Famiglia

Matteo Renzi lancia la sfida Il non profit risponde così

di Redazione

Un anno dopo si torna alla Leopolda. Ma quest’anno la scena intorno è molto diversa: ormai non c’è più niente da rottamare. Matteo Renzi, sindaco di Firenze, dal 28 al 30 ottobre dà appuntamento in quella che era stata la prima storica stazione fiorentina per il Big Bang, ovvero una tre giorni in cui l’obiettivo è «sommergere i democratici e gli italiani di idee, di proposte, di iniziative concrete». Un invito aperto a tutti. «Saremo in tanti e a ciascuno chiediamo un contributo di idee, impegno e partecipazione», promette Renzi. Che garantisce: nessuna distrazione sul tema delle candidature. Prima vengano le idee. Le grandi giornate devono sempre avere un pensiero buono e solido alle spalle. Lei nella lettera di convocazione del Big Bang fa riferimento alla «Firenze culla del pensiero politico». A chi pensa?
Anche a Machiavelli, se per quello. Ma nella lettera scrivo anche che il senso di tutto deve essere quello di «riportare la cosa pubblica nella case private». In questo a Firenze abbiamo avuto un maestro straordinario, Giuseppe La Pira. Uno che ha sempre visto nelle circostanze che la vita gli metteva davanti non dei problemi ma delle opportunità, sia che affrontasse questioni internazionali sia che fosse nei panni di amministratore della città. Teneva sempre uniti i due piani, globale e locale, sostenendo che le città hanno il dovere di portare un messaggio di pace oltre se stesse. Poteva dire una cosa del genere perché considerava le città non un insieme di case ma una comunità. Oggi i riferimenti valoriali sono sempre quelli. Di diverso c’è un’idea di Stato che non può essere quella di 50 anni fa.
E quale deve essere?
Uno Stato più leggero. Dobbiamo essere coraggiosi su questo punto. Non possiamo più accettare che i grandi movimenti che avvengono nella società trovino nello Stato un’entità fondamentalmente ostile, che pretende ancora di arrivare dappertutto nonostante sia sempre più in affanno. È una sfida che riguarda soprattutto la cultura delle amministrazioni di sinistra. È importante, perché quando si parla di Stato leggero non si fa un discorso qualunquista o antipolitico. Questa è una battaglia che è davvero a favore della politica.
In che senso?
Guardiamoci negli occhi. Nelle amministrazioni pubbliche ci sono situazioni davanti alle quali non riesco a trattenere le parole: mi fanno schifo. Oggi un assessore della Sanità in Sardegna prende 15mila euro al mese, più rimborsi spese vari. Un giovane oncologo che lavora in un ospedale della stessa regione prende otto volte meno. È una situazione che non sta né in cielo né in terra. È segno di una realtà malata, che va cambiata al più presto. In queste condizioni nessuna posizione politica, anche la più corretta, può avere alcuna credibilità.


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