Non profit

Il calcio? Associazione a delinquere

L'inchiesta di Cremona, duro colpo al mondo del pallone

di Franco Bomprezzi

Perquisizioni all’alba anche nel ritiro della Nazionale a Coverciano, arresti, avvisi di garanzia: il calcio è sempre più indagato, e il lavoro della procura di Cremona sta portando alla superficie un malaffare diffuso e in qualche modo tollerato, se non addirittura negato, come appare dalle prese di distanza e dalle solidarietà nei confronti degli inquisiti. I giornali di oggi dedicano a questo nuovo vecchio scandalo molte pagine, tra cronaca e commenti.

Dalla prima fino a pagina 9: lo scandalo del calcio occupa il primo posto nel CORRIERE DELLA SERA che titola: “L’inchiesta investe serie A e azzurri” e nell’occhiello: “Nove giocatori e Conte accusati di associazione per delinquere. Nell’operazione 19 arresti”. “Se il gioco più amato somiglia a Tangentopoli” è il commento di Giovanni Bianconi che parte in prima e prosegue a pagina 8. Scrive Bianconi: “Da quest’indagine prima o poi verrà fuori un processo, e non sappiamo come finirà. Magari tutti gli indagati si dimostreranno innocenti. Glielo auguriamo. Può darsi persino che gli arresti siano una misura eccessiva, e che altri giudici li annullino: se saranno accertati abusi e ingiustizie bisognerà tenerne conto sul piano giudiziario e delle responsabilità di chi avrà sbagliato. Tuttavia la mole di indizi e gli intrecci svelati fin qui dall’inchiesta, a prescindere dalle responsabilità penali da provare, fa venir fuori molto più che l’impressione di un sistema dove accadeva qualcosa di poco chiaro. Per non dire losco. La comparsa, tra i contatti degli intermediari, di personaggi legati alla criminalità italiana e straniera contribuisce a rendere il quadro ancor più inquietante.
Ce n’è quanto basta per non fidarsi più del calcio giocato, al pari di quel che accadde vent’anni fa con i partiti. La politica è sopravvissuta a se stessa, provando a riformarsi senza grandi successi. E così accadrà con il pallone. I tifosi si appassioneranno ancora, anche se sarà difficile rifuggire dal timore che dietro i gol fatti e non fatti ci sia altro che grande tecnica e fortuna (o poca tecnica e sfortuna). Qualcosa che ha a che fare con l’imbroglio”. I fatti sono riassunti in apertura di pagina 2 da Claudio Del Frate: “Nel giorno in cui Simone Farina e Fabio Pisacane, unici due calciatori ad aver denunciato tentativi di combine, vengono premiati potendosi allenare con la Nazionale, il terremoto del calcio scommesse irrompe nella casa degli Azzurri a Coverciano. Così gli increduli Farina e Pisacane assistono all’arrivo dei poliziotti che perquisiscono la camera dell’ex genoano Domenico Criscito, apprendono che anche l’altro difensore di Prandelli, Leonardo Bonucci è indagato ma che soprattutto in giro per l’Italia e in Ungheria la magistratura di Cremona esegue 19 ordini di arresto. Insomma, anche le coincidenze ci si mettono a peggiorare la situazione. In carcere finiscono tra gli altri il capitano della Lazio Stefano Mauri, l’ex genoano Omar Milanetto (oggi al Padova), il sampdoriano Cristian Bertani. Il giudice nega l’arresto dell’altro genoano Giuseppe Sculli benché le indagini lo pizzichino di continuo in compagnia di pericolosi pregiudicati. Ma soprattutto da ieri è ufficialmente indagato Antonio Conte, allenatore della Juventus. La squadra campione d’Italia non è coinvolta, Conte dovrà rispondere per le combine del Siena di cui, come specifica il pm di Cremona Roberto Di Martino, «sono sotto la lente sette o otto partite del campionato 2010-2011» e di cui è indagato anche il presidente Massimo Mezzaroma, destinatario di un decreto di perquisizione”.

“Scommesse, terremoto nel calcio”. Apre così la REPUBBLICA di oggi. Due i commenti che partono dalla prima pagina. “Lo specchio azzurro” di Gabriele Romagnoli e “Se questo è uno sport” di Maurizio Crosetti. Partiamo da Romagnoli: «Adesso non sparate sul calcio, sulla mentalità che crea, i soldi che fa girare, i patti con il diavolo che offre. Sarebbe l’ennesimo errore di prospettiva. Il punto è un altro: prendi ventitrè italiani a caso e ti ritrovi gli stessi difetti di queste maschere, la stessa incapacità di accontentarsi, l’irrisione per il comportamento non dico lecito, ma decente». Maurizio Crosetti parla invece addirittura di fine di un mondo «e di un inganno» e propone si fermare tutto: «Forse servirebbe il coraggio di fermare il calcio per qualche mese, ma interessi  economici colossali non lo permettono» e allora si chiede: «È meglio andare avanti così, in maschera? In attesa di altre manette?» per poi concludere «Servono idee e volti diversi per riportare il calcio su un asse di moralità, per fermare la spaventosa asimmetria etica che lo ha devastato. Il terrore del nuovo alimenta solo il vecchio male».

