Non profit

Junk food o niente nel piatto l’Inghilterra fa i conti con l’emergenza

di Marco Dotti

La fame torna a mordere, la povertà comincia a farsi sentire. Ma senza dare troppo nell’occhio. Almeno per ora, infatti, pochi sembrano essersi accorti che una scandalosa epidemia avanza nella Londra che aspetta le Olimpiadi. Proprio attorno a Trafalgar Square, nei pressi di Piccadilly e in altri luoghi che un immaginario confuso vorrebbe consegnare a un mondo magari senza etica, ma pure senza conflitti, o a un “universo creativo” che, dalla moda all’alta finanza, altro non fa che alimentare il circolo ozioso di una retorica senza fine. Eppure sotto la pelle di questo mondo qualcosa si muove, e fa paura. Come titolava l’Independent, in un bel pezzo a firma Charlie Cooper, questo “qualcosa” è il «ritorno della fame». Quella vera, dura, nera, che uccide.

Come ai tempi di Dickens
Un bambino su dieci, ogni sera ? denunciano le associazioni di settore ? non ha di che sfamarsi. Che viva in casa, con genitori disoccupati o ? talvolta è peggio ? sottoccupati, o sia ai limiti dell’abbandono la situazione non cambia. Non si tratta, infatti, di denunciare una situazione che, in tempi di crisi generalizzata, colpisce nello specifico i ragazzi con problemi “classici”, dalla mancanza di alloggio, al vandalismo alla descolarizzazione. Al contrario, siamo davanti a qualcosa che assomiglia davvero, come nota Cooper, a una vera e propria epidemia silenziosa di malnutrizione. Un’epidemia che ricorda quelle conseguenti alle carestie del XVIII secolo o quella durissima, descritta nella metà del XIX secolo, all’alba della rivoluzione industriale da Charles Dickens. Ai tempi di Dickens, ai ragazzi spettava, tutt’al più, un po’ di brodo di patate di terza scelta, con evidenti conseguenze su quella che allora ancora si chiamava “igiene pubblica”.
L’associazione Kids Company, con base a Londra, che dal 1996 lavora su situazioni di vulnerabilità sociale giovanile e dell’infanzia e a tutt’oggi segue oltre 17.000 casi critici, ha lanciato l’allarme. Pochi, per ora, lo hanno inteso. È stata comunque avviata dall’associazione la campagna “Stop Hunger”, fermiamo la fame. Un pasto con adeguato apporto calorico e proteico, osservano i responsabili dell’associazione, è quanto manca a bambini e ragazzi inglesi, per un concorso di situazioni che vanno dalla autoderesponsabilizzazione dei genitori, ai fattori di disagio profondo che colgono intere famiglie e quartieri oramai senza futuro. Perché «se la sera il pasto non c’è, di giorno i ragazzi si trovano quasi sempre a mangiare junk food, scarti, carne cruda, cose fritte di pessima qualità ma bassissimo costo». Ogni fine settimana, sono più di settanta i ragazzi che, nella sola capitale, si rivolgono per la prima volta a Kids Company spinti in questo da nuova fame.

A scuola l’unico pasto
Il numero, in un anno, è più che raddoppiato. I ragazzi sono per lo più figli di immigrati, ma anche di impiegati che, durante l’orario di lavoro, non si premurano dell’alimentazione dei ragazzi. «I ragazzi non hanno voce, e spesso finiscono per mangiare quello che trovano, salvo poi» dichiarano dall’associazione «manifestare gravi disturbi alimentari e comportamentali a scuola, al momento della pausa per la merenda o il pranzo. Spesso questi ragazzi non hanno cibo a casa e non hanno orari regolari. Si alimentano quando possono e come possono, questo li destabilizza».
Camila Batmanghelidjh, la fondatrice e responsabile di Kids Company ha rincarato la dose, parlando di una vera e propria guerra strisciante: contro l’infanzia, contro il futuro, contro la salute di tutti. Contro la società. Perché mentre si discute di spread, di pareggio di bilancio, di numeri insomma, altri numeri ci dicono che la Londra dei più piccoli rischia di implodere per fame. E con essa molte altre città.
È un problema anche di educazione e di quel processo, tipico del lavoro flessibile, che ha portato a una progressiva “desenquelizzazione del tempo”. In sostanza, lavorando a intervalli sempre più irregolari, si finisce col perdere il ritmo di vita e una mamma su cinque ? così risulta da uno studio a campione di Netmums, il più importante web forum di genitori inglesi ? arriva persino a dimenticarsi di preparare pranzo o cena per il proprio bambino. Dal Trussell Trust, che supporta molti banchi alimentari europei, si segnala infine un vero e proprio boom di richieste d’aiuto. L’apertura di una nuova mensa in un quartiere, osservano dal Trussell Trust, porta alla luce nuovi casi di “fame”. Spesso, dichiara Charlotte Williams, che lavora in una comunità del South Yorkshire, quindi lontano dalla “Big Town”, quando ci troviamo a distribuire frutta fresca osserviamo stupore, sul volto dei ragazzini. Alcuni di loro non l’hanno mai vista prima». È una situazione destinata a peggiorare, anche secondo i dati dello School Food Trust – “national charity” deputata a fornire al governo i dati sull’alimentazione scolastica – laddove le scuole siano provviste di mensa, il pasto rimane l’unico della giornata per ragazzi in età scolare. Che ne sarà di loro?
Info: www.kidsco.org.uk


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