Famiglia
Le famiglie hanno un nuovo spauracchio: i servizi sociali
La denuncia di Telefono Azzurro: «Molti genitori in difficoltà si rivolgono a noi temendo che giudici e operatori gli sottraggano i figli. Il problema? Lincompetenza»
Vita: Professor Caffo, Telefono Azzurro ha mai raccolto chiamate di genitori che si sono visti allontanare ingiustamente i figli, o che sono stati vittime di inefficienze e incomprensioni da parte dei servizi sociali o dei Tribunali?
Ernesto Caffo: Sì, abbiamo ricevuto molte telefonate di famiglie in questo tipo di difficoltà, anche se non siamo mai intervenuti direttamente perché queste situazioni vanno affrontate rispettando le competenze e le responsabilità di ciascuno. I genitori che contattano Telefono Azzurro esprimono sempre un bisogno diretto, chiedono cosa possono fare di fronte a una situazione che non riescono a gestire e tirano fuori tutto il loro senso d?impotenza. Così la nostra associazione fa mediazione tra i servizi e le famiglie.
Vita: Rivolgersi ai servizi sociali per esprimere una situazione di disagio può essere un?arma a doppio taglio?
Caffo: In questo momento, assolutamente sì. In Italia la giustizia non è giusta. Se si è poveri si rischia di essere emarginati, di non avere strumenti di difesa, nessuno che ti fa comprendere, soprattutto nel caso degli stranieri, i meccanismi processuali che portano fino all?allontanamento del minore. Non è un mistero che ci sono aree del Paese con situazioni di prese in carico di minori che non hanno fondamento, di giustizia lenta e coadiuvata dalla presenza di esperti che si sono costruiti una dubbia competenza.
Vita: Quali possono essere, per un bambino, gli effetti di un allontanamento prolungato dalla propria famiglia d?origine?
Caffo: Gli effetti psicopatologici sono sempre devastanti. Come si può spiegare a un bambino rimasto lontano per due o tre anni che c?è una sentenza che ha stabilito il suo ritorno a casa?
Vita: Ma c?è un modo per prevenire situazioni tanto drammatiche?
Caffo: Deve migliorare la qualità dei servizi. Occorre, ad esempio,stabilire che ci sia l?accreditamento dei servizi di accoglienza, come avviene nel sistema sanitario. E soprattutto, fissare precise responsabilità per chi sbaglia. Su un terreno così delicato è necessario stabilire una precisa competenza di settore e tenere presente che gli assistenti sociali da soli non possono fare tutto: il recupero di un disagio familiare avviene sempre attraverso un intervento di rete tra strutture sanitarie e sociali. Poi bisogna lavorare sulla prevenzione: un buon lavoro di sostegno educativo e psicologico integrato tra scuola e servizi può far risparmiare un costo sociale successivo altissimo. Se non si realizza questa rete di aiuto, poi non ci si deve stupire che negli adolescenti ci sia tanta violenza.
Vita: Il ruolo dei servizi, in altre parole, dovrebbe dare più spazio all?aiuto rispetto al controllo?
Caffo: Senz?altro. I servizi non possono rappresentare solo uno strumento di denuncia. E non si può trasformare ogni denuncia in una caccia alle streghe. Questa cultura del sospetto, che si è diffusa in America, ha dato risultati devastanti, colpendo solo chi si trovava in situazioni di marginalità sociale ed economica, non il vero abuso.
Vita: Recentemente lei ha incontrato i tecnici del ministero del Welfare. Quali proposte ha avanzato?
Caffo: Abbiamo chiesto una maggiore incisività nel trasformare gli impegni in atti concreti, richiamando, ad esempio, un?integrazione delle risorse per realizzare una rete d?intervento tra strutture sanitarie, sociali ed educative, che possa rispondere ai bisogni di soggetti deboli come i bambini stranieri e quelli in condizioni di disagio.
Per maggiori informazioni:
Telefono Azzurro
Centro di Ascolto – Milano
tel. 02.550271
fax 02.55027200
www.azzurro.it
Aiaf – Associazione italiana degli avvocati per la famiglia e per i minori
c/o avv. Marina Marino
viale Mazzini 9/11
00195 Roma
tel. 06.3202351
www.aiaf-avvocati.it
Associazione magistrati per il diritto di famiglia
email: aimmf@minori.it
www.minori.it/aimmf/
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