Non c’è titolo nella prima pagina del MANIFESTO ma una grande vignetta di Vauro con disegnato il profilo di un carcere, un uomo che passeggia lontano e un pallone da calcio a terra. Da dentro le mura del carcere esce una vignetta che grida «La pallaa!». Il sommario spiega: “S’infiamma l’inchiesta sul «calcioscommesse»: 19 arresti (c’è anche Mauri della Lazio) e «irruzione» nel ritiro della Nazionale. Tra gli indagati Criscito (niente Europei per lui), Bonucci, l’allenatore della Juve campione d’Italia Conte. E il mondo torna a chiedersi quanto sia corrotto lo sport più amato dagli italiani” che rinvia alle pagine 2 e 3. Altri due i richiami dedicati al tema nella colonna di destra “Silenzio parla Agnelli: conte resta con noi” è il primo, mentre il secondo è dedicato alla cronistoria “1980 – 2012”, “Dal Totocalcio alla febbre da «over»”. Mentre l’editoriale firmato da Alberto Piccinini ha un titolo che è un invito “Consegnateli a Zeman”. Così l’esordio: «Non datevi troppa pena: consegnateli vivi a Zdenek Zeman (…) Lasciateli faccia a faccia con il maestro boemo che li avvolgerà di fumo guardandoli negli occhi. A lungo. Molto a lungo. Pronunciando tra un silenzio e l’altro litanie al limite dell’ipnosi (…)» e via a citare frasi celebri di Zeman come quella che dice che «non mi piace vincere a tutti i costi. Mi piace farlo rispettando le regole (…)» e la conclusione riserva un’immagine immediata: «(…) Zdenek Zeman con un gesto tra il paterno e il perentorio indicherebbe loro i gradoni dello stadio vuoto. Da risalire uno per uno saltando a piedi pari, con una camera d’aria piena di sabbia sulle spalle, secondo l’esercizio devastante riservato da sempre ai suoi allievi. Mai come questa volta l’artigianale, persino sadica biomeccanica “comunista” del maestro boemo ci apparirebbe finalmente in tutta la sua carica redentrice». Le due pagine interne si aprono con il titolo “Scommesse in fuori gioco”, mentre la grande fascia grigia che titola “Calcio caos” recita: “Nuovo capitolo dell’inchiesta Last Bet. La Polizia nel ritiro della nazionale a Coverciano, 30 perquisizioni in Italia e all’estero”, in un box si affronta un tema scottante: “Perché i calciatori preferiscono le bande”, ovvero: “Inavvicinabili per cronisti e fan, molti campioni sono iperdisponibili con ultras e noti boss della mafia”. Mentre a pagina 3 l’apertura è: “Tutti dentro. Come nel 1980”.

IL SOLE 24 ORE apre a tutta pagina con il titolo “Calcio a rischio crack: perdite per 428 milioni”. Il sommario recita «decine di perquisizioni, 19 arresti, tra cui il laziale Mauri: all’alba di ieri maxi-operazione in tutta Italia coordinata dalla procura di Cremona nell’inchiesta sulle scommesse in serie A che lambisce anche la nazionale in ritiro a Coverciano (coinvolti Bonucci e Criscito); tra gli indagati il tecnico della Juve Conte e l’ex bomber Vieri. È l’ultima tegola sul calcio professionistico italiano, già gravato da perdite per 428 milioni. Nella classifica costi/risultati sportivi in coda le big Milan e Inter; i migliori Chievo, Catania e Bologna». All’interno Vincenzo del Giudice propone la cronaca degli ultimi avvenimenti facendo un bilancio nel suo “Il calcio nel caos: diciannove arrestati, trema la Nazionale”. In taglio più basso Marco Bellinazzo fa i conti nelle tasche del nostro calcio e firma “Un business che fa segnare perdite vicine a 500 milioni”. Un dato su tutti è impressionante: «il patrimonio netto dell’intero sistema professionistico è calato nel 2010/11 del 50% rispetto all’anno precedente». Il quotidiano economico propone poi una classifica basata sui bilanci. In testa il Chievo, in coda l’Inter. Gianni Dragoni firma “Le big in profondo rosso”, in cui commenta la tabella spiegando «è una classifica sostanzialmente rovesciata, rispetto a quella del campo (scommesse permettendo), la graduatoria elaborata dal Sole 24 Ore. Sono stati utilizzati dati molto semplici: i costi della produzione dichiarati nei bilanci dai club di serie A divisi per i punti conquistati (con una semplificazione, i punti sono dell’ultimo campionato, i bilanci dell’anno precedente). Sono inclusi tutti i costi di gestione, eccetto quelli finanziari (interessi sui debiti) e oneri straordinari. Qualcuno potrebbe definirla una classifica lunare, così lontana dai valori espressi in campo. E in effetti lo è, come è lunare un mondo di scialacquatori che continua a spendere più di quanto incassi».  Marco Bellinazzo invece analizza il calcio tedesco con “Bundesliga virtuosa con la regola fifty-fifty”. «La regola aurea per mantenere i conti in ordine e issarsi nell’Olimpo del calcio continentale la insegnano in Germania: bisogna resistere alle tentazioni ed evitare di elargire stipendi e premi ai calciatori per somme che oltrepassino il 50% del fatturato del club. Attenendosi a questo principio di prudenza la Bundesliga è diventata in pochi anni un modello per il calcio europeo. Un modello non solo finanziario, se è vero che l’anno scorso proprio la Germania ha sopravanzato l’Italia nel ranking Uefa assicurandosi un posto un più in Champions League (che significa risorse aggiuntive per l’intero sistema per almeno 25 milioni a stagione). Il Bayern Monaco che la scorsa settimana ha ceduto solo ai calci di rigore la Coppa dei campioni al Chelsea dell’oligarca russo Roman Abramovic, può essere a tutti gli effetti considerato, in quest’ottica, il leader di un calcio più sano».  

