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Rientro talenti, una legge affondata dalla burocrazia

Presentata da Letta e Lupi. Bloccata dalle Entrate

di Redazione

La Legge bipartisan sul rientro dei talenti presentata da Maurizio Lupi e Enrico Letta e approvata lo scorso anno è bloccata dalla burocrazia. È la denuncia lanciata da Guglielmo Vaccaro, deputato del Partito Democratico con una lettera pubblicata questa mattina dal Corriere della Sera e che riportiamo.

Con la collega Alessia Mosca abbiamo partecipato alla presentazione della ricerca che l’Associazione Italents e l’amministrazione Pisapia hanno realizzato coinvolgendo gli Italians interessati a rientrare nel nostro Paese e a Milano in particolare. Sono emersi risultati davvero interessanti che ci raccontano di migliaia di ragazzi partiti con un desiderio mai sopito di rientrare in Italia (solo il 13% esclude questa possibilità) e, soprattutto, animati da una grande voglia di sostenere il lavoro di chi fa politica per riformare il Paese (sorprendentemente l’86% si dichiara interessato a collaborare). Durante la mattinata di lavoro a cui hanno partecipato molti giovani, rientrati in Italia anche grazie agli incentivi previsti dalla legge che assieme a Enrico Letta e Maurizio Lupi abbiamo promosso, ci siamo confrontati con spirito costruttivo analizzando i punti di forza e di debolezza delle politiche messe in campo in questa legislatura per l’attrazione dei talenti partiti negli ultimi anni.

Ne abbiamo parlato a Milano, la stessa città da cui il nostro progetto è partito il 23 marzo 2009, quando, insieme con Beppe Severgnini e grazie al sostegno del «Corriere della Sera», abbiamo tenuto un forum in Sala Buzzati. Quel giorno abbiamo discusso e modificato l’allora bozza di proposta di legge Controesodo, raccogliendo in diretta centinaia di suggerimenti che lo stesso Severgnini ha poi consegnato in Parlamento nel corso di una sua audizione in Commissione Finanze. L’esito positivo raggiunto con l’approvazione della legge, non è, però, bastato.

Registriamo oggi tantissimi commenti critici sui blog di Italians e di Controesodo, che lamentano l’impossibilità di accedere agli incentivi a causa di ostacoli di ordine burocratico causati dalla mancata adozione di una circolare attuativa da parte dell’Agenzia delle Entrate. Sono almeno 50.000 i giovani laureati italiani andati all’estero potenzialmente interessati alla legge per i quali questo ritardo sta determinando una pressoché totale mancanza di fiducia nel nostro Paese. Chi è stato all’estero, lasciando anche con qualche diffidenza l’Italia, non considererà mai la possibilità di rientrare se l’Agenzia delle Entrate non agirà celermente per quanto di sua competenza.

Il ritardo è grave e la delusione sta, purtroppo, inducendo molti Italians già rientrati a considerare la possibilità di ripartire. Avverto tutto il peso di una scelta che molti giovani hanno compiuto facendo affidamento su una legge dello Stato, che assieme a tanti colleghi ho fortemente voluto. Ai giovani che hanno scelto di scommettere nuovamente sul nostro Paese abbandonando posti e culture che hanno saputo accoglierli e valorizzarli dobbiamo risposte chiare. Oggi, coloro che sono tornati brancolano nel buio e chi aveva pensato di rientrare si guarda bene dal farlo. Ho fatto personalmente visita all’Agenzia delle Entrate, ho presentato diverse interrogazioni parlamentari, ho sollevato la questione in Commissione Finanze e in Aula. Avendo ora esaurito le possibilità di intervento connesse al mio ruolo non mi resta che affermare con chiarezza che se un’agenzia del Governo di fronte a una legge non adempie, allora è inutile legiferare e conservare la mia carica di parlamentare.

Faccio quest’ultimo appello e metto in gioco il mio mandato, augurandomi che questo gesto serva per sbloccare la situazione e far sì che l’Agenzia delle Entrate, al più presto e comunque entro un mese al massimo, si metta in discussione realmente, dando quando deve dare e non soltanto chiedendo quando deve avere. Una legge che ha avuto consenso unanime e che può incentivare il rientro di tanti talenti non può morire a causa dell’indifferenza di una burocrazia che così facendo affligge, trattiene e spinge oltrefrontiera alcune delle nostre migliori energie. Trenta giorni ancora per una circolare che attendiamo da mesi in un Paese normale sono anche troppi, vedremo se saranno sufficienti


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