Forse, viste le vacanze alle porte, ci vorrebbe un consiglio per una lettura estiva. Io invece voglio consigliare di perdere due ore per ascoltare – magari leggendo il libretto – il Barbiere di Siviglia, la più bella opera buffa che ci sia.
Mi piace l’opera. Mi piacciono i testi, che sanno di antico, e di buon senso, e la musica che li avvolge. E mi piace prenderne spunti per spiegare le cose. C’è un po’ di tutto, la cattiveria, la bontà, il dramma e l’onore, e tanta allegria. E molti dei personaggi delle opere sono persone che si incontrano anche oggi. Ad esempio quando penso a un fundraiser penso sempre a Figaro, il Barbiere di Siviglia. Figaro è il “factotum della città” come il fundraiser è il factotum della sua organizzazione non profit. Figaro è felice del suo lavoro, «a che bel vivere, che bel piacere, per un barbiere di qualità… vita più nobile no, non si dà… divertirsi assai», e vive per dare soddisfazione agli altri, «a tutti onestamente, m’adatto a far piacere». Fa il barbiere, ma non solo, in particolare combina matrimoni, «senza Figaro non si accasa in Siviglia una ragazza».
Anche il fundraiser combina matrimoni: fra il donatore e la buona causa. Accasa il desiderio del donatore e il bisogno della onp. Ma di Figaro mi piace anche il suo lato pratico e concreto: sa far di conto. Non è uno spiritualista, non è un idealista. Sa che l’ideale esiste, ma il reale è più importante. Ha i piedi per terra, e per i suoi servigi vuole essere pagato. Di idee ne ha sempre molte e non è un volontario! Anzi, lo dice chiaro e tondo: «All’idea di ricevere quel metallo portentoso e onnipossente» – cioè l’oro – «un vulcano la mia mente già comincia a diventare». Insomma: mi diverto a fare quello che faccio, ma se qualcuno «mi dà dell’oro», mi vengono anche idee migliori. Forse un buon proposito in vista dell’autunno potrebbe essere proprio questo iniziare a pensare che il non profit ha bisogno di tanti Figaro: simpatici, allegri, realisti e… attenti alla cassa.
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