Politica

Monti? Un caterpillar con un motore da Formula 1

di Redazione

«La nostra agenda non può essere quella di Monti. Il premier non deve giocare sulla pelle dei lavoratori, altrimenti si fa una corsa verso il basso». Il Pd di lotta e di governo si vede anche nelle parole del responsabile economico del partito, Stefano Fassina. In questi mesi si è fatto la fama di “signor No” del partito, come si definisce lui stesso. «Le liberalizzazioni non si fanno sulla pelle dei lavoratori. In questa seconda fase tracciata dal governo Monti noi abbiamo la nostra agenda, e solo con un profilo culturale autonomo possiamo fare del Pd un partito in grado di costruire una alternativa vera», continua Fassina. «La sfida decisiva per il lavoro si gioca a Bruxelles e a Francoforte, però noi possiamo prendere decisioni complementari importanti a livello nazionale».
Già, ma qual è la posizione del Pd sul mercato del lavoro? In parlamento erano depositate quattro differenti proposte di riforma presentate da altrettanti esponenti del partito. «È stata trovata una sintesi», risponde Fassina. «Innanzitutto sul costo del lavoro: quello precario deve costare più di quello stabile. La retribuzione oraria minima, che deve essere garantita a chi è fuori del contratto nazionale. Non ci vuole un contratto unico ma un contratto “a vocazione maggioritaria”, che tenda ad includere sempre di più. Un contratto costituito da un periodo di prova con una retribuzione crescente ed incentivi alla stabilizzazione». Tutti d’accordo nel partito? Anche Ichino? «Sono tutte posizioni individuali, rispettabili, ma non sono quelle del Pd», taglia corto Fassina.
Nell'”altro” quotidiano di partito non la pensano allo stesso modo. Il direttore di Europa, Stefano Menichini, ha definito quello di Monti «un governo che ci prova, nel nome dei giovani». Secondo il direttore questo è «il vero asse di continuità tenuto da Mario Monti in questi due mesi: un governo che cerca di lavorare soprattutto per una generazione ignorata e tradita». Viene da chiedersi dove sia finita la politica, in tutto ciò. «I tecnici stanno facendo il proprio dovere in modo eccezionale, date le premesse e il contesto nazionale. In due mesi hanno rovesciato autentici macigni», sostiene Menichini. «Il problema dei partiti è tenere i ritmi indiavolati di un governo che hanno votato quando si trovavano in una situazione di necessità. I politici ? del Pdl e qualcuno anche del Pd ? che negli ultimi giorni del 2011 speravano che, fatto il lavoro sporco dei tagli, Monti diventasse facilmente rimovibile, in queste ore devono ricredersi. Il governo si muove come fosse un caterpillar col motore di un’auto da corsa, investendo rapidamente un po’ tutti gli angoli del sistema Italia».
Secondo molti osservatori, di sicuro un risultato il Professore l’ha ottenuto: dividere il Pd in montiani e anti montiani.


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