Non profit

Lupi: buona idea, ma senza Stato

di Giuseppe Frangi

«Ho fatto anch’io il servizio civile in una cooperativa e lo ricordo come un’esperienza educativa straordinaria. Dare un pezzo del proprio tempo al proprio Paese è un fattore di crescita civile». Maurizio Lupi, promotore dell’Intergruppo per la sussidiarietà, raccoglie volentieri la sfida lanciata da Vita. «È il momento di investire su idee come queste, tenendo sempre presente che realisticamente non ci si può attendere nulla dallo Stato. Del resto non penso che tocchi allo Stato farsi promotore di un progetto così».
Anche perché lo Stato sembra orientato a smobilitare l’impegno verso il terzo settore?.
Non credo che questo possa avvenire, lo riterrei un errore gravissimo. Questo è un governo tecnico e quindi deve attenersi al suo ruolo, come del resto sta facendo. Il terzo settore è la risorsa più importante che l’Italia ha a disposizione. Risorsa proprio in senso economico: il suo effetto moltiplicatore è dimostrato dalla realtà e dagli studi.
Eppure sul 5 per mille ci sono stati segnali che non fanno ben sperare?
Non voglio entrare nel merito delle dichiarazioni fatte. Per me e per la maggioranza a cui appartengo il 5 per mille non solo non va messo in discussione ma deve diventare finalmente legge stabile. C’è un consenso larghissimo e bipartisan. Quindi bisognerebbe che da parte del governo ci si attenesse a questo punto fermo. Certe uscite fanno solo danni: diffondono l’idea che il 5 per mille sia una misura inutile e che in fondo sia uno spreco. Non è così, come dimostrano numeri e fatti. Sul terzo settore non c’è da smobilitare ma da investire.
Anche per quel che riguarda l’Agenzia per il terzo settore?
Certamente. È stata un’uscita affrettata quella del ministro Fornero. Il criterio deve essere un’altro: capire se l’ente ha una sua ragione d’essere.
E l’Agenzia ha ragion d’essere?
Certamente. È un grande segnale che dice come si consideri strategico questo settore. Smobilitarla vorrebbe dire che non si crede più in quella strategicità. Evidentemente sarebbe un errore.
Si parla di portare le sue competenze nella direzione Terzo settore del ministero?
Non sono d’accordo. Sarebbe solo un processo di burocratizzazione. Si parla tanto, e giustamente, di alleggerire lo Stato: un’operazione così sarebbe un controsenso. Meglio affidarsi a soggetti terzi e competenti. Poi ne verifichiamo l’efficienza e il funzionamento. Comunque mi auguro che su questi temi il governo tenga come riferimento il lavoro dell’Interguppo per la sussidiarietà. È successo nei giorni scorsi ad esempio con il ministro Severino, con la quale abbiamo messo a punto una legge per rilanciare il lavoro nelle carceri. È un buon metodo, perché l’Intergruppo è trasversale ed aperto a idee e istanze della società civile.


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