Politica

Monti sblocca i crediti

20-30 miliardi di ossigeno per imprese e non profit. Analisi e commenti sui quotidiani

di Redazione

Quattro decreti e un accordo con le banche, ecco il piano del governo per abbattere la montagna di debito della pubblica amministrazione verso le aziende.

In rassegna stampa anche:

CULTURA

LEGGE 40

MACAO

PEDOFILIA

 

In una doppia pagina di Dossier (la 10 e la 11) con sovratitolo ambizioso, “La crescita”, LA REPUBBLICA affronta e entra nel merito dei 4 decreti emanati ieri dal Governo per smobilizzare i crediti dello Stato verso le imprese. Di 60 miliardi la manovra complessiva, ma «siamo in grado di smaltire 20-30 miliardi già da quest’anno», ha dichiarato Mario Monti; «la misura non peserà sul debito pubblico». Tra le altre misure pro-sviluppo contenute nei decreti, l’aumento delle detrazioni fiscali per lavori edili, un super credito di imposta per aziende che investono in ricerca e sviluppo, un fondo statale di garanzia a tutela delle banche che sostengono le imprese (incastonato presso il Ministero per lo Sviluppo economico, stop all’Imu per le prime case appena acquistate per un valore fino aa 200mila euro.

 «Alle imprese 20-30 miliardi» titola in apertura il CORRIERE DELLA SERA. Scrive il quotidiano: «Lo Stato comincerà fin da quest’anno a restituire i sui debiti verso le imprese. E con l’adozione di un prossimo provvedimento fisserà scadenze precise per i pagamenti. “Abbiamo adottato quattro decreti che mirano a ridurre lo stock di debiti commerciali di fornitura da parte delle pubbliche amministrazioni”, ha detto il presidente del Consiglio, Mario Monti. Il premier ha spiegato che verranno smaltiti “20-30 miliardi di euro di debiti nel corso di quest’anno”. Per evitare il ripetersi poi del problema dell’alto debito dello Stato verso le imprese Monti ha successivamente sottolineato che: “Il governo intende recepire la direttiva europea sui ritardati pagamenti entro fine anno», in anticipo quindi rispetto ai tempi previsti per marzo 2013”. Il Corriere registra anche la soddisfazione di Passera: «“La soddisfazione è alta. Oggi si dà una risposta molto concreta e molto forte e anche inaspettata a un problema grave” ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. “È stata trovata una soluzione – ha spiegato Passera – per l’immediato, ma la soluzione definitiva e strutturale è l’adozione della direttiva europea, come ha ricordato Monti”».Nei servizi anche un commento di Dario Di Vico: «Un test per riaprire il dialogo startegico tra piccole aziende e sistema bancario»

 Sulla questione crediti, apertura di giornale per IL SOLE 24 ORE “Per i crediti Pa primo sblocco recuperabili anche i contributi”. Servizi alle pagine 2-3: «La lunga e complessa trattativa con le imprese e le banche si conclude con quattro decreti attuativi e due protocolli per sbloccare una prima tranche dei debiti commerciali della Pubblica amministrazione. Il piano per rimettere in moto liquidità prevede due binari, anticipo da parte del sistema bancario oppure compensazione con i crediti: daremo carburante “alle nostre imprese che non hanno abbassato la testa di fronte alla crisi” promette il premier Mario Monti stimando in 20-30 miliardi di euro gli arretrati che potrebbero essere sbloccati nel corso del 2012. In conferenza stampa il presidente del consiglio riconosce che la «complessa operazione di politica economica dei mesi scorsi” ha comportato “oneri anche per le imprese» ma tutto ciò «salvaguardando la loro competitività”. Più tardi, intervistato dal Tg2, Monti spiegherà che senza il risanamento il Paese sarebbe “sull’orlo del precipizio», ma ora serve la crescita senza la quale “anche la disciplina di bilancio non è durevole”. E su questo, prosegue, “l’Europa dovrà tener conto anche del messaggio del G-8”. Né manca l’appello ai partiti a procedere con le riforme “politico-istituzionali che consentano all’Italia di essere governata, come il presidente Napolitano non si stanca di ricordare”». A pagina 3 i dettagli del meccanismo “Compensabili anche i debiti contributivi”: «Il primo passo per l’impresa è dunque ottenere la certificazione che il credito vantato non sia prescritto, sia certo, liquido ed esigibile. In attesa, come detto, che la Consip definisca la piattaforma elettronica su cui gestire le istanze e le certificazioni, il creditore presenta alla Consip con il modello 1 allegato al Dm apposita istanza cartacea inviando anche le fatture non pagate o gli estremi del credito. In questa fase, spiega il decreto, l’imprenditore dovrà precisare se intende compensare il credito e dichiarare di voler rinunciare ad attivare procedimenti giurisdizionali fino alla data di pagamento indicata nella certificazione. I decreti precisano che, in assenza di una data precisa, l’impegno sarà di 12 mesi dalla data di certificazione. L’impresa creditrice che non vorrà chiedere la certificazione del credito sarà comunque libera di attivare procedimenti ingiuntivi nei confronti dell’amministrazione debitrice. Le amministrazioni statali, così come gli enti locali, le regioni e gli enti del Servizio sanitario nazionale, dovranno dunque certificare, rilasciando un numero progressivo, la “bontà” del credito entro 60 giorni dalla richiesta formulata dall’impresa. Sono espressamente esclusi dall’obbligo di certificazione gli enti locali commissariati e le regioni sottoposte a piani di rientro. Procedura con verifica, invece, per i crediti di importo superiore ai 10mila euro. In questo caso le amministrazioni dovranno verificare eventuali posizioni debitorie del creditore con cartelle esattoriali non pagate. Nel caso sia accertata l’inadempienza su una o più cartelle di pagamento, la certificazione ne darà atto e sarà “resa al lordo delle somme ancora dovute”. L’importo sarà comunque indicato nella certificazione stessa. Una precisazione, questa, fortemente sollecitata dalle imprese e alla fine accolta dal Tesoro. In questo modo, infatti, i creditori saranno comunque liberi di compensare il debito o al contrario contestarlo».

