Non profit

Quelle onlus da strapazzo finite fuori gioco grazie all’Agenzia

di Giuseppe Frangi

«Assistere bambini poveri, malati e sofferenti e le loro famiglie in tutto il mondo, indipendentemente dalla loro razza, religione, nazionalità o etnia»: stava scritto così sullo statuto dell’associazione “Tresoci” con sede in Lombardia. L’associazione è assolutamente vera ma il nome è di fantasia in quanto per correttezza non può ancora essere reso pubblico. Infatti il parere con cui l’Agenzia del terzo settore nel suo ultimo consiglio dell’11 gennaio scorso, ha cancellato l’associazione “Tresoci” dall’Anagrafe delle onlus non è ancora stato pubblicato. Ma vi basti sapere che dal punto formale era perfettamente in regola. Non così nella sostanza. Il nome di fantasia dell’associazione non è casuale: tre erano infatti i soci, di cui uno dimissionario per assumere la carica di vicepresidente Europe dell’associazione stessa. La nostra associazione si è dimostrata molto efficiente, visto che nel 2008 ha saputo raccogliere 1,009 milioni di euro, saliti a 1,631 nel 2009 e calati a 628mila nel 2010. Pur sempre belle cifre. Tutto con operazioni di direct mail con invio postale di dépliant associati a gadget. Per fare che? In sostanza nulla. Nel 2008 gli aiuti in denaro registrati sono risultati 20.871 euro, il 2% di quelli raccolti. In compenso 832mila euro sono andati alla società che per conto dell’associazione aveva fatto attività di fund raising. Particolare non secondario: l’amministratore della società incaricata di fare raccolta fondi era proprio quel vicepresidente Europe di cui sopra.
Anche in Toscana a quanto pare proliferano i furbetti delle onlus. Sul tavolo dell’Agenzia, sempre quell’11 gennaio, è arrivata la richiesta di un parere su un’associazione che, vista la storia, chiameremo Mani Bucate. Il suo scopo, a leggere lo statuto, era sostanzialmente quello di raccogliere fondi ed aiuti umanitari in natura per una quantità veramente strabordante di obiettivi, in ogni angolo del pianeta. Il compito di erogare i beni raccolti era però delegato a due associazioni americane, di non chiara natura giuridica, che erano molto sollecite ad emettere fattura per le spese di spedizione, prima ancora che i trasporti fossero eseguiti. E senza che neppure fosse stato ancora fatta la valutazione dei beni inviati. Ad essere onesti, non tutte le somme raccolte finivano a pagare le fatture di quegli invii oltreoceano. Un 5% sono state effettivamente destinate a enti di Paesi in via di sviluppo. In sostanza, per due anni, sul milione e passa di euro raccolti, 50mila sono “generosamente” finiti a destinazione.
Ma niente batte in voracità il “signor M.”, presidente di una onlus sempre toscana, impegnata nella “tutela morale” dei non vedenti, che è risultato presidente di altre cinque onlus, tutte con la stessa sede legale. Un vero acrobata, che in passato era già stato colto in castagna per un traffico illecito di abiti usati e che ora si è fatto abile a raccogliere fondi via telefono, con chiamate random. Facile convincere le persone a dare soldi per “consegnare cani guida” a persone non vedenti. Nel senso più letterale: che non hanno visto niente di tutto ciò.
Sul tavolo dell’Agenzia del Terzo settore, in quella seduta dell’11 gennaio, sono arrivatI altri otto casi, conclusi con altrettante cancellazioni. Nel 2011 i pareri erano stati in tutto 313: Onlus formalmente in regola per le Direzioni regionali delle Entrate, ma clamorosamente “false” alla disanima dell’Agenzia del terzo settore. L’ente di cui il ministro Fornero ha annunciato la chiusura è, a quanto pare, tutt’altro che un ente inutile.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA