Volontariato

Nell’appartamento dove rinasce Forcella

Consorzio Prodros - Napoli

di Redazione

Bastano cento metri quadrati per rianimare una comunità. Ed è proprio intorno a un appartamento confiscato al clan Giuliano nel quartiere Forcella a Napoli che il consorzio Prodos ha costruito un progetto integrato di legalità, salute e lavoro. A cominciare dalla fascia più debole e a rischio, i giovani.
«Dal 2007 il bene viene impiegato da tre nostre cooperative per progetti educativi di contrasto della dispersione scolastica, che a Forcella è diventata una vera piaga sociale», spiega la presidente del consorzio, Ornella Scognamiglio. Ma è grazie al finanziamento di 450mila euro di Fondazione con il Sud che quelle attività diventano un progetto, “Reinventando Forcella”. «L’idea è di implementare le iniziative già in atto e ampliarle, toccando diversi settori di intervento», sottolinea Scognamiglio.
Così oggi quell’immobile è diventato il principale nodo di una rete di azioni rivolte a tutto il territorio di Forcella. «Oltre ad arricchire l’attività educativa con specifici laboratori all’interno dell’appartamento che coinvolgono sempre più bambini e ragazzi con disagio sociale, abbiamo aperto uno sportello sanitario per giovani donne e attivato diversi progetti di consulenza psicologica, orientamento al lavoro e di intermediazione immobiliare per immigrati», racconta la presidente. Interventi che hanno al centro la promozione della legalità e che devono la loro fortuna alla collaborazione stretta tra diverse realtà impegnate nel territorio. «Oltre alle nostre tre cooperative, al progetto partecipano altre 13 tra associazioni e imprese sociali, l’Università degli studi di Napoli e Confartigianato», sottolinea Scognamiglio.
Proprio grazie a questa partnership Prodros sta compiendo un ulteriore passo verso la completa rinascita della comunità di Forcella, con un progetto ambizioso. «Stiamo cercando di sviluppare un’attività di sostegno ai genitori detenuti dei bambini che assistiamo presso l’appartamento, una sorta di accompagnamento parallelo di genitore e figlio verso la completa riacquisizione dell’autonomia in un contesto di legalità». Ma non basta. «Stiamo cercando di uscire dal nostro circuito associativo per entrare direttamente nelle scuole», annuncia Scognamiglio. «Grazie all’università di Napoli andremo direttamente in aula a portare il verbo della legalità».


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