 “Primi fischi a Monti” è il tiolo di apertura del GIORNALE di oggi che nel sommario attacca ancora: “Premier tra i terremotati emiliani si becca le contestazioni: «Vergognati, ridacci i nostri soldi”. E poi: “Il governo paga i debiti: un anno per dare 20 miliardi alle imprese”. Il tema viene ripreso negli interni a pagina 9: “Lo stato ricomincia a pagare: ecco 20 miliardi”. Il pezzo di Antonio Signorini, senza commenti, oltre a descrivere le misure. Mette in rilievo che il provvedimento «rischia di tagliare fuori dai pagamenti gli imprenditori di un bel pezzo di Sud. La certificazione del credito, quella che serve per ottenere dalle banche una parte del credito, non sarà un obbligo per gli enti commissariati e le regioni sottoposte a piani di rientro. Allo stesso modo non sarà possibile la compensazione fra crediti e debiti verso enti locali commissariati e regioni sottoposte a piani di rientro».

 AVVENIRE, nella forchetta piuttosto ampia indicata da Monti, sceglie la cifra minore e titola «soldi alle imprese, sbloccati 20 miliardi». È una «boccata d’ossigeno» per le imprese italiane, anche se – fa notare immediatamente AVVENIRE – «lo stock dei crediti commerciali vantati verso la mano pubblica è valutato in circa 70 miliardi di euro (l’ammontare preciso non lo conosce nessuno)». Due i decreti sulla certificazione sui debiti scaduti: uno immediato dalle amministrazioni centrali e uno per quelli con Regioni, Asl e enti locali che dovrà avere l’om della Conferenza Stato Regioni. Si tratta della fase1, la fase2 arriverà entro fine anno, con l’obbligo di effettuare i pagamenti entro 60 giorni.

“Sbloccati 30 miliardi di crediti per le imprese” titola in apertura della prima pagina LA STAMPA che tra occhiello e catenaccio fornisce anche una serie di informazioni: “Sul tavolo di Monti un piano in 21 punti. Salirà a 50% il bonus per le ristrutturazioni edilizie” e ancora “Arriva il decreto- sviluppo: pena detrazione per i mutui prima casa”. Gli articoli sono alle pagine 2 e 3 e in uno schema si spiega con tanto di freccine e disegni “Come farsi pagare dagli enti pubblici”, si illustra cioè l’iter da seguire previsto nei decreti del Governo. Nel retroscena di Alessadnro Barbera a pagina 3 sotto il titolo “Monti rompe gli indugi «Ora misure per la crescita»” i sommari avvisano che per il “nuovo clima” “Il governo si appoggia all’asse Usa -Francia e segue la ricetta Fmi” e che “il pacchetto pronto a fine mese, manca l’ok della Ragioneria”. Nell’articolo si sottolinea che «(…) Stretto fra le ragioni di chi non molla sul rigore (la Merkel) e chi chiede un cambio di passo (il resto d’Europa) Mario Monti imbocca una italianissima terza via. Né spesa allegra, né immobilismo (…) La storia insegna che aumentare la spesa nella speranza che stimoli automaticamente la crescita è inutile, se non dannoso (…)».

