Economia

Consumi agricoli e risparmi: il modello questa volta sta a Sud

In Puglia i miglioramenti più significativi. In ritardo il Nord

di Redazione

La maggior parte delle risorse idriche è impiegato nell’agricoltura. È un fatto, nessuno le discute. Quello che è difficile capire è la quantità esatta d’acqua impiegata nei campi in Italia. Le stime variano dal 50 al 70%. Secondo il WWF l’attività agricola consuma mediamente la metà del totale della risorsa idrica, contro il 19% della produzione elettrica, il 18% delle forniture idriche e il 17% dell’industria. Una valutazione simile la fanno gli agricoltori: «Siamo intorno al 50%, ma è difficile fare una misurazione esatta, manca la contabilità dei punti di approvvigionamento», dice Stefano Masini, responsabile Ambiente e territorio di Coldiretti.
Il problema è che allo sviluppo di tecnologie attente al risparmio tra le mura domestiche e tra le pareti di una fabbrica, da noi non è ancora seguita un’analoga crescita di efficienza nel settore responsabile della maggior parte dell’uso idrico. In alcune zone il consumo è particolarmente intensivo: solo il sistema delle risaie delle province di Novara, Vercelli e Pavia assorbe il 25-30% del totale dei prelievi irrigui nazionali. «Bisogna ricordare però che attraverso l’irrigazione si produce biodiversità, non è uno spreco», afferma Masini. Detto questo, è necessario chiedere che cosa si può fare per consumare meno. «Bisogna sostituire all’irrigazione per scorrimento, quella fatta attraverso canali, e a quella per aspersione, l’irrigazione a goccia. Quest’ultima avviene attraverso tubi e garantisce una quantità di sprechi minima rispetto alle altre. In Italia siamo ancora al 15% di questo metodo, bisogna fare investimenti per crescere», risponde il responsabile di Coldiretti. «Anche perché l’Unione Europea ci chiede standard di efficienza irrigua e a molti agricoltori il passaggio può convenire, dato che risono a disposizione dei fondi».
Lo ricorda Anche il WWF Italia: «È indispensabile avviare una politica di incentivi per un utilizzo razionale dell’acqua e un suo risparmio. Bisogna rivedere il ruolo dell’agricoltura nell’ambito della manutenzione del territorio come la direttiva quadro e la recente riforma della politica agricola Comunitaria impongono. I Consorzi di bonifica, che in questa nuova ottica potrebbero essere chiamati Consorzi per la gestione dell’acqua nel territorio, potranno avere un ruolo fondamentale per garantire una gestione sostenibile e un controllo diffuso del territorio, se adeguatamente riconvertiti».
Intanto nel nostro Paese ci sono realtà più avanti di altre. Continua il responsabile dei coltivatori diretti: «In Puglia sono stati fatti grandi passi in avanti. In generale al Sud l’acqua è una risorsa gestita con più attenzione, per ragioni storiche sono abituati a fare i conti con la scarsità». Ma per gestire più razionalmente una risorsa così preziosa, dagli agricoltori arriva una proposta: «Si potrebbe introdurre un’etichetta», conclude Masini, «Un bollino di qualità come quelli che indicano un prodotto realizzato a bassa emissione di CO2. Così si potrebbe fare con l’acqua: “prodotti a basso consumo di H2O”».


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