Non profit

Con la Wii speciale, guarire è un gioco

di Sara De Carli

Videogiochi e realtà virtuale fanno bene ai bambini. Soprattutto a quelli con disfunzioni motorie. La Fondazione don Gnocchi, nell’Unità di Neuropsichiatria Infantile del Centro Irccs “S. Maria Nascente” di Milano, ha avviato da poco una sperimentazione unica, che utilizza la realtà virtuale nella riabilitazione dei pazienti in età evolutiva. L’attrezzatura si chiama VRRS – Virtual Reality Rehabilitation System di Khymeia ma, per capirsi, «è come se fosse una Wii, ma più sofisticata e soprattutto non rigida, programmabile e modificabile continuamente a seconda del singolo bambino, della sua patologia e dei suoi interessi e abitudini di vita. Noi medici indichiamo il bisogno e l’esercizio, poi i nostri bioingegneri arricchiscono il software per renderlo sempre più mirato». Lucia Angelini, neuropsichiatra infantile della fondazione, spiega così la novità.
Usare la realtà virtuale nella riabilitazione non è di per sé una cosa nuova, però fino a oggi lo si è fatto con gli adulti. Questa invece è la prima volta che si lavora in maniera sistematica con i bambini, peraltro molto più avvezzi e interessati allo strumento. Questo tipo di terapia riabilitativa è utile a bambini e ragazzi fra i 4 e i 14 anni, con deficit motori che non siano legati a malattie degenerative, soprattutto degli arti superiori, con buone capacità cognitive e senza problemi comportamentali. I vantaggi sono due: «Spesso i bambini vivono la riabilitazione tradizionale in maniera passiva, annoiati, come un atto medico a cui sono obbligati. Si stufano, non fanno il movimento in modo corretto, comunque non ottimizzano l’esercizio», spiega la Angelini. Davanti a un videogioco invece l’atteggiamento cambia: «Il bambino lo vive come un gioco, la terapia gli diventa più gradevole e questo migliora moltissimo il suo grado di collaborazione». Per essere chiari: un conto è infilare una palla in una spirale per venti volte di fila, un altro è trovarsi immersi in una realtà virtuale che dà l’impressione di essere ai giardinetti a giocare con la palla, piuttosto che tra gli scaffali del supermercato, dove il bambino deve afferrare gli oggetti e metterli nel carrello. Il secondo vantaggio è per l’operatore che, continua la Angelini, «ha continui feedback sul movimento del bambino e quindi può correggere meglio il movimento. Inoltre ha un indicatore quantitativo dei risultati, che può memorizzare, e di conseguenza può monitorare i miglioramenti». La sperimentazione per ora riguarda il centro di Milano, ma tramite la campagna sms solidale in corso fino al prossimo 1° aprile, la Fondazione don Gnocchi vuole dotare dell’apparecchiatura VRRS altri tre centri.


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