Politica

«L’accessibilità? Un’opportunità economica»

Carlo Fidanza, eurodeputato PdL: un milione di euro a disposizione del turismo per i disabili

di Joshua Massarenti

Bruxelles – Mai Carlo Fidanza avrebbe immaginato che un giorno il destino lo avrebbe portato a difendere i diritti dei disabili. La sua carriera politica è stata segnata da una lunga militanza nelle fila di Azione Giovani, per poi approdare al ministero delle Politiche agricole, al fianco di Gianni Alemanno in qualità di consigliere per le relazioni istituzionali e la cooperazione internazionale.

Consigliere comunale a Milano e Desio, nel 2009 diventa Presidente della Commissione Consiliare “Expo 2015” con il compito di seguire il percorso di avvicinamento al grande appuntamento dell’esposizione in stretto contatto con i vertici della Società di Gestione e il Sindaco Commissario. Nello stesso anno, viene eletto parlamentare europeo per il Popolo delle Libertà (PdL), a Strasburgo e Bruxelles si occupa principalmente di trasporti, turismo e agricoltura. “Lavorando sulle questioni turistiche mi si è aperto mondo che mi ha spinto a riflettere sul problema dell’accessibilità”. 80 milioni di disabili europeo “è un numero importante che costringe l’Unione Europea a fare un salto culturale sul turismo accessibile. la disabilità non si limita soltanto al diritto all’integrazione, ma si spinge fino al portato economico”.

Di concreto che cos’è riuscito a fare?

Sono stato relatore al Parlamento europeo di un’iniziativa sulle nuove strategie del turismo europeo che a livello della Commissione Ue viene seguita dal commissario Tajani. In questa relazione avevamo evidenziato la necessità di riconoscere i diritti dei disabili in ambito turistico e di investire sul turismo accessibile come elemento di ulteriore competitività del sistema turistico europeo. In tutti questi anni c’è stato uno sforzo collettivo sulla regolamentazione dei diritti dei passeggeri grazie al quale siamo riusciti ad ottenere delle tutele specifiche per i passeggeri a mobilità ridotta (PRM, nrd). In seguito alla mia relazione, su mia proposta gli eurodeputati hanno approvato con il bilancio 2012 un’azione preparatoria da un milione di euro sul turismo accessibile. Da qui è nata la volontà di organizzare nel febbraio scorso un’audizione per capire i progetti da sostenere con questi primi fondi e tenere alta l’attenzione sul tema dell’accessabilità per i disabili. Sembrano iniziative modeste, ma è un  primo segnale per favorire un cambio culturale. Finora in Europa i responsabili del settore turistico e la classe politica hanno percepito i disabili e il turismo accessibile come una problematica sociale, quando invece andrebbe sviluppata un’azione trasversale riconoscendo al disabile la possibilità di essere percepito anche come un consumatore con caratteristiche ed esigenze particolari che vanno soddisfatte.

Durante l’audizione che abbiamo organizzato nel febbraio scorso, è emerso che il concetto stesso di disabilità rischia di essere limitativo. Non solo perché un disabile motorio ha esigenze totalmente diverse da un disabile sensoriale, ma anche perché oggi emergono nuovi bisogni che limitano le capacità di accesso alle strutture turistiche. Si va dall’allergia alimentare all’allergia per determinati materiali di costruzione, passando per i dializzati fino alle famiglie con bambini. Insomma, la disabilità non si limita soltanto al diritto all’integrazione, ma si spinge fino al portato economico.

Si spieghi meglio…

La mentalità dominante vede negli interventi a favore dei disabili come oneri supplementari a carico delle imprese, non comprendendo in realtà come un disabile di solito non viaggia mai da solo, pensiamo al classico disabile in carrozzina, e che se il posto che lo accoglie offre servizi accessibili, la probabilità di ritorno nella stagione successiva è alta, e magari anche con altre persone.  Rovesciando le prospettive, anziché creare problemi, i disabili sono un valore aggiunto economico per le aziende turistiche.

Esistono in Europa iniziative dove questo valore aggiunto è già una realtà?

Citerei due casi italiani. Il primo riguarda Village for all, una realtà che nasce come associazione, ma che il suo fondatore Roberto Vitali ha dovuto trasformare in azienda tanto il potenziale economico era grande. Village for all certifica l’accessibilità di strutture turistiche che vanno dai campaggi agli alberghi, passando per i resort, etc.

Lo fa su base volontaria attribuendo un marchio di qualità e fornendo sul suo sito tutte le informazioni per consentire a persone con disabilità o con bisogni speciali di scegliere la propria vacanza nella struttura turistica in grado di soddisfare meglio le sue esigenze. E lo fa con tanto di mappe che offrono informazioni molto precise sulle dimensioni delle stanze, gli accessi alle piscine, etc. Oggi Vitali ha già una rete composta da una decine di strutture, anche in Croazia. Il suo obiettivo è di estendere il modello di Village for all ad altri paesi europei.

L’altro progetto chiama in causa Confindustria Sicilia che sta lavorando sulla formazione del personale, la comunicazione, l’accesso alle strutture, in collaborazione con le imprese turistiche siciliane. Da Bruxelles vorremmo promuovere e molteplicare i casi di best practice per accrescere la consapevolezza del settore turistico europeo sulle opportunità offerte dal turismo accessibile.

Per raggiungere questo obiettivo bisogna fare massa critica. Come ci riuscirete?

E’ una questione cruciale. Quando circa un anno fa abbiamo votato la revisione del regolamento sulle statistiche del turismo europeo, per la prima volta abbiamo inserito un obbligo per tutti gli Stati membri di fornire cifre sull’effettiva accessibilità dei disabili ai servizi turistici. Questo regolamento entrerà in vigore dal 1 gennaio 2013. Per ora di dati accertati non ne abbiamo, ma va ricordato che nello spazio europeo si contano all’incirca 80 milioni di disabili.

A quando un marchio europeo simile a quello di Village for all?

C’è un’idea in più. Stiamo lavorando con il commissario Tajani per creare un marchio di qualità europeo su tutto cio’ che riguarda l’ospitalità ed inserire in questo marchio alcuni requisiti specifici sull’accessibilità. La proposta della commissione europea dovrebbe arrivare entro la fine del 2012. Si tratta di un lavoro lungo e complesso perché ad oggi prevale una forte disparità sul Vecchio continente. Alcuni paesi come la Spagna, la Francia e l’Italia hanno un marchio comune che si chiama Eurogite, che poi è il marchio degli agriturismo, mentre altri paesi non hanno mai creato nessun marchio di qualità. Gli standard di accessibilità sono importanti perché una volta che si mettono dei criteri di qualità a livello europeo, l’accessibilità non puo’ rimanere fuori dal dibattito. Ripeto, l’elaborazione di questa proposta non è un’impresa facile perché qui si tratta di creare nello spazio UE regole valide per ogni Stato membro su una tutta una serie di attività turistiche che vanno dalla qualità dei menù all’accesso alle piscine, alle infrastrutture alberghiere, etc. L’idea sta già creando un bel vespaio tra gli operatori del settore.

Esistono nell’Unione Europea dei paesi virtuosi sull’accessibilità ai servizi turistici per i disabili?

La Spagna di per sé non è virtuosa, ma esistono delle regioni come le Isole Baleari che hanno dell’accessibilità un segmento di business. Penso ad esempio ad Handisport, un’associazione che si occupa della pratica sportiva per i disabili e che effettua operazioni di marketing piuttosto, tra cui una che invita i disabili a passare le loro vacanze nelle Baleari perché li’ avranno la garanzia di poter accedere a strutture sportive adeguate.

La Francia fa una certificazione delle strutture turistiche sull’accessibilità, ma sulla base dell’autocertificazione, il che aumenta considerevolmente il rischio di false dichiarazioni. E’ un modello contrario a quello adottato da Vitali con Village for all, che invece verifica sul posto le condizioni di accessibilità per i disabili alle strutture turistiche.  

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