Economia

Il Governo si muova, la cooperazione spinge la crescita

In questi mesi treoppe omissioni, denuncia Carlo Mitra in apertura dell'Assemblea

di Redazione

Una sintesi della relazione di apoertura del vicepresidente Carlo Mitra all’Assemblea di Confcooperative

Quello che le cooperative hanno fatto per l’occupazione, e che non ha paragoni, e quello che in più potrebbero e vorrebbero fare, e quello che fanno per la tenuta sociale, come collante solidaristico di tante reti, meriterebbero questa politica cooperativa. Una classe dirigente davvero interessata alla crescita, dovrebbe scommettere spontaneamente sulle cooperative.

Il primo fronte è di prevenire, o di correggere, discriminazioni a danno delle cooperative. Per esempio se la riforma degli incentivi si dovesse farla avendo davanti agli occhi solo il paradigma delle società lucrative, ci sarebbero opportunità inaccessibili, o accessibili con handicap per le imprese cooperative.

Nei supporti all’internazionalizzazione occorre la partecipazione piena delle cooperative. Altrimenti si aprirebbe uno scenario di discriminazione per forma giuridica e di misure anticoncorrenziali. Persino al Fondo centrale di garanzia le cooperative accedono con maggiore difficoltà!

Ci sono questioni sedimentate. Ma anche nei pochi mesi di questo Governo non sono mancate alcune omissioni.

Sentiamo, ma speriamo di essere smentiti, che qualcuno vorrebbe smontare la c.d. legge Marcora, misura collaudata, di cui la crisi ha rilanciato l’attualità, e alla quale altri Paesi europei si ispirano.

In realtà non solo le imprese cooperative dovrebbero avere le stesse opportunità di tutte le altre, ma la previsione costituzionale della promozione dovrebbe avere un riscontro effettivo.

Bastano pochi catalizzatori (nella capitalizzazione, nella crescita dimensionale, nell’integrazione) per moltiplicare l’apporto cooperativo all’occupazione e allo sviluppo meridionale.

 

LE COSIDDETTE AGEVOLAZIONI FISCALI

ùIl disegno di legge delega prevede il riordino e il ridimensionamento delle c.d. agevolazioni: centinaia di misure nate in tempi diversi, con finalità diverse, con diverso contenuto tecnico. Un disco rotto associa ancora questo tema alle cooperative. Si discute di sfoltimento delle agevolazioni da decenni. In genere se ne parla molto e non si fa niente. Sulle cooperative invece si è fatto troppo.

È avvenuto senza una logica di politica fiscale, senza una logica di politica cooperativa, senza giustificazione giuridica, senza discussione con le cooperative e nel Paese.

La Corte di giustizia del Lussemburgo ha recentemente precisato che una cooperativa non si trova nella stessa condizione di fatto di una società lucrativa e che regimi fiscali specifici sono legittimi. Sarebbe giusto ripristinare misure mal tolte.

Per completezza preciso che sul totale del mancato gettito (come è stato quantificato dalla Commissione Ceriani) il mancato gettito delle cooperative – pur essendo sovrastimato – pesa per lo 0,22%. Dove è la promozione dello sviluppo cooperativo che la Costituzione prescrive? Ostinarsi a rendere più dura la vita alle cooperative: questo sì che ridurrebbe il gettito.

 

RAPPORTI TRA BANCHE E IMPRESE

La storia dei rapporti fra banche e imprese non è tutto un idillio. Si avvicendano difficoltà legate ai tassi alti, alle troppe garanzie richieste, all’aspirazione verso un sistema creditizio meno oneroso, verso una banca amica dell’impresa e che ne accompagna lo sviluppo.

Ma non era mai accaduto che l’intero sistema delle imprese vivesse una difficoltà di accesso al credito. Per di più si tratta di un sistema imprenditoriale largamente avvezzo a dipendere dall’indebitamento.

La riduzione del credito dipende sia da restrizione dell’offerta e sia da riduzione della domanda. Anche in altri campi, come sul mercato del lavoro, la condizione di non ricerca può essere effetto di scoraggiamento.

Una risposta strategica, al di là della crisi, è il rafforzamento patrimoniale delle imprese. Imprese meglio capitalizzate hanno meno bisogno di credito e hanno più merito di credito.

La direzione di ACE è quella giusta. Ma oltre le singole misure, occorre una logica che caratterizzi costantemente la politica economica. Occorre dare impulso anche alle imprese che oggi non riescono a fare utili da reinvestire. Occorrono iniziative che creino opportunità anche per le imprese più piccole. Nel rapporto con le banche dobbiamo puntare sulla collaborazione. Nessuno si avvantaggia dalle contrapposizioni.

