Cultura

«Ma il problema dei fondi è un alibi»

di Redazione

«Vita ha lanciato un grido di dolore assolutamente giusto e legittimo, un sussulto di orgoglio in difesa di una pagina nobile della storia del volontariato e della solidarietà italiana. Il servizio civile oggi sta scivolando verso la deriva e questo mi sembra un crimine sociale». Guglielmo Minervini, assessore alle Infrastrutture strategiche e mobilità della Regione Puglia ed ex assessore alla Cittadinanza attiva nella prima giunta Vendola, dichiara la sua «adesione convinta» all’iniziativa di Vita. Obiettore di coscienza, Minervini è stato amico e allievo di don Tonino Bello, ha fondato la Casa della Pace e ha ricoperto l’incarico di consigliere nazionale di Pax Cristi.
Vedrebbe con favore anche un servizio civile obbligatorio?
Direi proprio di sì.
Per quali ragioni?
Penso che il servizio civile, rimodulato in forme e tempi più flessibili, possa far parte del percorso formativo da proporre a tutti i giovani. Se è vero che l’educazione alla cittadinanza responsabile e consapevole costituisce un aspetto fondamentale per rispondere ai rischi di disgregazione del nostro Paese, educare a “farsi i fatti degli altri” e ad assumersi delle responsabilità rispetto alla domanda di solidarietà, credo debba far parte di un sistema educativo moderno. Non conta, insomma, solo quante cose sai ma anche quante responsabilità ti assumi.
Come la mettiamo con i fondi?
Il problema dei soldi rischia di diventare un alibi. Se l’obiettivo è dare ai giovani l’opportunità di vivere esperienze di dono, di solidarietà e di assunzione di responsabilità sociale mica è detto che debba svolgersi nella forma omnicomprensiva che abbiamo sperimentato nel corso di questi anni. Può avere delle modalità ancora più flessibili. Si può fare volontariato nei week end, durante la stagione estiva. Così impostato non è detto che quello delle risorse diventi un ostacolo insormontabile.
D’accordo con il contributo dei soggetti sia profit che non profit?
Assolutamente sì. Si tratta di mettere a rete l’enorme patrimonio di soggetti attivi nell’ambito della solidarietà. Si ragioni prima di dire che il problema sono i soldi. Di fronte alla crisi finanziaria, l’obiettivo deve essere rilanciare quest’esperienza con molta creatività, non smantellarla.
Quale può essere il contributo delle Regioni?
Dal punto di vista economico possono fare pochissimo perché sono di fatto le prime destinatarie dei tagli. Dal punto di vista organizzativo possono diventare il server della rete territoriale da costruire, strutturare e attivare per la promozione di offerte formative sul servizio civile. Possono diventare le istituzioni di governo del sistema.

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