Mondo
Espulso il gesuita Paolo Dall’Oglio
In una recente intervista per Vita aveva definito il paese siriano "il ring del mondo"
Espulso. Padre Paolo Dall’Oglio lascia la Siria dopo 30 anni di presenza, da quando nel 1982 ha fondato la comunità monastica di Deir Mar Musa, fiore all’occhiello dell’ecumenismo mondiale. “Troppe pressioni, non mi meraviglia questo epilogo, solo mi avvilisce”, commenta Dall’Oglio a Popoli, la rivista del suo ordine, i gesuiti, per la quale tiene da anni una rubrica fissa. Sabato 16 giugno 2012 verrà accompagnato alla frontiera con il Libano dal nunzio apostolico di Damasco, perché il diktat è arrivato dalla Chiesa siriana.
“È un altro capitolo di una storia di pressioni e le autorità ecclesiastiche sono l’esecutore, anche se ufficialmente sono espulso per loro decisione”, spiega il padre gesuita, minacciato di espulsione dal governo del regime di Bashar Al Assad nel novembre 2011. La goccia che ha fatto traboccare il vaso? “La mia lettera indirizzata all’ex Segretario generale dell’Onu, di cui mi assumo tranquillamente la responsabilità”, riporta Dall’Oglio.
Una missiva gentile ma a tinte forti (si può leggere qui), in cui si rivolgeva così a Kofi Annan, l’inviato dell’Onu per ripristinare la pace in Siria: “lei sa meglio di chiunque altro che il terrorismo internazionale islamista è uno dei mille rivoli dell’«illegalità-opacità» globale (mercato di droga, armi, organi, individui umani, finanza, materie prime). La palude interconnessa dei diversi «servizi segreti» è contigua alla galassia della malavita anche caratterizzata ideologicamente e/o religiosamente”.
Il padre gesuita, che poco tempo fa aveva definito la Siria “il ring del mondo” in un’intervista esclusiva per Vita, lascia la propria comunità a “confratelli e consorelle del monastero, che sono coraggiosi, tranquilli, forti”. Il suo futuro potrebbe essere il Kurdistan, dove i gesuiti hanno aperto da poco una comunità. Ma anche l’Iran, luogo oggi simbolico per le tensioni in atto a livello geopolitico mondiale. “Ne parlerò con il mio superiore. Ogni mossa futura dipende da come si evolve la situazione in Medio Oriente”.
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