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Famiglia? Un Piano al 50%

L'analisi di Pierpaolo Donati per Vita.it

di Sara De Carli

Il Consiglio del Ministri ha approvato ieri, su proposta del Ministro della Cooperazione Internazionale e dell’Integrazione con delega alla Famiglia, il Piano nazionale per la famiglia. È la prima volta che nel nostro Paese viene adottato uno strumento contenente linee di indirizzo omogenee in materia di politiche familiari. Secondo il Governo il Piano garantirà «centralità e cittadinanza sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che supera la logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino ad oggi».

 

LA STORIA – Il Piano è stato elaborato dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, che a partire dal marzo 2010 ha lavorato su sei assi portanti (sostegno economico, fiscalità e tariffe; conciliazione, famiglia e lavoro; diritti sociali e servizi alla persona; valutazione di impatto familiare; ruolo educativo della famiglia; famiglie e immigrazione) per poi presentare un primo documento di lavoro alla Conferenza nazionale di Milano del novembre 2010. Da lì era uscita una bozza di Piano, approvata dall’Osservatorio il 23 giugno 2011. Tale bozza è stata rivista da Governo e Regioni e sottoposta alla Conferenza Unificata e approvata il 19 aprile 2012.

 

DUE PILASTRI SCOMPARSI – Pierpaolo Donati, sociologo dell’Università di Bologna, è il Presidente dell’Osservatorio sulla Famiglia. Questa mattina, poco prima di entrare in una riunione, ci dice che la sua valutazione sul Piano Famiglia approvato ieri dal Governo «è positiva al 50%». Positivo è «l’avere un piano con un progetto di medio termine, per interventi organici».  Però, svela, rispetto al Piano elaborato dall’Osservatorio «mancano due pilastri molto importanti». Quali?

 

ELIMINATO IL FATTORE FAMIGLIA – La Conferenza di Milano aveva validato e approvato l’introduzione del Fattore Famiglia, ovvero di un sistema di equità fiscale che riconoscesse davanti al fisco la famiglia come soggetto.  Questo elemento «era nel Piano» fino a quando è stato presentato alla Conferenza Stato Regioni, svela Donati, «dopodiché è scomparso». Eppure il Fattore Famiglia «aveva il consenso di tutte le forze sociali, economiche, dei sindacati e di Confindustria. Sono sempre stati i ministeri economici a porre resistenze», spiega. Il Fattore Famiglia era uno strumento, ma in realtà è «tutta la parte sull’equità nel sistema fiscale è stata tolta, è rimasta solo la riforma dell’Isee che entrerà nei decreti fiscali», spiega Donati. «È una sottovalutazione dell’importanza del sistema fiscale, non si comprende che questa equità non è un costo aggiuntivo ma una redistribuzione orizzontale».

 

FAMIGLIE DI FATTO –  Scomparso è anche «il riferimento esplicito all’articolo 29 della Costituzione»,  cioè quello che riconosce i diritti della famiglia «come società naturale fondata sul matrimonio». Donati rileva che «è stato depennato. Sono prevalse le posizioni di chi non vuole riconoscere la famiglia come soggetto ma la guarda solo come aggregato di individui». Un’apertura alle coppie di fatto? «Non vengono citate, però questo silenzio e questo non prendere posizione lascia aperte tante strade senza una presa di posizione esplicita, un po’ all’italiana».

 

LA COPERTURA ECONOMICA – Benché tutti oggi parlino di fondi per asili nido e anziani non autosufficienti (che certo sono individuati dal Piano come “priorità”) «la copertura economica del Piano è rimandata al futuro», spiega Donati. «Quindi verranno attuate le norme chje non hanno un costo per le amministrazioni, ad esempio quelle sulla conciliazione. Certo ci si aspettava che almeno un Fondo per le politiche famigliari, e questa è un’altra delusione».


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