Non profit

Icric, ovvero: così l’Inps ci complica la vita

Indennità d'accompagnamento

di Franco Bomprezzi

Aspettando Godot. Arriverà. Forse sì, forse no. Quando? Come? Non è chiaro, dipende. Ma da cosa? Dalle Poste? Da internet? E se non ho il Pin dispositivo? Ti attacchi al Caf. Come sarebbe a dire? E se mi sospendono l’indennità di accompagnamento? Meglio informarsi. Chiama il numero verde. Già. Lo faccio, ma mi danno risposte sempre diverse. Per forza, ogni giorno cambiano le informazioni dalla regia. E allora?
Ecco, provate a leggere le domande e le risposte qui sopra come se fossero un dialogo surreale. Il fatto è che si tratta, più o meno, dei dialoghi veri di queste settimane quando si parla di Icric, una sigla criptica, che rimanda a un modulo da compilare e restituire firmato. Bisogna dichiarare, entro marzo, di essere o di non essere stati ricoverati a titolo gratuito in strutture residenziali. Una sorta di periodica, annuale, autocertificazione che permette alle famiglie e alle persone con disabilità di stare tranquilli, di non entrare in ansia almeno per questo aspetto. È giusto, in teoria: se una persona è ricoverata permanentemente in modo gratuito in una struttura residenziale, cade il significato della indennità di accompagnamento, non legata al reddito, ma necessaria appunto a sopperire alle spese maggiori per garantirsi autonomia e indipendenza: 485 euro al mese che possono fare la differenza, in molte case.
Ecco, da quando Inps ha deciso di informatizzare tutto, è cominciato il balletto della disinformazione, dell’incertezza. È sceso in campo l’Ufficio Complicazioni Affari Semplici. Basta provare a leggere le istruzioni per completare il Pin “dispositivo”: roba da smanettoni, altro che pensionati Inps. E poi, alla fine, è assai probabile ? ma non ne sono sicuro ? che il famigerato modulo arriverà ancora per Posta, come sempre in passato. Solo che non si potrà più rispedire con busta e francobollo. Troppo banale. Ci vorrà il Caf. O una laurea in informatica. Forse.

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