Non profit

«Ormai siamo solo io e il mio camion» Il padroncino molla il volante

di Antonio Sgobba

«Prima volevano il piccolo trasportatore perché garantiva degli standard professionali, per la sua metodologia di lavoro. Ora non importa più niente. Conta solo il prezzo, vince chi riesce a farsi pagare di meno. A queste condizioni è chiaro che quelli che arrivano dall’Est ci sbaragliano. Per questo tanti di noi sono costretti a smettere». Pierino Chiandussi è un camionista di frontiera. Friulano, alla guida da 35 anni, è un imprenditore ma con un solo dipendente: se stesso. Il suo capitale è il suo mezzo: «Uno Scania, ormai ha 11 anni, dovrei cambiarlo», dice, «ma come si fa?». “Classe zero” allo stato puro.
In Italia come lui sono in 51.192. Tutti “monoveicolari”, vale a dire imprese di autotrasporto che posseggono un solo camion. Trasportano di tutto: alimenti, farmaci, giornali, prodotti elettronici, ma anche carichi pesanti. Spesso sono molto specializzati. Sono il 45% del totale delle imprese del settore, la fetta più importante dei 110mila autotrasportatori iscritti all’albo. «Ma sono anche tra i più esposti alle difficoltà. Sono tanti ma frammentati, per questo hanno scarso potere contrattuale verso la committenza», dice Cinzia Franchini, presidente nazionale Cna – Fita, una delle sigle più rappresentative del settore.
«Le imprese pensano solo a spendere il meno possibile, e in questo periodo accade sempre più spesso», continua Chiandussi, «ma per noi i costi sono diventati esorbitanti, non ci stiamo più dentro, il prezzo del gasolio è insostenibile». Certo, adesso dal governo è arrivato un sostegno per il rimborso delle accise sul carburante. Sarà trimestrale e non più annuale, un provvedimento accolto positivamente dai camionisti italiani. Ma per molti padroncini non ci sarà neanche questa boccata d’aria: «Il rimborso per i piccolissimi sarà irrisorio. Il consumo di carburante è significativo per un’azienda che ha una ventina di camion, ma se ne hai solo uno ti cambia poco», afferma Marco Digioia, della segreteria nazionale di Confartigianato trasporti. Tanto più che possono fare richiesta per i rimborsi solo i mezzi dalle 7,5 tonnellate in su. E tra i monoveicolari rimangono fuori quasi 19mila camionisti, quelli con mezzi sotto le 6 tonnellate, sempre secondo i dati dell’Albo.
Al di là dei provvedimenti recenti, la crisi dei padroncini arriva da lontano. «Il mercato è stato snaturato negli ultimi quindici anni, la situazione è peggiorata con l’allargamento dell’Europa. Ormai entrano cani e porci, senza regole», denuncia Chiandussi, che è anche presidente della Confartigianato Trasporti del Friuli. La rabbia si comprende se si guardano i dati nella sua regione: nel 2011 sono state registrate 720 imprese in meno, molte di camionisti “autonomi”. «Siamo arrivati a questo punto perché in poco tempo abbiamo perso circa il 70% del trasporto internazionale; prima lo facevamo noi, ora preferiscono gli sloveni», osserva Chiandussi. «E alla concorrenza sleale, poi, vanno aggiunti l’abusivismo e le infiltrazioni mafiose.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA