Cultura

Manzato: La prima pasta “autarchica” è veneta

L'assessore regionale all'agricoltura rivendica la primogenitura della pasta 100% italiana e oggi anche a Km 0

di Redazione

«Meglio tardi che mai, certo non primi. In Veneto c’è un pastificio industriale che dal 2002, davvero per primo, che produce pasta solo con farina ottenuta da grano duro nazionale, il cui prodotto è certificato “Grano Duro Italiano” dal Csqua Certificazioni Srl». È questa la precisazione che arriva dall’assessore regionale all’agricoltura del Veneto, Franco Manzato, che «in nome della verità», chiosa la notizia diramata oggi circa l’arrivo della “prima” pasta autarchica, italiana al 100%, frutto di una collaborazione Coldiretti – Coop.

«Sono lieto che queste due importanti organizzazioni abbiano raggiunto un obiettivo importante, che tutela i consumatori e dà certezze ai produttori del nostro Paese. Però qui da noi, a Castello di Godego in provincia di Treviso l’industriale Pierantonio Sgambaro, titolare della “Jolly Sgambaro”, realizza da anni una pasta rintracciabile tutta italiana, in stretta collaborazione con gli imprenditori agricoli», ribadisce l’assessore veneto. «Di più: da un anno la Jolly Sgambaro produce una pasta di grano duro a km zero, venduta in loco anche dalla Grande Distribuzione, realizzata esclusivamente con grano duro coltivato in Veneto e in Emilia Romagna, coltura che proprio grazie a queste iniziative ha ripreso quota sul nostro territorio. A lui il merito della primogenitura».

La Jolly Sgambaro, – precisa una nota della Regione Veneto – che ha anticipato di molti anni la rintracciabilità obbligatoria del prodotto, lavora circa 40mila tonnellate di grano duro, ottenuto sulla base di specifiche molto precise. 30mila tonnellate sono frutto della consolidata alleanza con gli agricoltori e cooperative della Puglia, mentre le restanti 10mila provengono dai 9 mila ettari seminati nella pianura veneta ed emiliana, dove la disponibilità di grano duro a “Km zero” ha creato un forte rapporto con il territorio, che tra l’altro incide profondamente e in positivo sulle problematiche ambientali e sui costi dei trasporti.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.