Pvs: 130 milioni di bambini non vanno a scuola

Oltre 130 milioni di bambini nei paesi in via di sviluppo non sono mai andati a scuola. Altri 150 milioni – di cui due terzi sono bambine – iniziano le scuole ma le abbandonano prima di aver imparato a leggere. Da questo allarmante quadro sull’istruzione nei paesi poveri è stata definita la Risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 6 settembre 2001.
Il provvedimento sottolinea l’urgenza di intervenire per offrire ai bambini delle aree più disastrate del mondo un’opportunità di crescita, e per questo stabilisce la necessità di rendere obbligatoria l’istruzione fino ai 15 anni. Il Parlamento accoglie con favore, innanzi tutto, l’organizzazione di una Sessione speciale delle Nazioni Unite sui bambini; domanda che siano rispettati gli impegni assunti a Dakar; chiede la fornitura di maggiori finanziamenti al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale per incrementare le iniziative a favore dell’alfabetizzazione. Anche la cancellazione del debito è richiamata dal testo, con la richiesta che nessun governo, che voglia investire nell’istruzione, sia penalizzato per mancanza di risorse.
Il Parlamento si rivolge poi alla Commissione europea affinché sostenga il Piano d’azione dell’Unesco e collabori ai progetti dei vari governi nazionali. Gli appelli si estendono anche ai Paesi poveri: quelli con un’alta spesa militare dovrebbero riesaminare le loro priorità di spesa, devolvendo maggiori fondi all’istruzione; le scuole dovrebbero costituire “zone di sicurezza”, capaci di tutelare i bambini dalla violenza; gli insegnanti dovrebbero poter contare su un maggiore sostegno economico, e disporre aule attrezzate e testi di qualità. La Risoluzione sarà trasmessa all’Unicef, all’Unesco, alle delegazioni nazionali presso l’Assemblea dell’Onu e a tutti gli organismi coinvolti nel raggiungimento dei suoi obiettivi.
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