Mondo
Il pinguino che ha messo ko i pescecani
Linux compie 10 anni. DallAmerica arriva un libro che racconta la straordinaria storia del suo inventore.
Ricordate quel compagno di scuola, quattrocchi e negato in ginnastica, che capiva la matematica anche senza studiarla? Aggiungeteci fronte alta, dentoni da castoro, capelli marroni, un naso esageratamente importante, dolcevita azzurro che fa a pugni con i jeans e scoprirete com?era Linus Torvalds all?università. Un nerd dalla testa ai piedi. Nel 1991, quando in Finlandia gli smanettoni in sandali e calze bianche non andavano ancora di moda e, in un?appartamentino di Helsinki, lui inventava Linux. Il sistema operativo open source che in agosto ha festeggiato il suo decimo compleanno sbarcando su tutti i computer di Wall Street.
Più che un genio del computer, sua mamma pensava di avere per le mani un caso disperato: «Come diavolo avrebbe fatto a incontrare una brava ragazza passando tutto il giorno in boxer davanti al computer?». Just for Fun, The story of an accidental revolutionary, l?autobiografia che Linus ha scritto a quattro mani col direttore del mensile Redherring, David Diamond, inizia proprio con questa domanda di Anna Torvalds (e che in Italia uscirà in autunno da Garzanti con il titolo Rivoluzionario per caso). La risposta è che, aiutata da Internet, alla fine, la natura ha fatto il suo corso: Linus, oggi padre di tre bambine, ha sposato Tove, la prima donna che gli ha fatto una avance elettronica. Era l?autunno del 1993, e Tove, sei volte campionessa finlandese di karate, era una delle alunne cui Torvalds insegnava informatica. «Il corso era così semplice che per compito chiesi agli alunni di mandarmi un?email, così Tove mi invitò ad uscire». E, per la prima volta da quando era entrato al liceo, Linus passò più di quattro giorni senza toccare un pc. L?oggetto in base a cui divide tutte le fasi della sua vita: «Per qualcuno a scandire il tempo sono le auto che guidava, i lavori che faceva o le ragazze con cui usciva. I miei anni sono marcati dai computer».
Il primo, è un vecchio calcolatore elettronico che Linus osserva, ancora bambino, seduto sulle ginocchia del nonno Leo Waldemar Tornqvist, professore di statistica all?università di Helsinki. Una delle figure più importanti della vita di Torvalds, anche se di lui il nipote ammette di ricordare più il Commodore Vic 20 che la personalità: «Era pelato, sovrappeso, un professore con la mente assente appassionato di sauna finlandese. Quando ha portato a casa il Vic 20 avevo 11 anni, e quando morì la macchina venne a vivere in camera mia». Freddo, indifferente, un po? scostante? No, piuttosto talmente preso dai suoi pensieri da non accorgersi di quello che ha intorno, racconta nel libro sua sorella Sara: «Un?estate eravamo in campeggio sul mar Baltico, Linus rimase tutto il giorno in tenda a leggere senza accorgersi di una tempesta fortissima che portò molte tende in acqua; la nostra non volò via solo perché dentro c?era lui».
È un accidental revolutionary, il papà del sistema operativo che sta mettendo in grosse difficoltà Bill Gates. Uno a cui cambiare il mondo è capitato quasi per caso. Non alla Forrest Gump, intendiamoci: per sviluppare Linux, lanciarlo in rete e trasformarlo nell?unico sistema operativo in grado di far concorrenza a Windows, Torvalds ha lavorato incessantemente per tre anni. No, il nerd più famoso e più simpatico del mondo è un rivoluzionario sui generis perché ha cambiato la storia del software just for fun, solo per divertimento. E, proprio sul divertimento, ha fondato una personalissima teoria sul senso della vita che racconta all?inizio della sua autobiografia: «Ci sono tre cose che hanno senso nella vita: la prima è la sopravvivenza, la seconda è il tuo posto nella società e la terza è il divertimento. Tutto nella vita si sviluppa secondo questo ordine. E, dando la sopravvivenza per scontata, Linux offre a me e molte altre persone il divertimento di una grande sfida intellettuale e la soddisfazione sociale di far parte di un gruppo che sta creando qualcosa».
Che divertendosi al computer sia poi riuscito a far concorrenza alle multinazionali dell?informatica con un sistema operativo aperto e gratuito, e anche ad arricchirsi fino a diventare miliardario, a Linus non dispiace affatto. Anzi. Tra un?intervista e l?altra, ha raccontato la sua vita a David Diamond mentre faceva la sauna, un po? di shopping all?Ikea, il bagno alle bambine o body board sull?oceano. Il papà di Linux si diverte a smontare l?aurea di idealista che la stampa gli ha cucito. «Certo, mio papà, un giornalista televisivo che tutti chiamano Nicke, era comunista e io sono nato tra una protesta studentesca e l?altra. Certo, penso che l?open source sia un mezzo per fare del mondo un posto migliore. Ma non mi sono mai sentito un idealista». E tantomeno una versione hi-tech di Madre Teresa, precisa: «Prendi una persona la cui filosofia di vita è sempre stata divertirsi e fare cose interessanti, dagli un po? di fama e di denaro, cosa credi che diventerà? Un improvviso filantropo? Non credo proprio».
E quel famoso benevolent dictator che, secondo la rivista Forbes, riesce a gestire una moltitudine di collaboratori senza mai perdere la leadership? «Un dittatore benevolo io? Diciamo piuttosto che sono pigro, cerco di non prendere decisioni e lascio che le cose accadano naturalmente. È quando ottieni i risultati migliori». Take it easy, insomma. Divertiti e non lavorare troppo. Al contrario di Bill Gates, che è l?uomo più ricco del mondo e tutte le mattine si alza per andare in ufficio, se può Linus ne fa volentieri a meno: «Gli tirerei un cuscino in testa a quelli che predicano giornate di lavoro infinite, dormendo perdi qualche ora di sonno. E allora? L?importante è che quando sei sveglio il tuo cervello funzioni con tutti i suoi cilindri».
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