Non profit
Con Zup la coesione sociale “open air” diventa una minestra vincente
A Milano
di Redazione

La zuppa come motore di coesione sociale. È questa l’inedita proposta che da un anno a questa parte sta prendendo piede con successo tra le vie di Milano. La ricetta vincente? «Far sedere i cittadini davanti a un piatto caldo e, nello stesso tempo, mettere in luce le caratteristiche positive del luogo in cui si vive», spiega Noemi Satta, 38 anni, ideatrice del progetto Zup – Zuppa urban project (www.progettozuppa.wordpress.com) assieme a Myriam Sabolla, 28 anni, con la quale ha fondato Facultura, associazione che si occupa di rigenerazione e partecipazione urbana.
Dal 2008 Satta e Sabolla, assieme a due collaboratrici (Claudia Acunzo e Maria Chiara Ciaccheri, anche loro cofondatrici di Facultura), si occupano di “marketing culturale” a tutto campo, e per la start up di Zup hanno coinvolto, tra primavera ed estate 2011, l’intero quartiere Dergano, a nord della città, in attività e momenti conviviali “open air” di riscoperta dei luoghi storici della zona, «tanto nascosti quanto vitali e importanti». La risposta non s’è fatta attendere: «Almeno 150 abitanti hanno partecipato ai pranzi e ai laboratori, molti di loro hanno aiutato nell’organizzazione in modo volontario così come diversi commercianti hanno tenuto aperti i negozi nei giorni di chiusura», continua Satta. Che aggiunge: «Li consideriamo tutti “fautori” del progetto, intesi come coautori, sostenitori e fruitori di Zup».
L’adesione dunque è stata a 360 gradi, dal web («15mila persone raggiunte tramite i social network») alle presenze in carne ed ossa. «Dai milanesi doc agli italiani immigrati di altre regioni, fino alle nuove famiglie di migranti: in questo mix culturale sta anche la simbologia della zuppa, intesa come insieme di ingredienti diversi tra loro ma assolutamente compatibili». Con il sostegno della cooperativa Abitare più una decina di altri partner “tecnici” tra associazioni e istituzioni locali e un impegno economico quasi del tutto interno («solo 2mila dei 30mila euro del valore di Zup sono arrivati da fuori»), l'”imprenditrice sociale” Satta, come ama definirsi, giudica soddisfacente il risultato ma non nasconde gli aspetti da migliorare per il futuro. «In primis proprio l’autosostenibilità del progetto: per questo pensiamo a un modello in cui coesistano l’economia profit, attraverso la consulenza, e quella non profit, tramite il fundraising, oltre naturalmente al volontariato», conclude. Nel frattempo, Zup è pronto a sbarcare in altri tre luoghi del capoluogo lombardo, «per poi arrivare ad altre zone d’Italia»: in autunno la zuppa sarà servita nei pressi di via Tortona, in zona Bovisa e all’interno della cascina Cuccagna.
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