Non profit
Multiutility, scocca l’ora della trasparenza
Come comunicano Hera, A2A, Acea e Acquedotto Pugliese
Che cosa sappiamo dell’acqua che beviamo? Non molto. Anzi, davvero poco. Nonostante ? questo il paradosso ? le autorità sanitarie e le società di gestione del servizio idrico effettuino analisi a catena. Solo metà degli italiani, secondo l’indagine sulla qualità delle acque di rubinetto realizzata l’anno scorso da Cittalia, la fondazione di ricerca dell’Anci, per conto di Coop Italia, ha la possibilità di accedere alle informazioni su quello che sgorga dal rubinetto di casa; solo un terzo delle aziende di gestione del servizio idrico pubblica sul sito i dati sulla qualità dell’acqua erogata; infine, solo un terzo delle utility fornisce notizie sui più importanti parametri chimici e organolettici, come accade invece per le acque in bottiglia. La sensazione tuttavia è che i gestori delle reti abbiano imboccato una strada, quella della maggiore trasparenza, da cui non torneranno indietro. Merito dell’attenzione crescente per la responsabilità sociale d’impresa, della riscoperta dell'”acqua del sindaco” e della guerra (più o meno dichiarata) ingaggiata dagli acquedotti contro le acque minerali. Il rapporto Acque minerali: la privatizzazione delle sorgenti in Italia di Legambiente e Altreconomia stima infatti un consumo, nel 2009, di 665mila tonnellate di petrolio e un’emissione di gas serra complessiva di circa un milione di tonnellate di anidride carbonica equivalente per produrre le 350mila tonnellate di bottiglie di plastica necessarie a contenere gli 11,2 miliardi di litri di acqua minerale consumati in Italia. Vita ha provato a vedere come si muovono su questo fronte quattro big player del servizio idrico: Hera, A2A, Acea e Acquedotto Pugliese.
Il Gruppo Hera, presente nei comuni di Emilia Romagna, Toscana e Marche, ha incoraggiato l’uso dell’acqua del rubinetto e scoccato non poche frecce contro le acque in bottiglia. Basta leggere il report annuale In buone acque, distribuito in 4mila copie e scaricabile dal sito, per rendersene conto. Contiene i numeri chiave sulla qualità dell’acqua potabile distribuita; un raffronto tra i parametri dell’acqua Hera e quelli delle acque minerali e infine un intervento di Last Minute Market, la società bolognese che sviluppa progetti di recupero dei beni invenduti, sull’impatto economico e ambientale dell’acqua in bottiglia e di quella di rete. Non solo: digitando il nome del proprio Comune si possono visualizzare i parametri chimico-fisici dell’acqua di casa e consultare le domande e le risposte più significative sul tema della sostenibilità poste all’azienda dai cittadini. Anche i cittadini della provincia di Brescia serviti da A2A possono sapere che acqua bevono cliccando sul nome del luogo in cui vivono e possono scoprire anche i risultati delle analisi effettuate nelle cinque circoscrizioni urbane. Stessa possibilità per i clienti laziali di Acea dell’Ato 2 (non ci sono invece i dati dell’Ato 5) e di quelli dell’Acquedotto pugliese. Basta selezionare il comune di residenza ed ecco i numeri. L’ente ripubblicizzato dal presidente Nichi Vendola, come Hera, ha avviato in collaborazione con Coop Estense la campagna “Sull’acqua il massimo della trasparenza”. Da gennaio, nei pressi degli scaffali delle minerali dei 12 ipermercati pugliesi, si può consultare una scheda informativa con le caratteristiche chimiche e microbiologiche dell’acqua di casa.
Informazione ma anche formazione. L’Acquedotto ha sperimentato nel quartiere Madonella di Bari, durante i lavori di risanamento della rete, il primo Cantiere creativo. È stato allestito uno spazio che ha ospitato, fra l’altro, lezioni alle scolaresche sul ciclo dell’acqua. I più piccoli possono anche stampare dal sito dell’Acquedotto un’etichetta con i parametri rilevati nella propria città e attaccarla sulla bottiglia. Come fosse una minerale.
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