Politica

Anche il caro-pacchetto può servire Ma la vera ricetta è la prevenzione

La ricercatrice Airc: «È preoccupante la diffusione del vizio tra i giovani»

di Redazione

«È immediato pensare che se si aumenta molto il costo del fumo, si limita l’accesso alla sigaretta e quindi i consumi diventano più bassi. E a livello di logica e di evidenza scientifica sappiamo che se eliminassimo del tutto il fumo elimineremmo il 90% dei tumori al polmone». Lo dice Gabriella Sozzi dell’Istituto nazionale tumori di Milano, specialista in studi biologici e genetici sul tumore al polmone. «Per questo è importantissimo il lavoro che svolgono associazioni come l’Airc, bisogna partire da un’opera di divulgazione, soprattutto sui giovani», dice la ricercatrice.
È possibile mettere in correlazione diretta aumento del costo del fumo ed effetti positivi sulla salute?
Al momento non abbiamo a disposizione i dati per affermarlo in maniera scientifica. Sono analisi per cui bisogna prendere in considerazione molti anni. Poi c’è da notare che se diminuiscono le vendite non vuol dire che diminuiscano i fumatori. È importante dire che anche fumare poco fa male. Il rischio rimane alto anche per i tabagisti non accaniti.
Che incidenza ha il tumore al polmone sugli italiani?
Ogni anno ci sono 34mila nuovi casi, di cui 27mila negli uomini e 7mila nelle donne. Incidenza e mortalità quasi coincidono. È un cancro altamente letale, a differenza di altri: i decessi sono 28mila all’anno. E mentre per tutti gli altri tumori la mortalità cala circa del 2% all’anno, quella del cancro al polmone aumenta, in particolare nelle donne, dell’1,5%.
Le misure come la legge Sirchia sono efficaci o hanno esaurito il loro effetto?
Bisogna tener presente che i fumatori italiani sono circa il 25% della popolazione. Il 60% non fuma, il restante 15 è un ex. La percentuale dei fumatori è calata fino al 2008, dal 2009 c’è stato un aumento, soprattutto nelle donne. Legge o non legge, le ragazze hanno ripreso a fumare alla grande. Fumano di più rispetto ai ragazzi tra i 18 e i 20 anni. Nella stessa fascia d’età fuma il 34% delle ragazze e il 25% degli uomini. Ciò non toglie che la legge antifumo sia importantissima. Di sicuro aiuta a fumare di meno, ma gli effetti non sono immediati. Sappiamo che il cancro è una malattia che si sviluppa negli anni: è un accumulo di interazioni dei geni in contatto con il fumo e l’ambiente. Ed è positivo avere norme di questo tipo, gli effetti però si vedranno solo nel lungo periodo. Soprattutto è importante che smettano di fumare i giovani, è impressionante l’aumento di queste abitudini in questa fascia d’età.
Quindi a livello legislativo che cos’altro si può fare per la prevenzione?
La legge in vigore è ottima ed è positivo anche l’aumento dei prezzi. Ma non basta. Si deve lavorare sulla diffusione della conoscenza, fare informazione scientifica nelle scuole. I professori devono dare il buon esempio, rendere i ragazzi consapevoli dei danni. A quell’età si sentono immortali, per questo a fumare sono soprattutto loro.


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