 

PIU’ COLLABORAZIONI TRA BANCHE E IMPRESE. PIU’ FORZA AI CONFIDI

Aspiriamo ad una collaborazione più stretta sia nell’ambito cooperativo, con le BCC, sia continuando nelle iniziative comuni con ABI.

Ricordo la c.d. moratoria bis, la messa a punto di una linea per gli investimenti, la ricerca di soluzioni sul terreno dei ritardi di pagamento. Sollecitiamo meccanismi specifici per premiare le imprese che capitalizzano. Allo Stato, alle Regioni, chiediamo di utilizzare le possibili misure previste dai fondi comunitari per incentivare la capitalizzazione di PMI. Chiediamo di potenziare patrimonialmente i Confidi. Specie quando si sono compiute concentrazioni complesse.

 

RITARDATI PAGAMENTI: LA PA DEVE ALLE IMPRESE 100 MILIARDI

Alle imprese continuano a mancare circa 100 md di liquidità per i ritardati pagamenti delle P.A.. Ci sono poi ritardi nei rimborsi IVA. Le iniziative per rimediare procedono con lentezza. Non ci sono parole che bastino per stigmatizzare l’insostenibilità morale ed economica di questa situazione. Sollecitiamo iniziative consistenti per smobilizzare lo stock dei crediti arretrati e l’attuazione della direttiva europea per evitare che il fenomeno persista.

 

BASILEA III: NON SOFFOCHI LE BANCHE LOCALI

Sul fronte delle Banche occorre agire perché le regolamentazioni in itinere a Bruxelles tengano conto concretamente del principio di proporzionalità e non soffochino con una compliance esorbitante le banche cooperative, le banche locali, le banche dell’economia reale. È importante per la nostra economia che l’applicazione di Basilea III non penalizzi gli impegni verso le piccole e medie imprese.

 

DISAVANZO E INDEBITAMENTO PENALIZZANO I DEBOLI:

Accettiamo la coerenza del rigore, ma il rigore non basta. Il rigore tampona l’emergenza.

Noi italiani accettiamo i sacrifici, ma vorremmo la sicurezza che bastano e che risolvono. Invochiamo misure per l’occupazione e la crescita, ma scarseggiano le proposte fattibili. Rimproveriamo alla politica di non essere stata all’altezza della sfida. In Confcooperative sosteniamo da sempre che disavanzo e indebitamento penalizzano i deboli. Accettiamo la coerenza del rigore, che non va abbandonato. Ma il rigore non basta. Il rigore tampona l’emergenza. Predispone un organismo più sano per il lungo termine. Non rinvigorisce l’economia in breve tempo. Dobbiamo ottimizzare strenuamente gli effetti del poco che possiamo investire sulla crescita. Ai protagonisti dell’iniziativa economica, attuali e potenziali, dobbiamo dare un contesto più favorevole ad aiutarsi da sé.

 

RIFORME STRUTTURALI PER LIBERARE LA CRESCITA. STOP ALLA “PAGA PANTALONE”

Stimolare e liberare con riforme strutturali il potenziale di crescita dell’economia è un capovolgimento completo per un Paese che in passato ha fatto il contrario. Ha addossato alla spesa pubblica le conseguenze delle riforme omesse. Per una lunga epoca “paga Pantalone” è stata non solo una battuta ma una politica. L’assuefazione è stata profonda. Lo svezzamento dalla spesa pubblica è tuttora lento e riluttante. Soprattutto, con la coerenza delle azioni e dei messaggi, è essenziale che lo Stato produca prospettiva e fiducia.

 

ALL’UNIONE EUROPEA CHIEDIAMO GLI EUROBOND. AL PAESE DI BONIFICARE L’EVASIONE

Dobbiamo essere determinati, instancabili e persuasivi verso l’Unione europea perché scatti un progetto di crescita con l’emissione di eurobond. Dobbiamo attuare energicamente e coerentemente il nostro Programma nazionale di riforme. Dobbiamo bonificare l’evasione. Dobbiamo vincolare alla riduzione del debito la dismissione di quote del patrimonio pubblico.

 

MOBILITARE LE ENERGIE CIVILI DEGLI ITALIANI

C’è un’ulteriore risorsa, non ancora mobilitata. Questa risorsa sono le energie civili ed imprenditoriali degli italiani, l’immenso deposito di abilità e di creatività, la disponibilità ad essere italiani, sì, ma italiani più moderni e più seri. Ancora molti devono essere svegliati e incoraggiati ai doveri di una nuova ricostruzione. Nelle prime righe del Programma nazionale di riforma il Governo propone un esercizio che condividiamo. Questa è la risorsa che è veramente e soltanto nelle nostre disponibilità: è la mobilitazione delle forze e dei talenti per obiettivi condivisi. Uno slancio al quale tutti aderiscano spontaneamente e dal quale nessuno si tenga estraneo. Per questo orizzonte noi ci impegniamo senza riserve.

