Non profit

Syusy Blady, turista per caso e imprenditrice di successo

di Marina Moioli

Negli ultimi vent’anni ha girato il mondo in lungo e in largo insieme all’inseparabile Patrizio Roversi, realizzando programmi televisivi che mettevano insieme turismo, cultura, divulgazione, incontri con luoghi e persone. Il tutto da un punto di vista rigorosamente personale, secondo lo stile che li caratterizza: quello dei viaggiatori della “porta accanto”. Un approccio che sta alla base anche del grande successo di Turisti per caso, un periodico ma soprattutto un sito visitato da più di 557mila utenti (e consultato dal 34% degli italiani prima di programmare un viaggio o una vacanza, subito dopo Tripadvisor), nato «dal desiderio di esplorare il mondo con un approccio globale che abbraccia tradizioni, cultura, gastronomia, storia, antropologia, misteri, arte, natura». Turista per caso, «ma non a caso», Maurizia Giusti, alias Syusy Blady, si può considerare la vera paladina di un certo tipo di turismo, responsabile, attento ai valori del territorio e ai problemi sociali.
Per lei il turismo è «l’ultima risorsa dell’Italia». Lo crede veramente?
Certo! In Italia tutto è in crisi: l’industria ha smesso di tirare, il manifatturiero è messo male, l’agricoltura peggio. Ho sempre detto che la soluzione sarebbe abbellire l’Italia, buttando giù le brutture della cementificazione abusivista, rivitalizzare la cultura, trasformarci tutti quanti in guide turistiche del nostro Paese e poi mettere una biglietteria al Brennero per fare pagare l’ingresso. Al di là della battuta, sono convinta che valorizzando il tantissimo di bello, di curioso, di autentico che c’è nel nostro territorio si potrebbe veramente dare una svolta all’economia. Il nostro territorio è in assoluto il più ricco di biodiversità culturale di tutto il mondo. Si tratta solo di farlo conoscere e apprezzare.
In che modo?
Il turismo è una risorsa aperta, vale a dire che rappresenta una ragnatela di opportunità che possono far bene ad altri settori: turismo vuol dire tutela dell’ambiente, sviluppo dei servizi legati all’agricoltura, cura del paesaggio, accoglienza alberghiera, fiere, lancio di prodotti tipici, sviluppo del territorio rurale, senza dimenticare il folclore, ingiustamente penalizzato. Proprio da queste considerazioni è partita l’idea di Italia-Slow Tour, la striscia quotidiana in onda su Retequattro per raccontare in chiave green l’Italia meno conosciuta. Abbiamo scelto angoli inediti, percorsi alternativi e mete low cost, luoghi incantevoli, ma sconosciuti al turismo di massa, di cui l’Italia è ricchissima.
Dai giri del mondo alla riscoperta dell’Italia minore: la vostra “mission” sembra un po’ cambiata?
Invece abbiamo sempre saputo, e l’esperienza ce l’ha confermato, che l’Italia “è” il mondo, un mondo di luoghi da scoprire e riscoprire. Dove trovi una natura così varia o tanta storia stratificata, tante cucine diverse? Anche il viaggio sotto casa può sorprenderci, anzi, soprattutto quello. Oltretutto le nuove tendenze del turismo portano a preferire i viaggi brevi, lenti e a “filiera corta”, come le scampagnate che si facevano una volta. Purtroppo in Italia non siamo capaci di fare sistema, di lavorare in rete, di fare sinergie. Tutto è ancora troppo disperso, spezzettato, lasciato alla buona volontà di questa o quella iniziativa. In questo senso credo che noi stiamo facendo davvero un bel “servizio pubblico”. Ci credo così tanto che voglio andare a proporlo anche al ministro competente.
Ma per lei il luogo più bello d’Italia qual è?
Sta proprio davanti a casa mia: il santuario della Madonna di San Luca, con la Salita dei Portici che riproduce la costellazione della Vergine. Di notte, illuminato è bellissimo: sembra sospeso nel cielo. E da lassù guardi l’oltre; trovi il senso dello stare al mondo.


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