Politica

Ticket sanità Regioni in dribbling

Quattro buoni esempi

di Redazione

Quando il governo ha imposto il nuovo ticket di 10 euro nelle visite specialistiche, si è trovato di fronte uno stuolo di governatori regionali schierato per il no. Poi chi prima e chi dopo, hanno tutti ceduto alla volontà di Roma, dato che chi si rifiutava rischiava un’accusa di danno erariale. Ma c’è chi ha trovato un’alternativa.
Emilia Romagna, Toscana e Umbria hanno optato per un ticket modulato a seconda delle fasce di reddito, mentre la Lombardia ha scelto di spalmarlo su tutte le prestazioni. Trentino, Alto Adige e Valle d’Aosta hanno invece potuto non applicarla, essendo regioni a statuto speciale.
Anche chi sembra che abbia seguito lo stesso percorso, come le tre Regioni del centro, in realtà ha preso strade differenti.
Le fasce di reddito sono le stesse – esenti da 0 a 36mila (circa) euro annui (oltre ai malati gravi e altre categorie); prima fascia, 36-70mila euro; seconda, 70-100mila; terza, da 100mila in su – ma cambia il criterio di valutazione. In Emilia è stato scelto il reddito familiare lordo, in Umbria si è preferito l’Isee, indicatore della situazione economica equivalente, in Toscana vanno bene entrambi.
La Lombardia ha scelto una via più semplice. Ha creato 16 fasce per le sole visite, aumentandone il prezzo da 1,5 euro fino a un massimo di 30 euro, ha esentato molte categorie e alcuni esami. La giunta ha affermato che in questo modo i cittadini pagheranno meno nel 63% dei casi rispetto al semplice ticket di 10 euro del governo.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA