Famiglia

Servizio civile, il blocco manda in tilt il sistema

di Redazione

di Daniele Biella
Catastrofe. Ecatombe. Danno enorme. Ma sono solo tre degli appellativi più frequentemente utilizzati dagli “addetti ai lavori” per un evento senza precedenti: il cuore del Servizio civile nazionale ha smesso di battere e non si trova il defibrillatore. Questa la situazione: lo scorso 19 gennaio 18mila giovani si vedono bloccate le loro imminenti partenze per i progetti in Italia e nel mondo. Gli enti che li hanno selezionati vedono andare in fumo le decine di migliaia di euro spese per l’avvio del servizio. La politica si è trovata spiazzata di fronte a una sentenza del Tribunale di Milano che obbliga l’Unsc ? l’Ufficio nazionale del servizio civile, organo della Presidenza del Consiglio dei ministri ? a rifare i bandi di selezione senza discriminare i ragazzi stranieri che vivono in Italia. Ma soprattutto, centinaia di progetti, e quindi migliaia di utenti (minori, anziani, disabili in primis) si trovano di punto in bianco “orfani”. «È questa la ricaduta più grave del blocco delle partenze: si stravolge la quotidianità delle persone, i percorsi di socializzazione», spiega Francesca Gamba di Aism – Associazione italiana sclerosi multipla, che, se il blocco dovesse rimanere tale (nonostante «l’auspicio di una soluzione in tempi brevi, a giorni» che ha rivelato a Vita martedì 24 gennaio Paolo Molinari, direttore vicario dell’Unsc), perderebbe 360 giovani pronti a entrare in servizio entro marzo.
Il panorama è tragico per tutti, enti pubblici e privati: «Dal 9 gennaio scorso, non c’è nessun ragazzo in servizio nelle biblioteche, nei musei, nelle scuole per il sostegno a minori e disabili, a disposizione di associazioni come Legambiente, Telefono rosa, dei quali noi siamo ente referente per i progetti», illustra Daniele De Leonardis, viceresponsabile dell’ufficio Servizio civile del Comune di Torino, «già i nostri 163 nuovi volontari hanno visto slittare l’avvio da gennaio ad aprile (conseguenza delle partenze scaglionate introdotte per tutti dall’Unsc, causa tagli governativi), ora, con lo stop, alcuni progetti pensati ad hoc per i giovani in servizio verranno chiusi».
Per i 462 ragazzi in partenza per l’estero (la maggior parte per il progetto Caschi bianchi, promosso da Focsiv, Caritas italiana e Comunità Papa Giovanni XXIII) e per gli enti che li hanno selezionati, l’emergenza è ancora più grave: «La partenza era prevista per il 1° febbraio», denuncia Primo Di Blasio, responsabile Scn per la Focsiv e presidente della Cnesc – Conferenza nazionale degli enti in servizio civile. «Ci sono decine di giovani che per partire hanno lasciato i loro posti di lavoro, o hanno chiesto l’aspettativa, e ora sono allo sbando, poi c’è il danno economico per gli enti: ad esempio la Focsiv per le due settimane di formazione iniziale dei propri 230 volontari ha già investito, in strutture, formatori e trasporti per i giovani, almeno 10mila euro, che andranno persi». Stesso discorso per i 40 volontari Caritas («ad alcuni alberghi dovremo pagare la penale», spiega il referente Diego Cipriani, ex direttore dell’Unsc), e per i 26 della Papa Giovanni XXIII (che ne ha anche 136 in Italia). Ancora, tra gli altri progetti all’estero, i 22 di Ipsia, l’ong delle Acli: «Pratiche di visto, affitto case in loco, treni prenotati per i formatori: almeno 5mila euro se ne sono andati», conferma la presidente Paola Villa.
Per le Acli il problema riguarda anche i 350 volontari pronti a prestare servizio in Italia: «Corsi di informatica per anziani, rilevazioni sul welfare a livello nazionale: due esempi di ciò che è cancellato con la sospensione», annuncia la responsabile Vittoria Boni. Lei, come la maggior parte dei referenti degli enti, vede in modo positivo la sentenza pro stranieri: «Principio giusto, che però si riverbera in modo assurdo».
«È una mancanza di rispetto sia per le scelte dei giovani sia per il lavoro degli enti, che per preparare i progetti spendono ingenti risorse economiche e di tempo», incalza Maria Pia Bertolucci, responsabile Scn delle Misericordie, ente che ha in sospeso almeno 800 invii. Ad Arci servizio civile va ancora peggio: sono 1.215 i giovani al palo, «un capitale umano e sociale enorme che rischia di essere sprecato», avverte il presidente Licio Palazzini, «nel momento in cui vedono chiuse del tutto le porte del Scn, se ne vanno giustamente a cercare altro». Chiosa Claudio Di Blasi, presidente di Mosaico, 220 ragazzi in partenza (per i quali si sta pensando a una leva civica temporanea): «Non si gioca così sulla vita delle persone. La sentenza può essere giusta, ma la sua portata è stata sottovalutata da tutti».


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