Cultura

La diga che si mangia un po’ di Portogallo

Disastri annunciati. A dicembre le acque del fiume Guadiana si fermeranno per formare il più grande lago artificiale in Europa. Milioni di alberi verranno sacrificati.

di Alicia Garcia

Negli ultimi giorni del 2001 si chiuderanno le porte della diga di Alqueva, in Portogallo, e nascerà il lago artificiale più grande in Europa, a pochi chilometri del confine con la Spagna, lungo il tratto internazionale del fiume Guadiana.
L?idea è datata 1968, ma solo da quando si è cominciato a costruire, nel 1997, il bacino è stato presentato come l?unica speranza per uscire dalla miseria per gli abitanti dell?Alentejo, una delle zone più povere in Europa. Ma a quale prezzo? Soltanto adesso i cittadini si pongono la domanda che ecologisti e altri gruppi sociali avevano avanzato fin dall?inizio: valeva davvero la pena di costruire un lago così grande? Non parlano dei tre miliardi e mezzo che il Portogallo e l?Unione Europea hanno già speso per la costruzione, ma del prezzo che verrà pagato dalla natura e dagli uomini in termini di cultura. Perchè i 250 chilometri quadrati di acqua che riempiranno Alqueva inghottiranno più di un milione di alberi, un paese intero, pitture preistoriche rupestri e un castello di epoca romana.
Il mese scorso sono già state tagliate 540mila querce, 500mila eucalipti e 130mila ulivi: una notevole frattura nell?ecosistema della regione. Nonostante i motivi del disboscamento siano ecologici (evitare che la vegetazione allagata si decomponga e inquini il lago), i gruppi ecologisti ripetono instancabilmente dal 1997 che segnerà la fine delle molte specie animali che abitano nelle valle e sulle montagne, ora spoglie e senza più alberi.
Ma il rischio di estinzione non riguarda solo gli animali. Anche i 350 abitanti di Aldeia da Luz vedranno sparire lentamente le loro case e le loro strade sotto l?acqua rapita al fiume. Per loro è stato costruito un villaggio-replica a pochi chilometri dall?originale. Come compensazione, il nuovo paese avrà un campo sportivo in più, una scuola più grande, un museo, una plaza de toros per la corrida, il gas canalizzato e la televisione via cavo. Ma gli abitanti non sono convinti e, anche se godono già del supporto di un gruppo di psicologi, insistono nel non capire perchè devono abbandonare il posto dove sono nati per colpa di un lago che non c?è mai stato e che nessuno di loro ha voluto. Sanno già quanto sarà duro il momento del distacco, soprattutto per i più anziani, negli ultimi giorni di settembre. Accadrà giusto dopo i festeggiamenti per Nostra Signora della Luz, l?ultima festa del paese. Francisco Oliveira, sindaco del villaggio, ha detto che il momento più difficile sarà, senza dubbio, il trasloco del cimitero: «Noi eravamo contrari, ma ci hanno costretto a portare tutti i nostri morti nel nuovo cimitero. È un dolore che non è possibile ripagare con i soldi».
Oltre agli uomini che devono andarsene, e agli animali che moriranno se non lo fanno, esiste una cosa che non può muoversi, ed è la storia del posto, che rimarrà sommersa per chissà quanto tempo quando la diga chiuderà le porte. Sarà sommerso un piccolo maniero, il castello di Lousa, che risale al I secolo a.C. ed è considerato monumento nazionale. Si era paventata la possibilità di trasportare anche lui al nuovo paese, pietra su pietra, ma secondo i tecnici non avrebbe resistito al trasloco. E allora si è deciso di consolidare le strutture per farlo resistere sott?acqua in modo che possa rimanere ancora in piedi se mai dovesse tornare di nuovo alla luce, perchè ?le dighe non sono eterne?, come hanno affermato i responsabili dell?impresa di costruzione, la Edia.
Il piccolo gioiello di Lousa non è la sola opera d?arte che andrà perduta a causa della diga. Durante i lavori di scavo infatti è avvenuta un?inaspettata scoperta: il ritrovamento, lungo i dieci chilometri di riva del Guadiana, di alcune pitture rupestri raffiguranti animali e disegni geometrici, in caverne che potrebbero risalire al Neolitico. Ma neanche queste hanno avuto il potere di fermare i lavori di questo lago ?di grande importanza per l?economia nazionale?, per citare le parole del premier portoghese, Antonio Guterres.
Ma perchè mai è stato fatto così grande? È davvero necessaria tutta quest?acqua per risollevare una regione povera? E poi: basterà soltanto l?acqua? I responsabili del progetto hanno una risposta per chi dubita della convenienza economica di Alqueva. Ed è questa: il turismo. Attorno alla zona del lago, in cui verranno create 300 e più isole con una complessa opera di ingegneria idraulica, sorgeranno stabilimenti balneari, ristoranti, alberghi, agriturismi e campi da golf. E la speculazione sulla regione ha già intrapreso i primi, feroci passi. Ancora una volta si sceglie la strada del turismo di massa per uscire dalla povertà, e si dimenticano tutte le parole sullo sviluppo sostenibile con cui molti, in Europa, si sono riempiti la bocca.

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