Economia

Di Vico: basta parlare di modelli, quello che conta è il risultato

di Stefano Arduini

Firma di punta del “Corriere della Sera”, ideatore e direttore del seguitissimo blog “La nuvola del lavoro”, Dario Di Vico è forse il più attento osservatore delle piccole e grandi rivoluzioni che in questi anni di crisi hanno cambiato il volto reale del mondo del lavoro: «La prego di considerare le mie osservazioni come critiche costruttive», rispetto a un mondo, quello della cooperazione, «di cui ho grande stima e rispetto».
Nel 2009-2010 dal punto di vista dell’occupazione le coop hanno fatto segnare un +5,5%. Segno positivo confermato anche nel 2011. Un modello da imitare, non crede?
Ad oggi le cooperative non hanno sprigionato ancora tutta la loro potenzialità sistemica. In un’Italia dove il declino della grande impresa appare ormai come inevitabile, se non assistiamo a una crescita prima culturale e poi dimensionale delle piccole e medie imprese e delle cooperative andremo incontro a gravissimi problemi. Se sommiamo gli asset dell’Alleanza delle cooperative noi troviamo: una compagnia di assicurazioni di primo livello, un network bancario molto capillare, una parte significativa della distribuzione italiana, una presenza importante nel settore pur in crisi delle costruzioni e un numero straordinario di imprese dell’agroalimentare. Ma tutto questo quanto pesa nella risoluzione dei problemi sistemici dell’Italia? La mia risposta è: molto poco.
Perché?
Le cooperative si definiscono per differenza: la motivazione conta più che l’operatività. Poi parlano un linguaggio incomprensibile. Discutono fra di loro, senza comprendere che ormai devono parlare a tutti gli italiani, non solo a quelli che si riconoscono nel processo identitario delle coop.
Come valuta la tendenza dei giovani professionisti a costituirsi in cooperativa?
Facciano come credono. È un dibattito che non mi affascina. Non andrò mai a un seminario sul modello coperativo, è come parlare dell’ombelico. A me interessa l’efficacia, interessa discutere su come rendere efficiente la filiera agroalimentare. Il mondo cooperativo deve smettere di porsi nei confronti della gente in modo evangelico, come se dovesse affermare la bontà del suo modello.
Fra i collaboratori del suo blog, quanti cooperatori ci sono?
Nessuno, farebbero pezzi noiosissimi.

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