 

RIFORMA LAVORO: IL PARLAMENTO FACCIA PRESTO. VALORIZZARE APPRENDISTATO, RIDURRE PRECARIETA’

La riforma del mercato del lavoro non ha la compiutezza di quella delle pensioni.

I fattori in gioco sono meno prevedibili e più complessi di quelli demografici. È però importante chiudere la partita e chiediamo al Parlamento di vararla velocemente.

Sulla flessibilità in entrata concordiamo sui due obiettivi di valorizzare il canale principe dell’apprendistato e di contrastare la precarietà e gli abusi.

La precarietà indebolisce le prospettive di vita dei giovani, preclude una normale vita familiare, indebolisce il tessuto sociale. Sono miopi quelle imprese che si illudono di trarne vantaggio dalla precarietà. Questi due obiettivi vanno perseguiti senza ostacolare l’occupazione. I rimedi sono efficaci se sono proporzionati e sostenibili. Ci riconosciamo perciò nel complesso delle proposte comuni delle associazioni imprenditoriali. L’occupazione stabile si ottiene soprattutto con politiche mirate alla crescita dimensionale, all’irrobustimento patrimoniale, alla modernità gestionale delle imprese.

Nei confronti sull’art. 18 che si sono succeduti negli anni siamo stati sempre attivi. Non abbiamo mai caricato sull’art. 18 né paure apocalittiche né speranze messianiche. Tuttavia avremmo preferito un punto di equilibrio più evoluto e più nitido. Fino a quando non avremo superato i limiti di efficienza, di lentezza e talora di imprevedibilità, della giustizia civile (ma ovviamente, non solo) aumentare il carico di lavoro dei magistrati non è mai la soluzione giusta.

Ci sono alcuni comparti cooperativi (dalle cooperative sociali ad alcune aree di cooperative di servizi a intensità di lavoro quasi totale) che non possono sostenere nessun aggravio. Prestazioni e contribuzioni devono convergere. Ma serve un percorso graduale, affinché la ripresa, e recuperi di produttività, ne diano possibilità alle imprese. Ci attendiamo che siano accolti gli emendamenti che abbiamo proposto a questo scopo.

LA COLLABORAZIONE dell’Alleanza delle Cooperative Italiane con Abi, Ania, Confindustria, Rete Imprese

Dalla primavera del 2008 si è consumato un lungo ciclo politico. In una stagione di allarme, con una iniziativa senza precedenti, con il c.d. Manifesto delle imprese, insieme – le associazioni imprenditoriali più rappresentative – abbiamo cercato di scrollare la politica, di suonare la campana dell’ultimo giro, di pressare sulle riforme più urgenti. La responsabilità di Abi, Ania, Confindustria, R.ete. Imprese Italia e di noi Alleanza delle Cooperative Italiane, verso chi rappresentiamo e verso l’Italia, ci ha accomunato in proposte ed iniziative. Ciascuno rappresenta interessi specifici e legittimi, ma ci esercitiamo a mettere in evidenza le grandi questioni comuni delle imprese e quelle decisive per la vita del Paese. La collaborazione forgiata nel momento più angoscioso della crisi, auspichiamo che duri e che sia una risorsa in più per tutti e per ciascuno.

 

SEMPLIFICAZIONE ED EVOLUZIONE DELLA RAPPRESENTANZA

Sia sul fronte della rappresentanza, sia nell’assistenza tecnica e nei servizi alle cooperative puntiamo a uno scatto evolutivo. L’Alleanza delle Cooperative Italiane è una risposta. L’Alleanza rappresenta oltre il 90% dei cooperatori, degli occupati, dei fatturati e dei patrimoni delle cooperative italiane. Abbiamo un progetto realistico, un disegno graduale, progressivo, flessibile. Abbiamo dato un contributo alla semplificazione e alla coesione dell’associazionismo imprenditoriale italiano. Ci è stata di stimolo Rete Imprese Italia che insieme a noi ha plasmato un nuovo paesaggio. Noi dell’Alleanza stiamo in questa collaborazione con lealtà e schiettezza, senza dimenticarci della diversità cooperativa. Anche nell’Alleanza delle Cooperative Italiane portiamo ciascuno la nostra storia, la nostra cultura, la nostra identità. Queste diversità sono ricchezza se si mira al bene comune.


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