Cultura

La contraffazione ci costa 164 mln al giorno

Dalla lotta al falso Made in Italy 300mila posti di lavoro. Coldiretti commenta i risultati dei 79mila controllo effettuati

di Redazione

Sono 300mila i nuovi posti di lavoro che si potranno ottenere dalla lotta alla contraffazione del falso Made in Italy che, solo nell’agroalimentare ha raggiunto i 650 miliardi di euro. Ne è sicura Coldiretti che commenta positivamente i risultati ottenuti dagli oltre 79mila controlli effettuati nell’ambito delle attività operative condotte dai quattro organismi che dipendono dal ministero delle Politiche agricole e illustrati dal ministro Mario Catania,

«Il fatto che per effetto della falsificazione vengano sottratti all’agroalimentare nazionale ben 164 milioni di euro al giorno dimostra che insieme al contrasto all’evasione fiscale, la lotta alla contraffazione e alla pirateria rappresentano per le Istituzioni un’area di intervento prioritaria per recuperare risorse economiche utili al Paese e generare occupazione», ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini.

La contraffazione – sottolinea Marini – è un crimine particolarmente odioso in tempi di crisi perché si fonda soprattutto sull’inganno nei confronti di quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti di alimenti. Spesso la criminalità si avvantaggia della mancanza di trasparenza nei flussi commerciali e nell’informazione ai consumatori. In questa situazione c’è spazio per comportamenti illeciti dagli effetti gravissimi sia per la salute delle persone sia per l’attività economica delle imprese. Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto messa in atto dalla Magistratura e da tutte le forze dell’ordine impegnate confermano – ha sostenuto Marini – la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie troppo larghe della legislazione a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata, voluto con una legge nazionale all’inizio dell’anno approvata all’unanimità dal parlamento italiano ma non ancora applicato per le resistenze comunitarie.

Secondo una indagine Coldiretti/Swg le frodi a tavola sono le più temute da sei italiani su dieci anche per i rischi che comportano per la salute. Al secondo posto (40%) vengono quelle legate al fisco, mentre le truffe finanziarie sono lo spauracchio del 26% degli italiani, seguite a stretta distanza da quelle commerciali, come la contraffazione dei marchi (25%).

Ai danni provocati sul mercato nazionale si aggiungono quelli sulle esportazioni agroalimentari che – ha continuato la Coldiretti – potrebbero addirittura triplicare con una radicale azione di contrasto al falso Made in Italy nel mondo. A essere colpiti sono i prodotti più rappresentativi dell’identità alimentare: dai pomodori San Marzano coltivati in Usa al “Parma salami” del Messico, dal Parmesao del Brasile allo Spicy thai pesto statunitense, dall’olio Romulo con tanto di lupa venduto in Spagna al Chianti prodotto in California, ma anche una curiosa “mortadela” siciliana dal Brasile, un “salami calabrese” prodotto in Canada, un barbera bianco rumeno e il provolone del Wisconsin. Una concorrenza sleale nei confronti dei produttori nazionali con il rischio che, soprattutto nei Paesi emergenti come la Cina, si radichi tra i consumatori un falso Made  in Italy che – ha concluso la Coldiretti – non ha nulla a che fare con il prodotto originale e che toglie invece spazio di mercato ai prodotti autentici.

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