Sostenibilità

«Lo sviluppo in green è la vera ricetta anti crisi». Anche il ministro scommette sull’eco-revolution

Dialogo con Stefania Prestigiacomo

di Redazione

L’uscita dalla crisi? Passa per forza attraverso la green economy. Sedere al ministero dell’Ambiente, quindi, non è più soltanto una questione di tutela, ma di strategie che possono costruire ricette per lo sviluppo futuro. Ne è convinto il ministro Stefania Prestigiacomo che in questa intervista a Vita spiega in che direzione immagina debba andare la “eco-revolution” lanciata a Ecomondo.
Ministro Prestigiacomo, sono giorni caldi sul fronte economico, con una crisi che sembra aggravarsi e la difficoltà a trovare soluzioni. A Rimini, però, la ricetta è molto chiara: green economy. È davvero la sostenibilità la soluzione per un’economia che imbocchi finalmente la ripresa?
È certamente l’economia del futuro. Le sue potenzialità vanno sfruttate appieno in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo. In questo contesto la sostenibilità degli investimenti può essere la chiave di volta della ripresa. È necessario da un lato guardare alle enormi risorse ambientali, paesaggistiche e naturistiche non solo e non soltanto come beni da conservare e preservare, ma come possibili volàni dello sviluppo; dall’altro occorre avere la consapevolezza che le scelte di fondo, in materia di politica industriale e per la crescita economica, devono tener conto della disponibilità delle risorse e dell’esigenza di razionalizzare e rendere sempre più efficiente il loro impiego, puntando per il futuro con decisione su settori dalle grandi potenzialità, e quindi in primo luogo sulle energie rinnovabili.
Oggi si stimano circa 380mila cosiddetti “occupati verdi”. Un numero destinato a crescere, nel futuro. Come incentivare un settore che può aiutare a creare posti di lavoro?
È necessario garantire agli investitori privati e pubblici una cornice normativa certa, entra la quale potersi muovere con garanzie precise sui tempi delle decisioni.
A suo parere è diffusa, tra le imprese italiane, la consapevolezza che la sostenibilità non è un vincolo, ma anzi un’occasione di crescita?
Le aziende che operano nel settore stanno dimostrando di aver compreso la portata della scommessa sulle rinnovabili e sulla sostenibilità ambientale. Non soltanto le grandi aziende, ma anche quelle di piccole e medie dimensioni hanno fatto grandi investimenti nella riconversione industriale e in programmi di risparmio e di efficienza energetica. In particolare, quelle che operano nel settore della produzione di energia da fonti rinnovabili hanno dimostrato di saper stare sul mercato, orientando gli investimenti verso produzioni di nicchia e di eccellenza. Anche in questo caso bisogna puntare sull’innovazione e sugli investimenti nella ricerca e nello sviluppo delle nuove tecnologie.
Lei è stata protagonista, nelle scorse settimane, di battaglie anche accese in seno al governo per vedere riconosciuti al suo ministero fondi adeguati. È possibile fare una politica pubblica lungimirante sul fronte dell’ambiente in tempi di tagli come questi?
Con il governo Berlusconi per la prima volta anche le politiche per l’ambiente sono diventate politiche del fare l’ambiente. Naturalmente bisogna fare i conti con le esigenze di contenimento della spesa pubblica ma oggi, fatti i tagli, bisogna puntare allo sviluppo e lo sviluppo possibile, capace di creare ricchezza e nuovi posti di lavoro duraturi, passa per la green economy. È in questo settore che bisogna investire.
Uno dei temi portanti di Ecomondo è quello delle smart city, le città sostenibili. Quali sono i fronti in cui il nostro Paese deve lavorare di più per arrivare a portare anche le sue città nel novero di quelle più all’avanguardia su questo fronte?
C’è una questione complessiva di qualità della vita dei cittadini che bisogna migliorare. Il problema delle emissioni atmosferiche è una parte della questione, la più importante, ma non l’unica. Accanto a questa c’è un problema di mobilità urbana che va affrontato e risolto, con ricette che debbono essere diverse secondo le problematiche che le singole città presentano, ma dentro ad una strategia nazionale complessiva. È il motivo per cui il ministero dell’Ambiente ha scelto di favorire la mobilità a due ruote, perché è mobilità ecologica, quella più ecologica, che fa bene alla salute e all’ambiente. Il ministero ha operato in questa direzione con un’ampia gamma d’interventi, sul piano dei finanziamenti, degli investimenti e della ricerca e sullo sviluppo di nuove tecnologie. Lo ha fatto perché crede nel valore strategico che hanno gli interventi sul sistema della mobilità nell’ambito della complessiva battaglia per l’ambiente. Perché promuovere l’uso delle due ruote non è solo una scelta salutista che spero induca sempre più persone a lasciare a casa l’automobile, è un tassello in un disegno più grande e complessivo che punta a migliorare la qualità dell’aria delle nostre città e che incide anche sugli impegni internazionali del nostro Paese.
Rifiuti. Un argomento a cui si affianca sempre il termine “emergenza”. Come uscire da questa logica? Come fare in modo che a diventare prevalente sia finalmente la logica della riduzione dei rifiuti e quella del riuso, anche in una logica economica?
Il problema generale è quello del passaggio, sull’intero territorio nazionale, da un sistema di conferimento in discarica al ciclo coordinato dei rifiuti previsto dalla normativa comunitaria, raggiungendo standard di differenziata (che già esistono su ampie porzioni del territorio dello Stato) in maniera uniforme. Ma in prospettiva ciò a cui bisogna lavorare è una differente educazione alla produzione del rifiuto, incentivando i meccanismi del riuso, limitando od eliminando gli sprechi, per giungere ad una complessiva diminuzione del rifiuto prodotto. Bisogna lavorare molto sul fronte dell’educazione ambientale, soprattutto verso le nuove generazioni, che sono più sensibili a queste tematiche e saranno poi i cittadini del futuro.


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