Welfare

Volontariato, ong e cooperative: i rischi nascosti della riforma Fornero

di Redazione

Quali conseguenze avrà la riforma del mercato del lavoro targata Fornero sulle non profit? E quali sono i punti più critici da correggere per non deprimere un settore che, malgrado la crisi, sta tenendo molto meglio di altri? Per mettere sul tappeto del dibattito (l’iter del disegno di legge è in corso) il punto di vista dei protagonisti dell’economia civile, alcuni dei rappresentanti del terzo settore italiano lo scorso 7 maggio si sono dati appuntamento nella redazione di Vita. Presenti Mario Di Bella (responsabile amministrativo Misericordie), Stefano Granata (consigliere delegato Cgm), Sara Masper (addetta Risorse umane Cesvi), Pierluigi Saggese (responsabile Comunicazione Telefono Azzurro), Noè Ghidoni (vicepresidente Mcl) e Giuseppe Guerini (presidente Federsolidarietà).

I costi
La prima constatazione, come rileva Granata, «è che questa è una riforma fatta per intero a costo delle imprese. Tutte le imprese, incluse quelle sociali». E allora il tassello che manca «è quello delle politiche di sviluppo, perché se tu Stato mi appesantisci per un verso, per l’altro mi devi dare una via di fuga, altrimenti il meccanismo si stoppa».

Progetto e tempo determinato
La bozza approvata dal Cdm il 23 marzo prevede un incremento del costo contributivo dei contratti a tempo determinato e il contrasto alla reiterazione di questi rapporti. Parimenti per i contratti a progetto vengono introdotti disincentivi normativi e contributivi. «Se tutto ciò comporta la perdita della flessibilità senza che neppure in minima parte possano venir duplicate le mansioni dei dipendenti, questo rischia di aprire una grossa falla per esempio in alcune mansioni del trasporto socio-sanitario», spiega Di Bella. Una posizione condivisa da Masper che rileva come «i contratti degli espatriati delle ong non possano che essere a progetto e non possano che venir prorogati di volta in volta», visto che di fatto è «questo il meccanismo “imposto” dagli enti finanziatori». «Tanto più», interviene Ghidoni, «che in realtà che gestiscono Caf il lavoro a tempo determinato sta nelle cose: la domanda dei nostri servizi infatti è concentrata in un lasso temporale ristretto».

Partite Iva
Il testo del governo stabilisce l’uso improprio della partita Iva tutte le volte che la collaborazione duri più di sei mesi nell’arco di un anno o il collaboratore ne ricavi più del 75% dei corrispettivi. Un’ingessatura eccessiva. «Prevedere in casi come questi che la collaborazione possa venir trasformata in un contratto da dipendente per onlus come noi del Telefono Azzurro diventa un disincentivo all’offerta di lavoro: non avremmo la possibilità di reggere costi così elevati», sottolinea Saggese.

Volontariato
Della certificazione delle competenze si parla nel capo VII in cui si dice che le attività nel volontariato e nel privato sociale vengono riconosciute come apprendimento non formale. «Ma questi sono solo princìpi, occorre che nel prosieguo dell’iter teniamo gli occhi ben aperti affinché venga davvero riconosciuto il valore formativo», avverte Di Bella.

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