Per IL MANIFESTO la notizia della soluzione trovata dal governo per smaltire i debiti delle imprese con lo Stato non vale la prima pagina, la notizia si trova infatti in una colonna a pagina 6 di spalla all’articolo, questo sì richiamato in prima pagina, sul rapporto dell’Istat per il quale si sceglie il titolo “Più poveri, impauriti e single”. Per i debiti con le imprese la scelta è quella di mettere una foto di Mario Monti e il titolo “Monti: «20 miliardi entro fine anno». Nell’articolo si dà notizia dei quattro decreti adottati per smaltire i debiti della pubblica amministrazione, riportando sia le dichiarazioni di Monti, sia quelle del viceministro Grilli, oltre alla nota di palazzo Chigi. In conclusione si osserva: «Oltre ai decreti si è stipulato un accordo all’Abi, tra banche e imprese, per permetterne l’”applicabilità”. La leader di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha espresso soddisfazione. Critica invece la Cgil, che parla di “soluzione ancora lontana”: “Il grosso del debito è nei Comuni, e a monte va risolta la loro situazione fiscale oltre a tener conto del buco nero dei derivati”».

ITALIA OGGI apre sul tema con il titolo “Compensabili Inps e Inail”: «Non soltanto i debiti fiscali, ma anche quelli previdenziali potranno essere usati per recuperare i crediti con la pubblica amministrazione».

E inoltre sui quotidiani di oggi

CULTURA
LA REPUBBLICA – Nelle pagine culturali un’anticipazione del nuovo saggio di Mauro Magatti, “La grande contrazione”, che per il lancio sceglie il tema del ritorno alla terra: “La forza della terra. Così si può fare economia puntando sulle comunità”. Un’ipotesi di uscita dalla crisi e di avvio, dal basso, di quella che Magatti chiama la “seconda globalizzazione”.

 

LEGGE 40
LA STAMPA – Richiamo in prima pagina, subito sopra l’apertura per “Fecondazione, la Consulta mantiene il divieto all’eterologa”. Al tema viene dedicata l’intera pagina 7 con un ampio articolo che nel catenaccio ricorda “La Consulta non si pronuncia e rimanda all’ultima sentenza di Strasburgo: sulla materia ogni Paese europeo è libero di legiferare in modo autonomo”. Uno schema semplifica per passaggi la legge 40, mentre due box sono dedicati alle due posizioni opposte. In uno viene intervistato Francesco D’Agostino definito nell’occhiello “Il giurista cattolico”, mentre al titolo è affidata la sua posizione “Era un percorso obliquo le leggi le fa il Parlamento”, il contraltare è rappresentato dal legale della coppia che aveva fatto ricorso “Non è la parola definitiva presto una nuova decisione” è il titolo scelto.

 

MACAO
IL MANIFESTO – Di taglio basso a pagina 3 Luca Fazio firma un articolo, racchiuso in un box, dedicato allo “stato dell’arte di un collettivo in difficoltà”. Non manca un giudizio che a parte il titolo “Macao, silenzio stampa dopo il nuovo sgombero” è esplicito fin dalle prime righe: «(…) Lasciamo perdere l’ingenuità di un collettivo che sta provando sulla propria pelle quanto sia complicato essere veramente un collettivo senza tante ipocrisie, anche se trincerarsi dietro ai no comment dopo essere stati capaci di ottenere il benevolo ascolto di mezza città appare quantomeno singolare (…) Quello che colpisce è il silenzio di Milano che ha accolto il secondo sgombero con ben altra attitudine rispetto alla gloriosa discesa dalla Torre Galfa (…)» e più avanti «(…) Milano non è la Roma dell’ottimo teatro Valle (…)» A fine articolo anche il suggerimento di volgere lo sguardo invece che su stabili storici su «Un luogo abbandonato di proprietà del Comune. Solo così vedremo se il sindaco Pisapia sarà in grado di affrontare le prevedibili resistenze anche all’interno della sua maggioranza. Una strada troppo poco rivoluzionaria? Sciocchezze».

 

PEDOFILIA
AVVENIRE-La Cei ha pubblicato ieri le sue linee guida per i casi di abuso sessuale su minori da parte di chierici. E mentre tutti la attaccano perché manca l’obbligo di denuncia per i Vescovi, AVVENIRE (che pure cita la frase per cui il vescovo «non ha l’obbligo giuridico di denunciare all’autorità giudiziaria» sottolinea esattamente il contrario. Perché non basta «fermarsi alla superficie del testo», ma occorre «capire le implicazioni e le conseguenze del documento». E su questo piano «senza mezza termini né reticenze né possibilità di equivocosi afferma da che parte la Chiesa si schieri in queste terribili situazioni: dalla parte delle vittime». Per Salvatore Mazza «è la dichiarazione di una scelta di campo». La frase citata però è questa: «il vescovo che riceve la denuncia deve essere sempre disponibile ad ascoltare la vittima e i suoi famigliari, assicurando ogni cura nel trattare il caso secondo giustizia». Un po’ più precisa la inedita sottolineatura alla «rigorosa attenzione allo scambio di informazioni» sui seminaristi che si trasferiscono da una diocesi all’altra. AVVENIRE dà anche i numeri del fenomeno: 135 casi italiani denunciati alla Congregazione per la dottrina della fede, di cui 53 conclusi con condanna, 4 con assoluzione e 78 in istruttoria. 77 i casi denunciati alla magistratura.


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