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Lezioni americane: informazione e soccorsi

Intanto, in Italia, si fanno e si disfano le centrali di coordinamento della protezione civile. Quali le conseguenze?

di Carlo Mazzini

Questo è certamente ancora il momento della cronaca, della tragedia che continua a colpire il destino di tante persone al di là dell’oceano. Ma questo può essere anche il momento delle domande da rivolgere a casa nostra, in Italia, ai governanti passati e presenti.
Senza alcuna vena polemica, ma con la speranza di avere anche indirettamente una risposta, ci si chiede se veramente ciò che è successo in America possa ripetersi in Italia. Non parlo degli attentati, ma della macchina organizzativa dei soccorsi, della presenza costante – nei network d’informazione televisiva e radiofonica – di numeri telefonici, indirizzi, riferimenti circostanziati di organismi, governativi e non, presso i quali ricevere informazioni e aiuto, o ai quali offrire qualsiasi tipo di sostegno.
Le redazioni sembravano avere totale padronanza e conoscenza della cosiddetta “società civile” americana, e tutto ciò a poche ore (al massimo 6) dagli attentati, in un clima di terrore, incredulità, sgomento.
In Italia, che non è nuova a accadimenti calamitosi di proporzioni gigantesche, si è appena deciso di “smantellare” la mai nata Agenzia della Protezione Civile (prevista dal DLgs 300 del ’99), sostituendola con un Dipartimento della Protezione Civile (D Legge 343 del 7 settembre 2001).
Ci si chiede se fosse realmente la cosa giusta da fare, e quanto tempo debba passare prima di avere una struttura stabile per il coordinamento degli aiuti alla popolazione colpita da tragedie di qualsivoglia origine.
Temo che se nel giro di 2 anni si è cambiata più volte idea a riguardo della natura, delle funzioni, dei riferimenti amministrativi e legislativi di un soggetto così importante, con difficoltà, alla prossima Soverato, Umbria, Asti sapremo da radio e tv a chi chiedere o prestare aiuto.

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