti rabbiniche americane, così come con il diritto canonico, che suggeriscono vie praticabili di conciliazione tra il diritto religioso e la vita concreta di società civili plurali.

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