Sostenibilità

Tav, tutti gli errori da non ripetere

Sei punti per uscire dall'impasse

di Redazione

Sulla Tav si è arrivati ad un punto in cui non si dovrebbe arrivare, un punto dove lo spazio per il confronto ha pochi margini, dove si impongono con la forza le soluzioni e dove le comunità locali, se l’opera fosse attuata, comunque subiranno scelte non condivise ed i connessi effetti negativi. Dovremmo fare tesoro di questa esperienza. Se in vent’anni i promotori della Tav non sono riusciti a convincere la popolazione locale della congruità dell’opera, avendo i promotori il compito di convincere, forse il progetto è effettivamente problematico o c’è qualcosa che non ha funzionato.
Primo. “Più veloce”, “più grande”, “più alto”, “più lungo”, “più moderno” non garantiscono qualità in assoluto. Partire da spunti non infantilmente demagogici potrebbe essere una garanzia per le future scelte.
Secondo. Per le decine di milioni di utenti quotidiani delle ferrovie il desiderio sono treni comodi, puntuali, frequenti, economici, utili, diffusi. Partire dai veri problemi potrebbe essere interessante.
Terzo. Definire soluzioni alternative su cui concentrare i finanziamenti (ad esempio potenziamento delle linee esistenti, nuove linee per i pendolari, il trasporto merci, etc). Potrebbe aiutare ad assumere scelte consapevoli.
Quarto. Inserire le scelte nel quadro di un sistema complessivo il cui obiettivo è ridurre le emissioni, risparmiare energia, servire il maggior numero di cittadini. Oggi si vuole attuare la Tav, mentre il mese scorso sono stati concessi contributi agli autotrasportatori.
Quinto. Partire da progetti completi ed approfonditi, con costi definiti e non lievitanti.
Sesto. Sulla base dei punti precedenti si potrebbero incontrare le comunità locali con maggiore certezza di non danneggiarle.
In questo momento decine sono le opere pubbliche ideate, progettate, in via di realizzazione che si potranno trovare tra poco tempo nelle stesse condizioni. Se non si affrontano i problemi fin dall’inizio, e quindi prima che divengano irrisolvibili, non si può poi pretendere che le comunità locali si rassegnino in ragione dell’interesse comune.
*direttore generale WWF Italia


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