Non profit

Dalle imprese agli ospizi una professione alla ribalta

di Sara De Carli

Lo “shomer ma mi-llailah” del profeta Isaia riecheggia nella notte: «Sentinella, a che punto è la notte?». Più di cinquanta imprenditori, nei due anni e mezzo della crisi, si sono suicidati. La crisi economica ha svuotato le tasche di soldi, certezze e desideri e le ha riempite di frustrazione, fallimento, solitudine. «Dobbiamo essere sentinelle dell’inconscio contro il rischio della consumazione. Il nemico della contemporaneità sono la solitudine e gli s-legami», dice Fabio Tognassi, psicologo psicoterapeuta di Jonas, la prima onlus che ? nel 2003 ? decise di rendere la psicoterapia accessibile a tutti, attraverso una “tariffa soggettiva”. Lo psicologo lascia il suo studio ovattato e scende in trincea. E se un tempo il lettino era «cosa per ricchi» e la Asl «roba da matti», oggi incontrare uno psicologo è un’esperienza ordinaria, anche per la scelta che tanti stanno facendo di presidiare il territorio. Magari nelle biblioteche, come fa Jonas, con la formula di una conferenza seguita da un “gruppo di parola” guidato da uno psicoterapeuta: «L’obiettivo non è curare, ma recuperare il riconoscersi insieme in un progetto, perché uno dei cardini della psicoanalisi è che non si è senza l’altro».

Il lavoro, in testa
A metà febbraio Federcontribuenti ha lanciato un nuovo numero verde anticrisi. Rispondono tre psicologi volontari. «Chiamano una decina di persone alla settimana e la metà fa cenno al suicidio come possibilità concreta», spiega Carmelo Finocchiaro, presidente di Federcontribuenti. «Disoccupati, persone che hanno sottoscritto un mutuo per la prima casa a cui la banca chiede un rientro immediato, alle prese con Equitalia», esemplifica Finocchiaro.
Giuseppe Luigi Palma, presidente dell’Ordine nazionale degli psicologi, non ha un attimo di esitazione. Quando gli chiedo dove sta andando la professione, cita la psicologia del lavoro: «Per la prevenzione dello stress. Di chi il lavoro ce l’ha e di chi l’ha perso», dice. Il sostegno psicologico, ammette Palma, in questo caso è affidato «alla buona volontà di progetti ideati da enti locali e onlus», mentre l’ordine ha da poco firmato un protocollo con la Guardia di Finanza per dare sostegno psicologico per lo stress da lavoro.

Lo psicologo di base
Che quella dello psicologo non sia una figura che cavalca la crisi lo dice il fatto che, oggi come ieri, esiste una grande domanda di psicologia, ma una bassa richiesta di psicologi. Per intercettare questa domanda inespressa la strada è quella della prossimità e della gratuità. Sono queste le parole chiave che stanno alla base di due progetti, lo psicologo in farmacia e lo psicologo di base.
La prima esperienza (poi replicata in moltissime città, tra cui Bologna, Roma e Cuneo) è nata a Milano nell’ottobre 2009, è durata due anni e ha coinvolto 1.775 utenti, ciascuno per 4-5 sedute gratuite per i pazienti, in quanto pagate dai farmacisti. Donne, anziani e disoccupati hanno risposto in percentuali sopra la media. «Abbiamo intercettato un bisogno che mai si sarebbe rivolto né all’Asl né agli studi privati, e l’abbiamo fatto in maniera precoce», spiega Enrico Molinari, responsabile del Laboratorio di psicologia clinica all’Università Cattolica di Milano e supervisore del progetto, che oggi sta lavorando sull’ipotesi di consultazioni a domicilio per persone con disabilità gravi o malattie neurodegenerative.
A Roma e dintorni invece si sta sperimentando lo psicologo di base: chi va dal medico di base, nel medesimo studio trova anche lo psicologo. «Il 50% dei bisogni riportati al medico di base è un problema psicologico», dice ancora Palma. «Così si risparmiano, dati alla mano, 75mila euro in prescrizioni di farmaci per ogni medico».
Un’area in espansione è quella degli anziani, anche se ? precisa Pierluigi Policastro, referente del gruppo di lavoro sugli anziani dell’Ordine degli psicologi del Veneto ? «l’invecchiamento attivo non è ancora previsto da nessuna normativa specifica». Vero è, però, che il Veneto è una delle Regioni che per prima ha previsto che ci sia uno psicologo a tempo pieno ogni 120 anziani ospitati in struttura. Claudio Vianello coordina il gruppo di nove psicologi che lavorano nelle strutture dell’Opera Immacolata Concezione: ogni nuovo anziano che entra qui è seguito con un progetto personalizzato. L’aiuto psicologico è fondamentale in ogni momento critico, anche nella fase terminale della vita, «quando aiutiamo ciascuno a personalizzare la propria morte».
Umberto Lamberti lavora in una casa di riposo del trevigiano, e sta cercando di mettere in piedi un servizio di screening cognitivo ed emotivo a domicilio, per il precocissimo invio ai servizi degli anziani più fragili: «Per troppo tempo si è pensato che la depressione dei vecchi fosse inevitabile. Invece è possibile accompagnare le persone a vivere bene un’età di perdite», spiega.
Stesso obiettivo per il servizio Aiuto anziani della città di Torino: «L’anziano che ha subìto un furto o un raggiro tende a chiudersi in casa a ruminare su quel che gli è accaduto», racconta Carlo Maria Gioria, «si infila in un circolo vizioso, si lascia andare anche fisicamente, smette di mangiare: che sono qui a fare, si chiede, ad aspettare Godot? Non sentirsi soli è fondamentale».


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