Gli «arresti eccellenti» del calcio scommesse, con i suoi 19 fermati, conquistano l’apertura anche di AVVENIRE, tra lo speciale sull’Incontro Mondiale delle famiglie e il resoconto della conferenza stampa di padre Federico Lombardi, incentrata su trasparenza-responsabilti-fiducia e dove il direttore della sala stampa del Vaticano ha «esortato i giornalisti ad evitare di diffondere notizie non fondate e motivate solo dal desiderio di parlare della vicenda». Al calcio scommesse quindi sono dedicate ben tre pagine più l’editoriale di Umberto Folena su questi «nababbi» in cui la «fame di denaro» si fa «deriva bulimica» al punto da «tradire» il calcio, un tempo amato, «come il peggiore degli amanti». Eppure tutto questa «buriana» non basta a scalfire quella calamita potente che il calcio è nella sua verità: «basta passare accanto a un campetto di oratorio in un pomeriggio di sole». AVVENIRE ha un’intervista a Marco Garofalo, vicequestore della Sco, che dice: «non è solo questione di etica sportiva, dietro c’è un enorme giro di affari loschi, riciclaggio compreso. Si tratta di multinazionali».

E’ Gian Paolo Ormezzano che firma su LA STAMPA un fondo in cui scrive: «Quanto al pensare che possa esistere un risvolto positivo in tutta la faccenda, col trionfo della giustizia e la gogna dei colpevoli, si tratta secondo noi di ragionamento insieme divertente e triste. Il male è vasto, come sempre noi italiani siamo i migliori nella gara a chi è peggiore, e chissà che non si vinca anche la corsa al brevetto: puntate di denaro italiano e non solo eseguite su una piazza lontanissima ed anche su partite di scarso valore, visto che ormai si scommette sui gol, non sull’esito del match; giocatori coinvolti del tipo medio e anche mediocre, meno ricchi quindi corrompibili con relativamente poco; coinvolgimento di tanti perché il “così fan tutti” è stato alzato da noi a religione, reputando che il guano spalmato a velo su vaste superfici di pane possa sembrare marmellata. Abbiamo raccolto anche presso magistrati esperti di cose del pallone un senso di soddisfazione per quanto conseguito con le indagini e però pure di timore per la sempre più spinta sofisticazione delle comunicazioni, nell’era di Internet: fra poco skype sostituirà il telefono, e intercettare skype è un problemaccio. Non è né triste né divertente l’ipotesi di azzerare il calcio dei troppi soldi, con una sorta di catarsi indotta anzi comandata. A parte che a Singapore scommettono anche sul nostro campionato semipro, far digiunare i più perché una minoranza nuota nel grasso ci pare eccessivo. Il fair play finanziario idealizzato da Platini è teoricamente splendido, ma sono già all’opera sceicchi e magnati assortiti per fregarsene e fregarlo. E allora? E allora non resta che battersi, lottare, non tanto per cambiare il mondo quanto per non cambiare noi stessi e poter così passare davanti allo specchio senza avvertire il dovere di autosputarci addosso».

E inoltre sui giornali di oggi: 

VATICANO
LA REPUBBLICA – Continua l’inchiesta di Marco Ansaldo sotto il titolo “In Vaticano  la guerra dello Ior, i big della Chiesa contro Bertone per la scalata alla banca di Dio”: «Mentre nella Santa Sede le indagini sui “corvi”, gli autori della fuoriuscita dei documenti segreti, proseguono, le spie continuano a parlare. E svelano i retroscena dello scontro in atto dopo la cacciata del presidente della banca del Vaticano, l’economista Ettore Gotti Tedeschi che sta scrivendo un memorandum di difesa. Lo scontro vede il segretario di Stato Bertone serrare le fila dei suoi fedelissimi ma si trova di fronte avversari di grosso calibro fra cui il cardinale Piacenza, suo possibile successore, e i lombardi Scola e Tettamanzi». 


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