Economia

Vi rendiamo un euro ogni centomila

I risparmiatori italiani e la Banca d'Irlanda

di Redazione

Ora siamo anche un poco stufi di governanti e politici che rilasciano dichiarazioni deliranti su mega piani a 12 zeri per salvare Stati e banche. O, peggio, di banchieri con compensi milionari che si dichiarano d’accordo e solidarizzano con gli “indignados”, che hanno massacrato fino a due giorni prima. Dai crack finanziari nessuna regola è ancora stata cambiata; si preferisce lasciare che la finanza scorrazzi in lungo e in largo per l’Europa mentre i burocrati sono attivissimi nel regolamentare la lunghezza minima dei cetrioli o il diametro delle angurie. E così, grazie al Sole 24 Ore, si scopre che molti risparmiatori italiani che avevano investito in titoli della Banca d’Irlanda sono stati rimborsati con pochi centesimi. La banca, già fallita e salvata con i soldi europei, ha ristrutturato il debito con il consenso della Commissione Europea proponendo uno scambio con nuove obbligazioni garantite dallo Stato ma con una riduzione del valore, mentre chi non aderiva veniva rimborsato con 1 euro ogni 100mila. Ma nessuna banca ha avvisato i sottoscrittori italiani di questa possibilità di cambio. Alle proteste la Commissione Europea risponde che non ha riscontrato anomalie in quanto la banca irlandese aveva fatto le dovute comunicazioni agli intermediari/ banche i quali però sembra che se ne siano fregati.
Altra chicca: la banca austriaca Erste ha reso noto di aver subìto perdite su titoli e derivati per 5,2 miliardi di euro. Ma se due mesi fa per l’organo di controllo europeo era tutto a posto, come può ora denunciare queste perdite allucinanti? Semplice, non erano state segnalate perché, sfruttando le pieghe dei regolamenti, potevano essere classificate come “surrogati di credito”. Ma quante banche ancora taroccano le segnalazioni?
Il legislatore europeo però non si è fermato e l’ultima direttiva riguarda il divieto per i bambini di gonfiare palloncini e di usare fischietti perché potenzialmente pericolosi. Meglio portarsi avanti col lavoro, non si sa mai che i piccoli indignados comincino ad “organizzarsi” all’asilo.


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