Volontariato

A Napoli i maniaci dello scambio

Al via la Fiera del Baratto e dell’Usato. Dove barattare di tutto, senza spendere un euro

di Redazione

di Luciana Maci

Entrare con una carrozzina e uscire con una bici, portare un’impastatrice e riportare a casa una playstation oppure barattare la vecchia chitarra con un clarinetto. Il fatto che siamo ormai al 16esimo anno di attività mette già da parte un dubbio: che questo fenomeno sia figlio della crisi attuale. «Io la chiamo caccia al tesoro», dice Augusto Lacala, responsabile dell’Associazione Bidonville, che da 32 edizioni organizza a Napoli, negli spazi della Mostra d’Oltremare, la Fiera del Baratto e dell’Usato (sabato 5 e domenica 6 maggio la prossima kermesse). Con oltre 500 stand, circa 2.000 espositori e un afflusso costante tra le 20 e le 30mila persone ogni anno, è in Italia l’appuntamento clou del settore.

«Cercando tra gli stand si può trovare l’oggetto particolare, il quadro, la sorpresa. Magari la persona che se ne disfa non ne conosce il reale valore. Da noi il baratto avviene principalmente tra gli espositori stessi, che si scambiano oggetti ritenuti vicendevolmente interessanti. Ma ci sono anche persone interessate e stimolate dal baratto in sé. È il concetto che piace: lo scambio senza ricorrere al denaro».

Gli espositori vengono in maggioranza da Napoli e dalla Campania, ma anche da altre città italiane e dall’estero, soprattutto Francia, Olanda e Germania. In mostra su banchi e scaffali si trova di tutto: dall’oggettistica alla musica, dall’artigianato creativo ai ninnoli ai vestiti di tutti i tipi. «Si tratta soprattutto di collezionisti», spiega Lacala, «in particolare di francobolli o monete antiche. Poi ci sono i ragazzini che fanno lo scambio delle figurine. E magari c’è la famiglia che porta la carrozzina, ormai diventata inservibile perché il bebè è cresciuto, e trova modo di barattarla con un più utile passeggino. Questo tipo di risparmio fa bene alle tasche e anche all’ambiente».

E proprio in nome dell’ambiente nasce a Napoli, nel 1996, l’Associazione Bidonville il cui slogan, non a caso, è “riutilizzare tutto partendo dalla testa!”. La prima iniziativa di baratto partì con la formula “porti due prendi uno”. Ai soci – ai quali era richiesta una modesta quota di 3000 lire annue – si proponeva di portare nella sede di Bidonville, non lontana dall’Università centrale di Napoli, abiti, cd e libri. C’era chi offriva due t-shirt e tornava a casa con la giacca di renna, chi depositava due libri ai quali non teneva più e ne guadagnava un volume fino a quel momento introvabile. All’inizio i frequentatori erano soprattutto studenti universitari, ma presto si tirarono dietro genitori e familiari, attratti dalle buone occasioni, e anche professori universitari in cerca di qualche chicca letteraria. Ne derivarono problemi di spazio: in pratica la sede era sommersa dagli oggetti dei soci. Fu così deciso di cercare spazi più ampi e fu individuata come sede ideale la Mostra d’Oltremare, immenso quartiere fieristico nel cuore di Napoli. Via via, l’attività della Fiera del Baratto si è stabilizzata ma, oggi che la disoccupazione incalza e i risparmi degli italiani si riducono sempre più, la manifestazione sta suscitando nuovo interesse.

«Sapesse quanti pensionati fanno la fila», continua Lacala, «anche solo per nostalgia, per rivedere la vecchia macchina fotografica, il giradischi o altri oggetti di antiquariato. Poi finisce che se ne vanno con il regalino per il nipotino, o magari con un paltò o un ombrello. Sono momenti difficili. Nei moduli di iscrizione alla nostra Associazione noi chiediamo, tra le altre cose, di scrivere il proprio sogno nel cassetto: arrivano le risposte più incredibili. L’altro giorno è venuta una giovane laureata in psicologia, che con le amiche aveva svuotato gli armadi della nonna. Ebbene, il suo sogno nel cassetto era ‘lavorare e vivere a Napoli’. Questo la dice lunga, no?”.

 

Leggi sul numero di Vita in edicola l’inchiesta sul fenomeno del baratto in Italia e nel mondo.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA